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Pupazza
di nuovo sono stata a contatto con la morte: ho visto una persona ridotta a una pupazza - così diceva lei - girata e rigirata, la sua lotta per ogni respiro finché non ce ne sono stati più; poi la successiva divisione delle spoglie e dei ricordi. Non c’è nulla che mi consoli? Ma certo che c’è: e questo è forse l’aspetto più feroce.
Id: 70841 Data: 04/05/2024 10:34:34
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Hanami
Non avremmo mai passeggiato insieme sotto la cascata rosa né mai lo faremo, ma di questo non parliamo: parliamo della bellezza che fiorisce intrepida e solenne facendo tesoro dell’ingiuria dell’inverno. i rami neri si piegano sotto il peso dei fiori gloriosi. Una pioggia di petali avvolge le nostre ombre.
(A Matteo)
Id: 70303 Data: 14/03/2024 09:56:08
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Zitto e Nuota
mio padre raccontava una freddura sui migranti italiani che suonava pressappoco così: -Papà, ma io non ci voglio andare in America! - Zitto e nuota!
Ora aggiungete al dolore della partenza, dell’addio ai propri cari, alla madre, ai figli o alle loro tombe, aggiungete a questo il viaggio, il furore della natura o degli aguzzini o entrambi, per quel che risulta, uniti nel consueto oltraggio a chi di speranza vive. Ché la speranza, si sa, è materia mortale più della chimica dei sicari russi. Di per sé conduce a sfidare gli dei dell’infingardaggine e dell’ignavia, che da millenni regnano nei cuori umani. E l’uno accusa l’altro ma tutti voltano le spalle a chi vuole provare la famosa libertà di cui si parla tanto ma che ovunque sembra uguale: al ricco, quel che vuole; al povero, affogare.
Id: 70293 Data: 12/03/2024 17:09:22
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L’ora di oro rosa
a volte, nell'ora di oro rosa, ora preziosa dell'amore e della polvere stellare di cui tutto è permeato, persino l'assente o l'immaginato, dimentico la ferocia dei viventi e la mia propria. E mentre m'incanto al pensiero dell'indaco che presto ricoprirà le cose, nascondendole allo sguardo, penso che sì, di questo siamo fatti e questo è ciò che conta, in fine.
Id: 70204 Data: 01/03/2024 09:37:03
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Moire
Cloto fila, Lachesi stabilisce la lunghezza e Atropo taglia: così la vita. Solo noi non sappiamo, ogni volta impreparati, che sia l’anziana parente dai lunghi anni o l’amico coetaneo che d’improvviso scompare nell’altra faccia del mondo, la non vista, la non saputa, la silente. Sicché si accumulano le assenze, si perdono le voci, i sorrisi, gli sguardi: ben vengano i sogni in cui li ritrovo, le epifanie improvvise, i teneri ricordi in cui la mano si piega a disegnarne i volti.
Id: 70190 Data: 28/02/2024 17:10:35
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Figlia
Figlia mia che non esisti e che sei tutte le figlie, corri sulle tue gambe per le strade del mondo; lascia che ti venga incontro tutto l’orrore e lo splendore e che gli occhi bevano la meraviglia come luce, perché la vita si spegne nel buio.
Id: 70160 Data: 24/02/2024 09:09:11
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Notte fonda
Fonda: così si dice della notte che non trova il suo giorno e si perde in cunicoli contorti e circonvoluti convolvoli di finti ricordi e ipotetici presenti. Così si vaga, anime perse, senza direzione né rotta, fino alle prime luci dell’alba quando ritroviamo il respiro e la strada del corpo.
Id: 70084 Data: 13/02/2024 09:03:32
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Cuneo
Se appena non fosse così grigio, questo grigio, proprio oggi, se ci fosse un qualche slargo di luce in cui riparare lo sguardo, allora il ricordo non sarebbe questo cuneo infilato nel petto che impedisce il respiro; sarei capace di ritrovare i sorrisi, gli scherzi, la gioia persino. Ma adesso prevale solo l'assenza e la nuda ferocia dell'aver avuto e aver perso, come se fosse normale, come se fosse scontato che la vita sia questo. (8 febbraio 2017, in occasione del comune compleanno di mio padre ENZO e mia madre CESARINA che, con mio fratello PAOLO, mi mancano indicibilmente)
Id: 70041 Data: 08/02/2024 00:13:11
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A Matteo
al di là degli anni ritrovo il tuo sorriso come una ferita giovane compagno perso chissà dove, ma non è che non accetti è che non capisco e tento di risolverti come un’equazione, m’arrampico sugli specchi della ragionevolezza. dovrei inventare una nuova matematica o lasciarti andare dove hai voluto nell’incommensurabile vuoto freddo d’affetti e di sorrisi, tu che eri amato e che amavi, dalle mani e dagli occhi generosi e dall’ineffabile sorte.
Id: 70036 Data: 07/02/2024 10:45:34
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Due Haiku per Matteo
Questo azzurro vibra di ricordi. Tu assurdamente manchi, respiro dell’anima silente fattosi ghiaccio. Ciao Matteo. Boh, dovrebbero essere due haiku in onor tuo, che amavi la cultura giapponese, ma non ci scommetterei...
Id: 70023 Data: 06/02/2024 08:09:37
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Ghiaccio
la lamina delle verità indimostrate su cui incoscienti camminiamo si riempie di crepe passo passo; la sua sottile superficie scricchiola sotto il peso dell’essenza delle cose e dell’assenza di senso, sinché una luce non la colpisce con l’angolo appropriato, trasformando tutto in quisquilie iridescenti e liquide.
Id: 69997 Data: 03/02/2024 12:59:53
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Ancora dell’alba
Tra i palazzi piombigni e ancora chiusi alla notte l’alba ha la leggerezza del rosa, si posa piano sui vetri in riflessi leggeri, risveglia l’asfalto in un nastro di luce, trascolora piano, con grazia gentile, verso la violenza del giorno. Di tutti, è l’inganno che più amo.
