Avrò il coraggio di proiettare in tempo
- questo tempo che non esiste ma è determinato
ad essere mio perché la memoria è una lancetta
e il solenoide del cuore la ingrana -
l’immagine del mio ventre che resta senza parole sul tuo?
E schiacciava, ti sentivo dire,
l’età tanto distante tra di loro. Si vedeva
da come te ne uscivi (questo fanno gli scomparsi
ai presenti: fioriscono in diversi apprezzamenti).
E non i defunti, ma i nostri ancora in giro.
Ora, e per ora come allora, ti mantengo
in questo stallo vizioso in vetta agli anni
stilizzata sulla roccia cui la pelle non fa difetto;
in una grotta, sulla parete villosa
che si osserva se poni a capo il cuore.
Siamo una mappa di luoghi articolati
dai nomi sovrapposti, sconfinati
dai pittogrammi in una cavità umida.
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