Mai, nemmeno una volta
la residua potenza di un raggio lunare
ha dato una scossa al tuo ramo portante.
E certi cieli stellati sono stati plastica fusa
sulla tua pelle, la volta celeste, voltata di spalle.
A ricordarti di tenere le giuste distanze
nella foresta primordiale, dalle saette
nel temporale, imputate agli astratti.
Vorrei poterti parlare salpati gli amanti
in disuso nella stagione dei letarghi
a piè pari, come saltando da un argomento all'altro
trafiggendo cuori solitari, lungo la strada, l'asfalto infuocato.
Ma non mi vedo nello specchio, tanto da aderire
a certi gruppi di fantasmi semiseri
che chiedono il permesso di attraversare i muri
ai padroni di casa, mentre io, per ogni parola, ho commesso un reato.
I tuoi capelli prodigiosi li ricordo alle prese col vento
una notte di mezza estate, i tuoi occhi si confondono
ancora coi fiori del mandorlo?
Mai, nemmeno una volta confiscai i tuoi atomi
rinunciando a giacenze d'energia da campo magnetico.
O seppi coglierti nell'atto di spanderti.
Ti arredo un sorriso smeraldo per incontri fantastici
se solo sai dirmi quando tacca la banda.
Ti ho vista volare in assenza di musica.
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