Id: 69959 Data: 30/01/2024 09:28:30
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La conta (giorno della memoria)
È il giorno della memoria e, oddio, la memoria la stiamo perdendo, tra chi imbratta con svastiche, oddio con svastiche, memoriali di Auschwitz, e chi uccide palestinesi per la colpa di esser nati, la memoria la stiamo perdendo: goccia dopo goccia, bomba dopo bomba, ferita dopo ferita, non è più che un gioco la conta delle vittime : a che ne ha di più, oddio chi ne ha di più. I morti si contano, si pesano o pesano? Che differenza c’è tra i morti innocenti ammazzati dai tagliagole e quelli ammazzati dalle bombe e dalla fame anch’essi, oddio, per la sola colpa d’esser nati? Che differenza c’è, chiedo ai vostri Dei sanguisughe che continuano a esigere le loro libbre di carne? Mi rintano tra i libri e cerco la speranza in chi la trovava in una buccia di patata, nel sentir pronunciare il suo nome, in una feritoia di luce che tagliava il buio del vagone.
Id: 69958 Data: 30/01/2024 09:27:09
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Scatola cinese
Stanotte ti ho sognato e nel sogno ti sognavo. In questo gioco di rimandi abbiamo rinnovato promesse e dichiarazioni d’amore, mentre i nostri volti si disegnavano chiari, trasfusi dalla luce fantastica che pervadeva il paesaggio nel paesaggio. Una scatola cinese di preziosa porcellana che si è conservata nel giorno con dentro una polvere magica d’impalpabile levità.
Id: 69874 Data: 17/01/2024 07:27:07
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Notte operosa
A volte scende questa notte operosa tessitrice di inganni capace di confondere esiti e cause in un groviglio inestricabile di capelli e mani sulla testa che si intrecciano per contenere i pensieri demoni ridicoli e cedevoli alla chimica come se non fossero niente ovvero non essendo niente
Id: 69858 Data: 14/01/2024 22:59:34
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Si rovescia il grigio
si rovescia il grigio dai monti all’orizzonte, una lava che toglie respiro allo sguardo, sbiadisce il rosso dei platani, si confonde col cupo nastro di palazzi e d’asfalto: a suo modo un’armonia, un concerto di melanconica compattezza che d’improvviso lascia spazio a una lontana ferita di luce, una lirica, dolente promessa, quasi una speranza.
Id: 69802 Data: 06/01/2024 22:58:10
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Cartolina da Praga »
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Nodi
Forse se il groviglio di nodi tornasse a sciogliersi in un filo luminoso di seta iridescente teso tra cause ed effetti senza perdersi tra i come e i perché, senza impigliarsi tra i chiodi inflitti nelle mani, tutto sarebbe semplicemente disvelato nella sua essenziale nudità di accadimento, senza rimandi, riverberi, richiami. Pristina sostanza di verità.
Id: 64931 Data: 07/01/2022 08:28:15
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Confine
La luce quasi bianca del sole non ferisce, non accarezza: resta distante all’orizzonte pronta a coprirsi della caligine grigia che l’assedia nei giorni dell’angoscia indefinita della perdita infinita dell’abisso [laddove attendemmo la buona novella. Eppure le persone di buona volontà sono qui, sono qui gli ultimi, i reietti, i bambini gli umili, i piegati dalla storia personale e universale; sono qui gli innocenti, i pentiti, il sale della terra è qui noi tutti siamo qui nella perfetta solitudine dell’abbandono.
Id: 64861 Data: 23/12/2021 15:30:34
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ragion d’essere
È arrivata la luce ottobrina che accarezza e non morde gli spigoli dei palazzi, trasformandoli in vaghi accidenti nell’azzurro sfumando l’orizzonte di colline fin dove arriva lo sguardo e ti ritrova, mio amore che custodisco inesausta ragion d’essere.
Id: 64218 Data: 04/10/2021 10:02:21
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Oh, yeah
Di fronte al dolore del mondo - oh, yeah ho sempre l’impressione di essermela cavata con *così poco*, di fronte al dolore di mio fratello, di mio padre, di mia madre, me la sono cavata con così poco - oh, yeah. Certo, c’è sempre tempo, il tempo più lungo, dicono. Ma io, io m’inabisso, ho la pelle spessa come cuoio, le fiocine rimbalzano. L’urlo dello sfiato è il mio canto - oh, yeah.
Id: 63983 Data: 10/09/2021 09:42:28
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Bisturi di diamante
Ti pensavo oggi, insieme alle grate azzurre dei burka tornati a coprire gli sguardi delle donne di Herat e ai sogni delle bambine afghane abbandonate, quando e per quante volte ripetesti come la guerra non sarebbe stata mai una vittoria. Sicché il tuo sguardo e forse il tuo cuore infranto, dal ripetersi quasi coatto della violenza che ripaga con la morte. Ma tu, nelle grandi mani nodose, avevi la forza della vita e nelle parole la semplicità della verità, quella che taglia come un bisturi di diamante. Così facile da ignorare, nel suo suono angelico: «non è per noi esseri umani. Noi non siamo fatti così, siamo fatti per uccidere,» rispondono
Id: 63795 Data: 14/08/2021 11:07:09
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2 giugno
E sia che sono italiana per caso, internazionalista nel cuore, propugnatrice della libera circolazione degli umani, delle idee e sì, anche delle merci, però l’amo, questa sfrontata Repubblica che affronta il Mediterraneo, “terra di infanti, affamati, corrotti”(*) sempre in bilico sull’orlo del baratro che gli uni alacremente scavano e gli altri affannosamente riempiono; ne amo la storia e l’immeritata bellezza che ovunque ti sorprende o ti lacera, laddove è calpestata dall’ignominia del presente. (*) Alla mia nazione, di P.P. Pasolini
Id: 63599 Data: 10/07/2021 16:31:32
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I giorni della lucertola
non amo più la vampa dell’estate la sfacciata sicumera con cui avanza costringendo a rintanarsi negli angoli bui nelle ombre ritagliate dai palazzi i giorni della lucertola sono lontani
Id: 63598 Data: 10/07/2021 16:29:50
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Eppure non ti cerco
Davvero non ci sei? Lo chiedo perché a volte mi sembra di scorgerti nel passo di qualcuno o nella schiena di un altro ma mai tutto intero, mai quello che eri: ogni volta vengo sconfitta dalla realtà dell’assenza. Eppure non ti cerco, fratello mio. Ma sei come un rumore bianco, un sottofondo indistinto che ogni tanto produce sovracuti come lame, che incidono la carne fino in fondo, fin dove il ricordo si annida.
