E' deserto chiarore dentro quest'alba d'inchiostro
come una valle chiusa di silenzio; fuori
il giorno giace, germoglia lenti confini
di vacue brine, è brusio fugace.
Lembi di prato, il telo del gelo e oltre
un velo di bruma
il bosco ritagliato; più in alto
un taglio di cielo, l'odore del risveglio nel profilo del borgo, poi
più in là grovigli di colline
ancora un po' accigliate, e molto più in là
oltre il margine del foglio
lamina il mare.
Poi convogli di solitudine
le nuvole, forme di silenzio, nere.
Scende. E' pioggia oggi.
Cadono le ore sulla schiena del giorno
che s'incurva
ed è un suono sordo, sottile
e gocce, cadenze di parole nel rumore.
Il prato intanto si riposa, ascolta.
L'erba, le foglie in un walzer di vento là
nel passaggio stretto
un faggio colto impreparato s'adegua
si attiene alla forma dell'acqua, si piega;
nel fiore nell'attimo un insetto
misura la saggezza dell'acqua
modifica l'assetto, riaffiora.
Come in un paesaggio netto, anch'io fuori
nel passo dopo il passo che misuro;
allora smetto, rientro in me
e in questo momento
in questo miraggio, in questa pioggia, resto.
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