Pubblicato il 06/11/2020 11:51:08
Lei entrò, riflessa nelle specchiere la vaporosa nube bionda dei capelli, la snella figura strizzata in un trench.
Lui l’aspettava sul velluto rosso l’impeccabile leggerezza della giacca di lino, davanti un libro aperto di D’Annunzio.
Girovagavano colombi incerti nell’umido sorriso delle labbra si distillavano gocce di rosolio.
Scorse in lei l’evanescente malia dei cieli di Venezia, il soave languore delle calli quando sale la foschia.
E la marea della sua voce d’angelo era come l’eco della sua anima, nel brusio della macinatura del caffè.
Con la magia delle sue forme disciolte dal rigoglio spumoso degli stucchi immaginò la via della seta e l’Oriente, intero.
L’amò attraversando il tempo e lo spazio, fra la vanità delle cose della terra e l’immutabilità cangiante del cielo.
Divennero memoria e desiderio.
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