Id: 63020 Data: 29/04/2021 17:25:15
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la danza delle braci
oggi il sole è una carezza audace una tentazione irresistita a lasciarsi andare al rosso dietro le palpebre dove vive il ricordo della fiamma che generò l’ipnotica danza delle braci.
Id: 62490 Data: 11/03/2021 09:55:05
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Mercoledì delle ceneri
Mercoledì delle Ceneri
a questa finestra si è ristretto il mio orizzonte a questa finestra di tutto il mondo fuori
così guardo le colline lontane e le altre finestre accendersi e spegnersi come in uno strano gioco di richiami e sotto macchinine e radi pupazzetti intabarrati coperti soli
tutto si perde tutto si perde amore e invocarti non basta ad ancorare il desiderio di vivere alla vuota ecolalia dei giorni
noi fummo vento e sogno e adesso siamo cenere grigia impalpabile materia che non ricorda più d’essere stata
Id: 62247 Data: 17/02/2021 09:10:55
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Orfani
In quali giorni non mi manchiate è difficile dirlo: talvolta è come il fruscio di un disco, una puntina che si trascina sul vinile a fine corsa, la notte prima di addormentarsi, e pensi che sarebbe potuto andare avanti che c’è una canzone che manca. Altre, una domanda inespressa, che inciampa sulle labbra perché non troverebbe risposta: nessuno più sa, a nessuno più importa chi era quella persona nella fotografia, a quanti anni ti è successa quella cosa. O ancora, quelle bisillabiche invocazioni quando ci si sente sperduti e soli e privi di ogni certezza: cioè sempre, orfani come siamo in ogni senso. (domani 8 febbraio sarebbe stato il compleanno comune di mio padre Enzo, morto nel 1987, e di mia madre Cesarina, che lo ha seguito dieci anni dopo)
Id: 62130 Data: 07/02/2021 17:18:39
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Angolo vivo
L’angolo vivo del palazzo ferisce l’azzurro tagliando la prospettiva verso l’orizzonte: tutto si ripiega e ricade nella stanza. Chiudo gli occhi per vedere ancora qualcosa dello splendore del mondo.
Id: 61326 Data: 13/12/2020 16:37:06
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Cara me
Ci sono albe in cui un rasoio di luce si riflette sulle cime dei platani rossi, e questi sui palazzi, trasmutando tutto in un gioiello prezioso, il solito scenario incantato in cui mi perdo. Oh, cara me, la bellezza non salva ma impreziosisce ogni cosa.
Id: 61053 Data: 23/11/2020 08:55:20
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Lottobre che non colsi
per Adele C. A volte capita che il sole già basso sull’orizzonte m’inondi di dolcezze inaspettate vaghi ricordi rosa e oro tendenti al rosso che scacciano il cupo grigiore dominante di queste giornate, scandite dai numeri s p a v e n t o s i e quasi mai capiti, vomitati da esseri ectoplasmatici impegnati ad interpretare sé stessi. Ma non direi questo, ora: direi di quanta bellezza c’è nel semplice riverberare della luce sul pavimento, il suo scomporsi in miliardi di lapilli, piccoli fuochi fatui che convergono verso i miei occhi nocciola, come se un incantesimo li attraesse. Di questo voglio parlare, e lasciarmi andare, Adele cara, salutare così l’ottobre maestoso che non colsi. Di tutti il più amato, si sa, quello che aveva il profumo più intenso. "Non amo che le rose che non colsi" Guido Gozzano
Id: 60772 Data: 30/10/2020 22:08:48
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Lustro
Fratello mio, ancora non dà lustro questo tempo passato, non si cancella la crudele efferatezza dell’addio e affiora nelle notti come un buco che mi inghiotta là dove il dolore non ti dava requie. E che nemmeno io la trovi nonostante il solerte aiuto della chimica e senta il bisogno di ridirlo, a significare l’insensatezza della pena inflitta ai viventi per la colpa d’esser nati, stupisce quasi quanto l’intatta gioia di vivere che a volte mi coglie, quando la natura sciorina la sua semplice bellezza o gli affetti aprono lo sguardo e il sorriso. Perché sì, la vita continua. Per inerzia più che per volontà, direi, eppure trova ancora la sua ragion d’essere. E allora così sia, Paolo caro: questo è quanto, qui sulla terra. In memoria di mio fratello Paolo, nato il 29 aprile 1956; morto il 27 agosto 2015.
Id: 59951 Data: 27/08/2020 07:09:48
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Gran Sasso
All’immensità misurata dallo scampanio incessante, dal mescolarsi delle macchie di colore, fiori come sangue o come oro o piccole ametiste fragili appoggiate sul terreno sassoso che sembra respingere tutto, ma tutto accoglie; all’abbraccio lento della sua corona di montagne; a tutto questo che incrocia le mie radici terremotate, strappate e ricostruite abusivamente, in periferie pasoliniane brulicanti vita umana e piena di speranza - materia volatile e distrutta dalla kryptonite dell’esistenza - a tutto questo appartengo in qualche modo profondo. Ogni volta che torno ne sento la lancinante bellezza, l’assurda mancanza, come fosse una piccola patria, un argine scabro alla mia estraneità.
Id: 59431 Data: 12/07/2020 17:30:37
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Spine presunte
È l’ora della luce che ferisce, calcinando di bianco la terra secca, ridotta a polvere volatile, quasi come cenere di fuochi disumani. Tutto tace intorno e così io, in questo roveto ardente di spine presunte.
