Così trascorrerai l'abitudine:
dalle campane partirà
la festa e neri mandriani
oscuri correranno fianco
a fianco, il dorso è notte.
Mentre tintinnano le tavole
solleticate dal battaglio della fame
e ognuno è al posto di comando
per il lavoro commissionato,
una maestranza di ricordi
e ingiustizie sfogherà la furia
negli angoli dei piatti,
tra i gusci ripassati fino alla nausea.
Sappi che in tutte le mie vicende
sono conficcati il tuo nome,
la dosata malta caucasica
del tuo mento e ogni giuntura.
Proveranno acute manovre
di disincaglio, il tentativo
di disostruzione e purificazione
ripetuto ad intervalli regolari,
una prece sgrassa - confessione.
Si aspetteranno dal mio sterno
e dalle labbra sviluppare eiezioni,
gli invocati scoli di un salasso
a cui far seguire un amen.
Ma più mi rivolteranno,
più mi imberrò di te.
Mi sorrideranno credendo
deviato in cicatrice il desiderio,
ed è proprio lì che mi allaga.
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