Vero che non si è cercatori d’ oro
lì, dove di oro ce n’è solo in versi.
Si è solo esseri che setaccian fango.
E questa non è di certo fortuna
che affiori facile: ci vuole sorte
a che pagliuzza fantastica brilli,
gemendo accorata tra sassi, in fondo
al vaglio. Oltre ogni possibile coltre
è questa febbre ch’ è gentildonna,
benigna custode da mane a sera,
in barlumi a coprire con tegole
(luminose fette di mele argentate
sbucciate a regola a furor di luna
stese coperture dolci passite)
pietose sul nostro vivere amaro
chè, sotto, a seccare ci stanno sogni.
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