Pubblicato il 29/06/2009 01:31:43
Propongo, tratta da "Enrico di Ofterdingen", Mondadori, una piccola significativa parte del dialogo tra il maestro e poeta Klingsohr e il giovane Enrico, aspirante poeta:
"Non potrò mai raccomandarvi abbastanza di sostenere, con solerzia e fatica, la vostra facoltà intellettuale, la vostra naturale tendenza impulsiva di sapere come tutte le cose si producono e come si correlano tra loro, in base alle leggi di causa ed effetto. Niente è più necessario al poeta della comprensione della natura di ogni attività, della conoscenza dei mezzi necessari per raggiungere ogni fine, e della presenza di spirito di scegliere i più adatti, secondo il tempo e le circostanze. L'ispirazione priva di comprensione è inutile e pericolosa, e il poeta compierà ben pochi miracoli, se dei miracoli egli stesso si meraviglia [...] La poesia", continuò Klingsohr "vuole essere soprattutto esercitata come arte severa. Come semplice godimento, cessa di essere poesia. Un poeta non deve andare a zonzo tutta la giornata, e dare la caccia a immagini e a sensazioni. Questo è proprio il percorso opposto. Un animo puro e aperto, l'abilità di riflettere e di meditare, e la capacità di impegnare e di mantenere tutte le proprie facoltà in un'attività vicendevolmente vivificante - questi sono i requisiti della nostra arte. Se volete affidarvi a me, non dovrà passare un solo giorno senza che voi abbiate arricchito le vostre conoscenze, o acquisito alcune utili convinzioni."
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