Quando guardo l'alba,
la memoria ritorna sconosciuta
planimetria, di radici metafisiche,
a nord del sole di mezzanotte:
Lo stagno, il campo, le greggi,
sembrano luci che si spostano,
nell'aria di borotalco e vino,
miscugli di spiriti senz'anima.
Ed io, seduto davanti l'uscio,
grido al tempo e alla ragione,
la vendetta strana di parole,
la lezione di rovine... Il niente.
Aspetto chiunque verrà qui,
di fretta o senza fretta
e poserà la sua fatica,
dentro i venti di un'autunno vecchio.
Se t'incontro, rugiada senza spine,
non è opera mia, ma del sibilo
che penetra e blandisce
queste membra di neve calda.
Chi esce, vede segni inaspettati,
il paesaggio è quello umano,
ma l'assenza dell'alveo amoroso,
fa apparire tutto disunito e strano.
U sogno è caduto, o forse è emarginato,
sopra i caldi tetti dei gatti,
la poesia, una stella che brilla,
solo di luce propria.
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