In una casa sola, ho una stanza sola.
Tra una parete e l’altra c’è abbastanza spazio
per il corpo non per la mente
malamente
corre dove il corpo non reggerebbe.
La finestra si rivolge a nord-est denigrando
il mezzogiorno appena adesso.
Il mezzogiorno è per ora
solo un punto del panorama. Qui
la punta della pena
scrive la sua pagina di conseguenza.
La posizione ingombrante vizia
il fabbricato e lo lega alla sua età
come dovrebbe
un uomo maturo ai suoi piedi.
La loro vita si regge sulle pietre
alla faccia del sole quando vi pioggia a sbafo.
Da bambino credevo di udirle gemere
nelle mura a mezzogiorno.
È una debolezza che ritrovo in ogni solitudine.
La stanza nella casa nel condominio nel quartiere nuvolo
dove la luna
si mostra a pezzi e talvolta neppure, si lamenta.
I mobili vibrano
se in soprassalto indovino la porta
ed esco in pensiero: siamo uomini, accidenti,
non solo spiritosi ma corpulenti.
Ti vedo incurata, cittadina
che non sei di aiuto ai ruderi
rimasti, e qui, a cadere.
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