Fai per uscire ma il portento è che ti tengo
a mente; e come per tutti i riferimenti
è solo a mente che restano immutati.
Sulla rena cellulosa di una scena di passaggio
attribuito dalla sintesi delle orme
sei il più esemplare camminamento dell’arcipelago
- tu, isola maggiore, popolata di mostri
che la pellicola mi ha fatto toccare con gusto
palatino - eri l’ultima isola rimasta a galla
precedente l’affondo verso
un nuovo luogo da mandare a memoria.
Mi ricordi l’inattendibilità delle narrazioni
da proscenio e la ribalta dell’ipnosi autentica
per le mani alla rinfusa. Una era la magia
che dava la tua statura di pontiere tra le maschere
l’altra la mappatura della voce in ogni direzione.
Profonda come si vede, a più non puoi,
a meno che tu offra ancora suoni a ripetizione
da tanto lontano dove sei permesso all’eterno
inoppugnabile per capirci.
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