Id: 59229 Data: 27/06/2020 12:48:18
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Teologia
Tu sei ciò che è: il silenzio che mi assorda e invade. E se chiedo dove sei, sia come sia non sei nulla, in nessun posto e non sai niente della panica consapevolezza delle assenze, cunei ribattuti nel cuore dal martello dei giorni. (14 giugno 2017)
Id: 59049 Data: 14/06/2020 18:27:49
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Parlando del maggio
Di quando in quando il bel maggio mi manda la sua profumata essenza di grazia e luce mi partorisce dall’inverno uterino che non ho mai amato e men che meno quest’anno coi suoi ululati di lupi e paure dietro le finestre chiuse saracinesche sulle anime spaventate che ora negano persino di essere esistite in quelle ore e di aver visto i morti coi loro occhi - le lunghe file di camion o di bare interrate in isole lontane; negano tutto, negano sempre pur di sopravvivere a sé stesse alla propria personale angoscia. angoscia epocale, siderale, paura dei lupi pronti a balzare se il fuoco si spegne. quando il fuoco si spegne. Ma dicevo del maggio, il bel maggio odoroso che mi regala le sue corolle d’infiniti colori, piccole meraviglie portatili, frulli d’ali, chioccolii di bellezza e ogni sfumatura di verde, fino al corso dell’Aniene che, mi spiace, nonostante l’aneddotica corrente, non è tornato azzurro neanche ora. Di quel maggio in cui sono nata io, ma avrebbe potuto essere dicembre e avrebbe potuto essere altrove.
Id: 58485 Data: 09/05/2020 11:30:50
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Parlando del maggio
Di quando in quando il bel maggio mi manda la sua profumata essenza di grazia e luce mi partorisce dall’inverno uterino che non ho mai amato e men che meno quest’anno coi suoi ululati di lupi e paure dietro le finestre chiuse saracinesche sulle anime spaventate che ora negano persino di essere esistite in quelle ore e di aver visto i morti coi loro occhi - le lunghe file di camion o di bare interrate in isole lontane; negano tutto, negano sempre pur di sopravvivere a sé stesse alla propria personale angoscia. angoscia epocale, siderale, paura dei lupi pronti a balzare se il fuoco si spegne. quando il fuoco si spegne. Ma dicevo del maggio, il bel maggio odoroso che mi regala le sue corolle d’infiniti colori, piccole meraviglie portatili, frulli d’ali, chioccolii di bellezza e ogni sfumatura di verde, fino al corso dell’Aniene che, mi spiace, nonostante l’aneddotica corrente, non è tornato azzurro neanche ora. Di quel maggio in cui sono nata io, ma avrebbe potuto essere dicembre e avrebbe potuto essere altrove.
Id: 58484 Data: 09/05/2020 11:20:41
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Lettera a Paolo nel/dal regno dei morti
In realtà ti sarebbe piaciuto questo vuoto siderale iniettato nelle vite di tutti, anche di quelli che hanno sempre finto Poi sì, avresti ringhiato il tuo dissenso d’ufficio con quella tv sempre accesa su questa distopia mondiale e avremmo discusso per ore a quale Urania di papà somigliasse di più. Per il resto, come sempre ad aprile, siamo sommersi dai fiori e qui a casa mia il rigoglio dei platani ormai copre la strada. Tutto rinasce, tutto ribolle di vita in questo scenario funereo, e a dire il vero, fratello mio, niente potrebbe somigliarti di più. (*) oggi è – era – sarebbe stato – il giorno del compleanno di mio fratello Paolo, nato il 29 aprile 1956 e morto il 27 agosto 2015.
Id: 58319 Data: 29/04/2020 10:08:23
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Alfa-privativa
Me ne sto amorfa, atemporale, afona alfa-privativa di tutto ciò che può essere privato in questo tempo assente, una parentesi che è un abisso di dolore o noia o entrambe e sarà o è già disconosciuta nel chiacchiericcio insulso. I «ma potevamo, ma si sarebbe, ma avrebbero dovuto» dei soloni a posteriori fioccheranno come sempre e anche i «l’avevo detto io» di quelli che non hanno mai parlato oppure avevano detto l’esatto opposto, tanto la memoria costa troppo o non ce l’hanno. Il massacro dei dati di chi non sa le tabelline e se ne vanta - «il rosso vince sull’esperto» da slogan maoista qui è pratica di vita quotidiana – la vita affidata a legulei, azzeccagarbugli rintronati dal suono delle loro stesse parole, assurde commissioni ridondanti di non scelte, tutto per dire: non è successo niente, in fondo. La vita continua. Poveri morti scemi, che siete morti così.
Id: 58125 Data: 19/04/2020 11:31:10
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Sempre risorge
nel surreale silenzio di queste mattine mentre aspetto il sole che colori di rosa - e scaldi quel tanto ch’è possibile scaldare senza l’incontro, coi sorrisi coperti, le distanze mantenute, normate per legge, penso al paradosso di questa vita ricondotta all’osso, coatta, eppure piena e mi chiedo dove mettessi tutte le cose che ora mi mancano; essendosi affollato il mondo delle astratte assenze in cui spesso mi perdo perché lì sempre risorge ciò che amo, ho amato, amerò. Buona Pasqua a tutti!
Id: 58006 Data: 12/04/2020 12:51:55
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Così trascorro
Il confronto impossibile col mio cuore di marmo con la polvere solidificata sulle coste di libri letti e dimenticati con le mani poco propense alle virtù casalinghe, tutto congiura perché sia il divano la scelta perfetta in questa semi-quarantena, lo sguardo fisso oltre la tv in uno spazio dimesso, un angolo di nulla che conforta la mia voglia di non essere, non vivere questa distopia che non mi appartiene, che tra tutte le catastrofi immaginate e coltivate nel pur ricco catalogo dei miei incubi, mai avevo contemplato; Così trascorro i pomeriggi sempre più lunghi, sempre più pieni di luce, in attesa che le vicinanze riprendano il posto delle assenze, e ritornino le fragranze amate dell’erba tagliata, della ginestra che mi stordisce gialla sui cammini bianchi, dei glicini che piovono sulla salita per il Pincio, o del mare, quando si sbriciola ai miei piedi in un’iridata carezza oppure m’inonda di luce perfetta se mi tuffo al tramonto nella striscia che lo divide e rincorro il sole, nuotando verso l’orizzonte.
