Pubblicato il 12/07/2020 17:30:37
All’immensità misurata dallo scampanio incessante, dal mescolarsi delle macchie di colore, fiori come sangue o come oro o piccole ametiste fragili appoggiate sul terreno sassoso che sembra respingere tutto, ma tutto accoglie; all’abbraccio lento della sua corona di montagne; a tutto questo che incrocia le mie radici terremotate, strappate e ricostruite abusivamente, in periferie pasoliniane brulicanti vita umana e piena di speranza - materia volatile e distrutta dalla kryptonite dell’esistenza - a tutto questo appartengo in qualche modo profondo. Ogni volta che torno ne sento la lancinante bellezza, l’assurda mancanza, come fosse una piccola patria, un argine scabro alla mia estraneità.
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