Two years after the Indian siege, a sad anniversary of August 5, my humble tribute goes to the Kashmiri people who were doubly suffering also due to the health situation because of the pandemic.
Due anni dal coprifuoco indiano, triste ricorrenza del 5 Agosto, il mio umile tributo va al popolo del Kashmir che ha doppiamente sofferto a causa anche della pandemia.
Once upon a time, there was Kashmir...
Once upon a time, there was Kashmir ...
A country enclosed in the fairy tales,
from the turreted mountains and joyful rivers,
from cheerful people with colorful shawls,
interwoven with a rainbow of life.
There was a dream suspended
at the gates of Heaven
between dances and ancient songs.
Today two years of siege knock on the doors
after the pandemic lockdown too:
poor communication, killings, beatings,
imprisoned men, women kidnappings
orphaned children without a smile,
crying of those who remain of hope deprived.
Why on earth so much violence? So much cruelty?
But the Kashmiris' song does not bend to death.
Curfew plus pandemic, there is no shore of pity,
without contacts, drifting from history,
Kashmiri people deprived of dignity,
condemned to remain in shame,
in oblivion, on the edge of truth.
No smile for those suspended in life:
women raped by brutal violence,
mothers are torn from their hearth,
the cry of parched eyes from pain is also silent.
But beyond the bitter, the song resounds
of brave heroes, lost in the wind
among valleys and hills, beyond indifference
of a deaf and blind world,
cowardly spectators of all infamy
and Human Rights violations.
Once upon a time, there was Kashmir ...
By Franca Colozzo
§§§
C'era una volta il Kashmir...
C'era una volta il Kashmir...
un paese racchiuso nelle fiabe,
dalle montagne turrite e dai fiumi gioiosi,
da gente allegra con scialli colorati,
intrecciato con un arcobaleno di vita.
C'era un sogno sospeso
alle porte del cielo tra balli e canzoni antiche.
Oggi due anni di assedio bussano alle porte
oltre il blocco della pandemia:
scarsa comunicazione, omicidi, percosse,
uomini imprigionati, rapimenti di donne
bambini orfani senza sorriso,
pianto per coloro che rimangono privati della speranza.
Perché mai tanta violenza? Tanta crudeltà?
Ma la canzone del Kashmir non si piega a morte.
Coprifuoco più pandemia, non c'è sponda di pietà,
senza contatti, alla deriva dalla storia,
Le persone del Kashmir private della dignità,
condannato a rimanere nella vergogna,
nell'oblio, al limite della verità.
Nessun sorriso per chi è sospeso nella vita:
donne violentate dalla violenza brutale,
le madri strappate dal loro focolare,
anche il grido degli occhi riarsi dal dolore è silenzioso.
Ma oltre l'amaro risuona la canzone
di eroi coraggiosi, persi nel vento
tra valli e colline, oltre l'indifferenza
di un mondo sordo e cieco,
spettatori codardi di tutta l'infamia
e violazione dei diritti umani.
C'era una volta il Kashmir ...
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