L'algoritmo Freudiano, s'è smarrito nell'eclisse,
il bicipite inferirore è inchiodato alle sue pene,
l'albatro notturno, è spiccato, verso un'altro lido,
segni diversi, in questo tempo che non cambia;
primo albore, l'aria si fa densa nei crocevia urbani,
un pallido sole, s'avventa, sopra le vetrate ancora chiuse,
leoni ruggeni e coraggiosi escono allo scoperto:
fuori, non vecchi seduti che inseguono i ricordi,
ma braccia vigorose al vento, faticano,
mani di ferro dentro maniche di latta,
induriscono i gomiti, ognugo nel sudario,
ripassando al vomero zolle di granito;
è difficile capire il senso del giorno che alluma,
così ermeneticamente chiuso nel suo recinto,
quando le nuvole, scorrono sopra le teste,
quando cadono le pigne e i bimbi giocano coi cani.
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