Id: 57522 Data: 20/03/2020 19:34:49
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Ho le mani vuote, in questi giorni
Ho le mani vuote, in questi giorni. Quelle, abituate a stringere, accarezzare: proprio quelle, dico. Ma gli occhi, loro, non si danno per vinti e cercano gli sguardi altrui, il contatto infinito. E il sorriso anche, cerca di spianare le rughe corrucciate sui volti. È difficile: dalle strade sono spariti i bambini, i giochi e anche i cani pare abbiano compreso che qualcosa sta accadendo, annusano veloci per poi tornare a casa. Tutto avviene in tempi rarefatti dilatati dall'attesa di un ritorno a una normalità mai esistita. Le lunghe code snocciolate davanti ai supermercati, alle farmacie, sono fatte di anime silenziose preoccupate di aver perso il lavoro, la sussistenza, le fondamenta stesse della vita. Negli ospedali c'è chi combatte strenue battaglie per la sopravvivenza e noi li osserviamo attoniti, storditi. Sebbene tutto sia già successo, tutto è terribilmente nuovo. Eppure, amici, amori, amanti, amati, miei compagni di vita che siete tutti, sappiamo che la vita è più forte e tornerà a prevalere. La lacca colorata del cielo continuerà ad incantarci e unirci o dividerci, come ha sempre fatto. Non saremo più buoni né più cattivi: i soliti esseri umani, polvere di stelle e di fango.
Id: 57384 Data: 13/03/2020 10:48:33
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Musica astrale
Il rosso del tramonto che cede all’indaco sempre mi racconta dell’amore e del nostro, prezioso, fra i tanti di cui vibra l’universo: la musica astrale che crea la materia.
Id: 56117 Data: 13/01/2020 19:40:52
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Supernova
a Maria Sole Quando Betelgeuse esploderà in una supernova potremo vederla brillare nel cielo come una fuggevole, splendente nuova luna. Sarà uno spettacolo incredibile, assicurano gli astrofisici in fermento anche se non sanno se davvero ci sarà, lo spettacolo, e quando: se durante il ciclo della loro vita o fra seicento anni, quando anche gli allievi dei loro allievi dei loro allievi dei loro allievi saranno già polvere stellare. Ma gli astrofisici sono gente incredibile, ancor più dell’esplosione di Betelgeuse, con gli occhi sempre rivolti alle stelle. Come i matematici, i musicisti, i poeti e tutta la genia dei nullafacenti sono così vicini alla purezza degli intenti che mi commuovono nel loro aspettare, aspettare sempre che qualcosa accada e segni le loro vite. Dare il nome a una stella, una galassia, un fenomeno strano, partire su una navetta spaziale, guardarci dall’alto, salutarci da lontano.
Id: 56068 Data: 11/01/2020 08:40:11
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I miei auguri per il 2020
Da dietro le tende filtra, insieme ai raggi del sole un frullio d’anime gentili, piccoli uccelli sfuggiti all’ala nera delle cornacchie che dominano i cieli di Roma. Sto immobile, timorosa di spaventarli e farli fuggire e li prendo per un segno di speranza, un omen inaspettato per questa fine di un decennio doloroso, in cui quanto mai avrebbe potuto ferire ha ferito, fuori e dentro, fuori e dentro, con feroce precisione da serial killer. D’altronde voi direte, quando mai manca la ferocia, quando mai tace il digrignar di denti? E questo anche è vero, amici miei lontani che non ci siete mai, amici miei inesistenti, amici miei sognati, questo anche è vero. Ma capita a volte, a volte, dico, che il rumore si taccia. Che da qualche profonda cavità del cuore s’innalzi un canto, un canto melodioso, melodioso, sì, per celebrare queste piccole rinascite che ogni tanto arrivano in dono dalla Natura che c’è Madre, a noi orfani, e senza parere ogni volta dice: «ce la farai, ce la faremo sopravvivrai, sopravvivremo: la morte, la ferocia, è un sottoprodotto. Occorre essere necessariamente solari.»
Id: 55939 Data: 31/12/2019 10:20:17
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Fresco e luminoso è il giorno
Fresco e luminoso è il giorno, di quegli azzurri che ti aprono il cuore con gli alberi ormai quasi nudi che lo disegnano come filigrane e le poche nuvole che quasi si perdono all’orizzonte; l’asfalto brilla di questa luce fredda e tutto acquista una consistenza di pietra preziosa. La grazia perduta ritorna allo sguardo che si apre, si spalanca insieme alle mani per accogliere il sole.
Id: 55894 Data: 27/12/2019 08:41:02
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La rossa verticalità dei platani
Con l’inconsapevolezza della caducità la rossa verticalità dei platani sfida il ferreo grigiore del cielo, freme d’amore al vento che la scuote, si piega e rimbalza lasciando una carezza contro la mia finestra, il flebile segno di una driade sperduta.
Id: 55711 Data: 10/12/2019 08:21:22
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Il Pianista
Il Pianista Una tragedia l’ha attraversato come una faglia, l’ha squarciato trasformando tutto in rumor bianco, in rombo cieco. Ma volte l’assenza illumina piuttosto che nascondere, e ora il tocco vibra di dolore e di bellezza, una carezza ineludibile per chi conosca l’ineffabile ossessione dell’abisso. (dopo un concerto di Ivo Pogorelich)
Id: 55611 Data: 02/12/2019 20:09:36
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La danza
Basta un riflesso improvviso per ricordare l’azzurro che è in te, il cielo che nascondono le pietre che t’hanno cresciuta, segnata d’amore per la bellezza. E mentre tutto sembrava congiurare verso la dimenticanza, il lento scivolare nell’irrilevante, d’improvviso la meraviglia ritorna: come un frastuono di sensazioni che ti accendono lo sguardo. La gonna è di nuovo una corolla e il passo una danza al ritmo delle sillabe, che cadono tintinnando sul lucido dell’asfalto.
