Ho scritto le mie poesie
l’inutilità davanti agli occhi;
le vetrate delle cattedrali
sempre il verde e il rosso,
giallo il sole;
dell’uomo le aspirazioni frustrate
umiliazioni di chi umilia
disperati ma pieni di fiducia;
ho camminato nel fresco della sera
c’era una donna con me,
il suo sapore:
il buio della siepe;
ho aspirato a tanto e a poco,
e degli uomini gli occhi ho visto diventare vuoti
e la parola perdersi nel silenzio da cui era uscita:
un amore vero che sgorga da chissà dove;
Non più solitario, sempre solo,
ho anestesia quanto basta,
non mi importa
di quella luce
spenta ad ogni ritorno.
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