Il cielo d’un azzurro scevro di nubi
si rifletteva nel passato remoto
ed attraverso le crepe che ha lasciato
canta ancora la sua arcaica storia.
Un’aura misteriosa
sprigionavano quelle pietre,
le grotte rupestri e la necropoli
abbarbicate su un terrapieno
digradante verso la costa.
Fui ammaliata
da quella natura selvaggia
in cui torrenti e piccoli fiumi
fluivano silenziosamente
incastonati lungo canyon
formatesi tra le calcaree rupi.
Il belare delle capre
che brucavano
sotto un portentoso sole
tra le siepi scarne
radicate fra le ripide pareti
poggiate sull’Anapo
che scorre fino a valle
fu l’unico suono di questo luogo
selvaggio ed antico.
E lì, sul margine del prato
nell’osservare quel contesto
m’innamorai del vento
che carezzandomi dolcemente
mi sussurrava
i segreti ritmi di quell’arcaico canto…
Grazia Denaro
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