Id: 55429 Data: 18/11/2019 15:57:42
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Invettiva del giorno dei morti
In questi giorni il tuo urlo muto, fratello mio, sangue mio, trova la sua transustanziazione - e scusate se parlo difficile, ma ho avuto la - sfortuna - di imparare delle parole, l'ho avuta sì e questo mi costerà di essere spedita al riciclaggio dei rifiuti solidi dei maiali, come al tempo della rivoluzione culturale maoista, in una qualche sorta di ridicolo rovesciamento della storia. Perché sono un'intellettuale, sì, buonista, sì, radical e pure un po' chic, - hanno scordato di darmi il rolex, ma tant'è, l'ignominia mi tocca lo stesso. Mi tocca lo stesso veder insultate persone degne e miti che si battono perché non si perda la memoria dell'abisso nazista, mentre altre sfilano sotto la croce uncinata a viso aperto, come se nulla fosse, mangiano in tavole imbandite con menù che inneggiano all'infame assassino che ha trascinato l'Italia nella polvere e nell'ignominia della guerra, sorridono persino. Nel centenario di Primo Levi, nell'anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini questo è quello che mi tocca, Paolo mio. Mi tocca vedere l'irrilevanza della sinistra ripiegata sul suo ombelico mentre scompare l'umanità, l'umanesimo e la ricerca di quel minimo di equità che non ci faccia vergognare di alzare gli occhi sull'altro. Mi tocca vedere che paghiamo i lager libici, vendiamo le armi agli assassini siriani, affamiamo i bambini yemeniti, assistiamo inermi al ritorno delle paradittature latino americane e che altro ti devo dire, Paolo mio? Tutto si tiene, fratello caro, tutto si tiene. Cosa potevi gridare tu, più di tutto quello che davanti ai nostri occhi già allora era andato distrutto, s'era trasformato in niente? Cos'altro potevi gridare, se non il nulla?
Id: 55242 Data: 03/11/2019 17:50:27
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Roma mia
Alla fine del mio sguardo inizia la città, sempre lei, con gli angoli duri dei palazzi addolciti a volte da qualche pianta in fiore messa lì dalla mano pietosa di una donna come sulla tomba della bellezza. Eppure da sopra gli spigoli all'alba sale un'epopea di rosa. Poi nell'azzurro s'intravede un lontano affacciarsi di montagne dolci che, dopo un qualche tramonto di lancinanti rossi, la notte brulicano di luci come cespugli abitati dalle lucciole. Va detto inoltre che il mio balcone domina le cime di platani abissali. Gli alberi nascondono la strada e fremono ad ogni refolo, pronti a cedere all'oro dell'autunno. Di questo, si deve tener conto così come del suono delle voci che m'è familiare sin da bambina. Qui non siamo nella città gloriosa, ma anche questo ha un senso, un suo perché da qualche parte, nascosto persino a se stesso, vilipeso. Di tutto bisogno tener conto, quando si parla d'amore.
Id: 55147 Data: 28/10/2019 14:30:46
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Such a brightness
Luce come balsamo sulle fronti chine, sulle ferite aperte dal dolore: eppure ci credo ancora e ancora, ostinata mente.
Id: 55125 Data: 27/10/2019 09:51:39
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Non-mafia Capitale
Qui conosco appena la forza devastante della natura, ma so bene quella del cemento e della pietra, dell'asfalto che crepa i sentimenti fino a inghiottirli in voragini improvvise, tanto più inattese in questa falsa illusione di sicurezza, di sorti progressive in cui ci ha cullato questa città a strati costruita sulle rovine della storia. Ecco, magari questo è il tempo della ennesima rovina e non lo sappiamo, convinti sempre che a noi spetti il rinascimento.
Id: 55069 Data: 23/10/2019 08:40:15
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Esatta verificatrice
Alba mia alba rosa disegnatrice di cose, esatta verificatrice di ciò che continua: stamattina hai perso la precisione delle dita in una bruma rosa che ha confuso tutto. Così l'attesa si è trasfigurata in speranza, sua evanescente sorella, ma tanto più bella, tanto più cara allo sguardo.
Id: 54936 Data: 11/10/2019 07:41:32
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Il viaggio di Xwert
Sulla piccola Terra che mi trovo a calcare c'è una poderosa collezione di meraviglie e orrori che qualsiasi visitatore extragalattico - come io a volte vagheggio di essere per segnare la distanza dal fragore della morte inflitta - ne sarebbe frastornato. Una sindrome di Stendhal globale e vorticosa tra bellezze dell'arte e della Natura e un precipitare nell'abisso del dolore da noi stessi provocato a uomini, animali, vegetali e persino al sostegno stesso dei nostri piedi, che il nostro Xwert direbbe, «oh cara, non so se consigliarti il viaggio, ci vuole uno stomaco - o quel che hanno gli alieni - forte, sai. E poi, per quando arriverai, chissà se ci saranno ancora.» Intanto io, aliena o no, cerco di godermi il bel sole settembrino, il gioco della luce sugli alberi e penso che tuttavia, tuttavia, c'è qualcosa che mi lega a questa palla di sterco dal cuore di fuoco: in mezzo al dolore delle genti, gli sguardi appassionati, l'amore, le risate, la gioia persino, come un dono, come una promessa.
Id: 54822 Data: 30/09/2019 08:31:41
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Unilluminazione
Oggi è così chiara la luce che sembra quasi una ragione di vita, una spiegazione in sé.
Id: 54762 Data: 22/09/2019 15:30:26
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Il tunnel doro
Lei attraversa l'alba con lo sguardo ferito dalla luce radente che confonde tutta la cupola verde degli alberi in un indefinito tunnel d'oro, come se camminasse verso la gloria. Eppure sa che è la solita strada densa di miasmi e cartacce e sporcizia, la solita di ogni giorno, trasfigurata dall'accidente di essere lì in quell'esatto momento, quell'ora esatta, non scelta, ma che le è accaduto di trovare come se avesse voluto dirle: non è sempre in quell'altro modo, la vita può essere così, tu puoi essere così, una che cammina su un tappeto di gemme, in un tunnel d'oro, come una principessa delle favole in un giardino incantato del cazzo, anche oggi, anche qui. Lascia che il tuo sguardo ritrovi la luce della meraviglia, lascia che si spalanchi all'iridiscenza. Tutto è riflesso, specchio, illusione. Anche il dolore.
