E’ tardi. Ti rimbocco le coperte,
ti do la buonanotte con un bacio
leggero, che non abbia a spaventarti.
Resti in silenzio, le pupille chiare
sulla mia schiena.
Già senti ricamare le cicale
nella quiete assonnata di un agosto
lontano. Nel celeste dei tuoi occhi
solo appena sbiaditi, io lo so bene
che la notte è finita ancora prima
di cominciare, e tu sei già per strada.
C’è una bambina, una bottega. Dentro
Sacchi di grano, balle di cotone
e qualche caramella dal sapore
d’orzo e di menta. Sono voci
e risate, in questo dormiveglia
che ti conduce in un presente antico.
Anche tu ridi, col verso di un uccello
piccolo e impertinente, che già vola
dove nessuna rete può fermarlo.
Allora so che a me, che ti son figlia,
resta di accompagnarti come fossi
tu la mia bimba tenera e piccina,
che dal mio abbraccio partirai lontano.
Così ti stringo, ancora, perché resti
impigliato per sempre il cuore mio
ai tuoi capelli, al bianco delle ciglia,
a questo istante che sa già di eterno,
ad un sottile odore di lavanda
che ti somiglia.
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