Pubblicato il 15/11/2020 00:24:45
Visi che strisciano come teatri misteriosi oltre il sonoro ignavi da bocche sfatte, dinieghi di sorrisi sotto il cappello di cilestro spento - e sono vedove quelle assuefatte al logorio dell’ora, perduto l’utero di gioia. Diritte, e tali i cecchini che sembrano aspettare i Tartari nel camuffare mote di solitudine. E l’alba è un acro di cortili ciechi l’alba non abita non irradia, piange sui muri. Avesse nelle mani uno scalpello e un’epoca di rosa dietro la tela avesse un altro quadro di alberi, e non fortezze.
Ispirata al dipinto di George Grosz, “Alba”(1922)
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