Capita sovente che in mille faccende indaffarati
ci fermiano per distrarci l’attimo che basta
al pensiero di una “ cosa prelibata “
e il desiderio della pietanza preferita
accende un languorino ed incita la fame.
Allor conviene volgere la mente altrove
perché il tempo di desinare è ancor distante
per risparmiarci almeno quel supplizio
giacchè sugl’imprevisti non abbiam comando.
A sera invece la vita ci dà una tregua
ed il tempo pure scivola abbattuto
non c’importa della nebbia che discende
ed il buio non ci opprime, è un guanto di velluto.
Vorremmo accanto chi c’empie il cuor di gioia
e c’intrattiene con vezzi e con moine
gustando un piatto allegro quanto il vino
che se bevuto di poco oltremisura
non reca danno alcuno ed anzi acquieta
l’ansia ed invoglia ad un salutare “sonno”.
Eppure quando il giorno è terminato
e con esso pure l’affanno e la fatica
crolliamo su una sedia e non più pensiamo
all’agognato piatto e al vino rosso.
Chi c’empie il cuor di gioia, troppo distante,
ci appare solo in sogno, sempre che il sonno
giunga puntuale e non ci burli.
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