Id: 54634 Data: 08/09/2019 10:04:15
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La misura del tempo
È così breve confuso e stonato, caro Sam, perché non c'è nulla di intelligente da dire su un massacro. Kurt Vonnegut - Mattatoio 5 A chi continua a chiedermi, ma ancora? Ancora la ferita ti inghiotte e non si chiude? Ecco, ai tanti voi vorrei rispondere che così come quando amo, amo per sempre, quando soffro, soffro per sempre. Sono le due facce della stessa storia e non c'è l'una senza l'altra. Non si può avere l'amore senza il dolore e così, all'inizio della vita, quando mi fu chiesto di decidere, - non ci credete vero? eppure lo ricordo - io dissi: «li voglio entrambi.» Mi chiesero se sapevo cosa significasse e io risposi no, che non sapevo niente. D'altronde all'epoca ero poco più che un essere monocellulare, ma forse, dico forse, avevo già la consapevolezza che l'amore fosse l'unica misura del tempo, l'unica che conta, intendo. (A mio fratello Paolo, sempre)
Id: 54515 Data: 27/08/2019 00:15:05
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La lumaca
«Sono triste come una bava di lumaca,» dice ed io effettivamente colgo la tristezza di quella materia translucida e molliccia, così carica di insensatezza nel discorso che stavamo facendo che divento triste anch'io e ce ne stiamo lì sedute, una di fronte all'altra a rubarci il fiato, entrambe ingobbite dal gravame, speculari, tanto che mi confondo e non so chi sia lei, chi sia io, chi abbia detto cosa e soprattutto, soprattutto, dove mai sia andata la lumaca.
Id: 54346 Data: 04/08/2019 17:27:33
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Pedicello
Considerate questo, che io non amo la vita, la considero peggio di un pedicello sul culo, una tortura non scelta e immeritata che semina dolore e morte a ripetizione. Quello che amo, sì, quello che amo nonostante tutto, oltre ad alcune magnifiche ostentazioni della natura o della genialità delle umane genti, sono gli esseri viventi. Intendo ciascun essere preso singolarmente. Non il popolo, non la gente, non gli animali, ma proprio te che tu sia predatore o predato, sorridente o corrucciato, vittima e persino carnefice: insomma te, così come sei. Ora capita ci siano alcuni che di questo non sanno che farsene, che non riconoscono l'amore nemmeno col binocolo, oppure vorrebbero che amassi solo loro. Così io mi rassegno a continuare ad amarli, ma da lontano, a distanza di sicurezza, per così dire, e dal semi-deserto in cui mi ritrovo non posso che continuare a dire che l'amore è l'unica salvezza. È tutto ciò che basta, è tutto ciò che resta. (21 luglio 2017)
Id: 54223 Data: 21/07/2019 09:19:02
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La forza unica
È così breve la notte amore mio, un pugno d'ore rispetto al vasto deserto del giorno, implacabile di tempo e di realtà. In quelle ci stacchiamo da terra come nei quadri di Chagall voliamo sulle ultronee miserie inflitte all'essere umani e mortali, in questa estate rovente e putrida di rifiuti e di pensieri. Così noi, trasumanati dalla forza unica dell'amore vivo, nutrito dagli sguardi, affrontiamo i cieli, in questo laico riparo di integrità e misericordia.
Id: 54156 Data: 15/07/2019 11:24:33
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Fili
io quando penso alle persone penso alle mani trasformate in lunghi fili sottili, mani di ragno che li imbozzolano in una trama di luce che si espande e illumina anche gli altri, diventa fonte di gioia o pania, né i fili si spezzano per la lontananza o il tempo e quelli dell'uno si intrecciano a quelli dell'altro e quando vibrano al vento vi dondolano piccoli angeli incorporei, inesistenti direi, a volte così belli da far male. Io vedo questo, questo tessuto mirabile, capisci? E non importa se le persone muoiono o tradiscono o se ne vanno altrove, non importa niente: il legame è creato e resta, il filo esiste, si fa sottile, così sottile io non so dirti quanto, ma esiste e resiste. Questa tela, questo disegno astratto, ci tiene al mondo, senza di esso non saremmo nulla, la gravità non ci tratterrebbe al suolo: scompariremmo nel vuoto siderale, inghiottiti nel buio, poveri piccoli ossimori condannati all'inesistenza.
Id: 53871 Data: 20/06/2019 15:45:21
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Distopia
Che distopia stiamo vivendo, mi chiedo, Maria Grazia, senza soverchia convinzione per poi rinchiudermi nel silenzio strutturato che ho costruito intorno alle delusioni reiterate, alle nostalgie trasformate in piaghe da decubito. Ora guardo serie su Netflix e, per lenire la coscienza, preparo da mangiare per «i miei ragazzi», come arditamente li chiamo, quegli occhi sperduti che incontro una volta a settimana, non di più che mi farebbe male, e ho già avuto un infarto e svariate amputazioni d'amore per dirla con le parole di un mio amico. Rinchiusa, rinchiusa in queste righe spezzate e solitarie, la me che cercava la condivisione della bellezza, l'espansione della conoscenza, la partenogenesi della gioia. Non riconosco più nulla, se non la crudeltà degli esseri umani e tra questi, la mia propria. (NdA) "Amputazione d'amore" è il titolo di un racconto di Fulvio Musso; Maria Grazia è Maria Grazia Calandrone
Id: 53830 Data: 17/06/2019 11:34:17
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Come può la stessa luce
a Ferdinando, con amore come può la stessa luce che ci illumina e perfonde la stessa, dico, come può, tagliare a carne viva, scarnificare questi poveri esseri che siamo, tutti, chi più chi meno, e tanti più, afflitti da ultronee cattiverie comprate un tanto al chilo al mercato delle efferatezze? di tutte quella che più patisco è lo sfogliarsi delle assenze, la rosa che perde il suo odore, lascia una vaga scia, un ricordo che a volte è lama a volte abisso. Di tutte, questa: l'elenco dei nomi che si srotola, lungo la già irriducibile traiettoria della vita.
Id: 53457 Data: 17/05/2019 13:26:46
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Ora di oro rosa
a volte, nell'ora di oro rosa ora preziosa dell'amore e della polvere stellare di cui tutto è permeato, persino l'assente o l'immaginato dimentico la ferocia dei viventi e la mia propria E mentre m'incanto al pensiero dell'indaco che presto ricoprirà le cose, nascondendole allo sguardo, penso che sì, di questo siamo fatti e questo è ciò che conta, in fine.
Id: 52614 Data: 12/03/2019 16:45:39
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Pini
La gloriosa risalita dei pini che tanto amo, ho appreso, ha radici superficiali e crudeli che frantumano il manto stradale e provocano il loro proprio rovinare dopo un tempo relativamente breve. Non so se prenderla come l’ennesima metafora della mia via vita, pregnante solo per me, o lasciare che sia quel che è: una scusa per l’abbandono e l’incuria che tutto devasta.
Id: 52613 Data: 12/03/2019 16:43:15
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Lacca imperiale
A volte resto seduta, immobile, inchiodata alla sedia dalla luce che scava nella stanza cunicoli di speranze mal riposte: che a tutto ci sia rimedio, o addirittura che a tutto sia già stato rimediato, con la consapevolezza dell'imperfezione, dell'incompiutezza, del dolore persino, messe a tacere da questo inconsulto brillio, da questa pioggia felice che fra poco si tramuterà in una cascata di oro rosso, una lacca imperiale per questo squallore metropolitano che non si merita niente, eppure ogni giorno ha il suo premio.
Id: 52612 Data: 12/03/2019 16:42:11
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Leggendo N. Nobili
Amore mio dell’amore lucida febbre che mi consumi di parole parallele lunghe lunghe catene che mi imprigionano e conducono all’infinito presente esserci Catene di metallo prezioso o ruvido ferro che taglia le carni: dire tutto questo è dire che non sono non sono niente se non ciò che giace su questi pseudo fogli che hanno perso addirittura la consistenza della carta si sono fatti schermo traslucido, sorella mia sconosciuta che ci ha unito il caso. Anni dopo la tua morte anni dopo la mia vita. Ad averti saputo ancora di più avrei amato l’ardore febbrile che mi ha consumato e bruciato di paura per non essere stata altro che un altrove. "Non è furba, non è disincantata, non è ricca. Cammina nel mondo con l’anima aperta. Questo il danno. Ma è una scelta: Nella si fa ferire senza volersi difendere perché, se imparasse a difendersi, rischierebbe di perdere in sensibilità, ovvero: in poesia. E la poesia è quel che conta. Così, continua a vivere sanguinando e ridendo, del sangue e delle cose buffe e belle del mondo e della vita." (da "Ho camminato nel mondo con l'anima aperta" di Nella Nobili, Maria Grazia Calandrone)
Id: 52387 Data: 24/02/2019 23:07:37
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Ho fatto finta, insomma
oggi è giorno grigio: limatura di ferro sparsa nel cielo intossica e ottunde i canali cerebrali: ammesso e non concesso che qualcosa di simile esista, esiste nella mia testa rotonda, che rotola per le strade umide si ammacca perde la sua intatta essenza d'amore fatta. Ieri bruciava di rosso oggi boccheggia nell'umidore borghese, nel domenicale rito selvaggio. Senza pausa si passa dall'una all'altra senza pausa ma molta paura per il baratro che divide, la faglia che attraversa i lobi. Da una parta o dall'altra, intima. Da una parta o dall'altra. Io non so vivere, ecco: questo è. Io-non-so-vivere, così non l'ho mai fatto. I just pretended to. Ho fatto finta, insomma, sempre.
Id: 52233 Data: 12/02/2019 19:23:24
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Né chiedi
C’è un’ora precisa di un preciso giorno dell’anno In cui il sole, travalicando i palazzi, entra nella fissità della stanza e mi acceca. Tutto si trasforma in rossa luce, fuoco ardente nei miei occhi che annuncia giorni lunghi e tiepidi ancora di là da venire Tu siedi dalla parte opposta, dai le spalle a questo miracolo e non sai perché il mio sguardo si accenda. Né chiedi.
Id: 52232 Data: 12/02/2019 19:20:35
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Nucleo di fuoco
Essere sprofondati nella limacciosa consuetudine delle cose, dove tutto è ciò che è non evoca, non canta, non risuona e se non questo lo scompiglio, la fame di vento, la trafittura. Essere chiamati a scegliere è già essere chiamati: di niente ho paura più che di questo, di essere attirata nel centro della terra e scoprirne il nucleo di fuoco l'immaterialità rovente.
Id: 52146 Data: 05/02/2019 19:46:23
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Ignara me
della pioggia che frusta i vetri si è già detto molto e non sempre a proposito si dicono le cose giuste. Così ne taccio e la guardo in silenzio, per quanto il rollio dei rami e il fischio del vento richiederebbe almeno un grido di aiuto: mi ritrovo persa nel bosco dei miei anni infantili e ho paura come allora -ho avuto paura, dunque? non ricordo ma le parole me lo raccontano, come spesso fanno, ignara me.
Id: 52110 Data: 02/02/2019 12:20:45
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Precipitato
«C’è questa banalità nel dolore, un contraltare quasi ridicolo, non fosse il risucchio della mota marrone che crea e dove tutto si perde.» La donna sta ferma, immobile, piantata nella strada e pensa questo, se pensa, se non lascia solo che la inghiotta il freddo della notte, il vuoto cosmico della solitudine strutturale che la ingabbia come un reticolo, un precipitato salino della sua inettitudine a vivere. Sì, proprio lei, la donna che sorride ad ogni stormir di fronde.
Id: 52078 Data: 30/01/2019 09:23:29
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Con la dovuta fatica
Vedi, la cecità del grigio che mi circonda prelude alla gioia effimera del tramonto che esploderà in quella bocca vuota che rischiara l'orizzonte. E se pure sarà subito inghiottita dalla notte, mi lascerà il segno indelebile della bellezza: ciò di cui io vivo e che respiro ogni giorno, con la dovuta fatica.
Id: 51952 Data: 21/01/2019 16:53:52
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Economia circolare
ora se io penso a cosa vuol dire rifiutare e vedo i rifiuti accatastarsi sotto casa, accatastarsi e diventare ideali dell'io e là dove regnava il sogno illuminista, l'illusione del progresso, formarsi una discarica modello favela, con tanto di bambini che vi frugano a raccogliere i lacerti del benessere, anch'essi giustamente desiderosi di contribuire prima o poi all'accumulo infame, ignobile, che galleggia nelle pozzanghere, si trasforma in veleno bruciando e nutre grassi uccelli neri, gracchianti, ecco se io penso a questo e penso agli esseri umani rifiutati, respinti ai margini dell'esistenza, cacciati senza respiro senza riparo senza misericordia, trovo che tutto si tenga, che la cattiveria umana si ritorca contro tutti sotto forma di bruttezza e puzza e orrore, che ci inseguiranno sino al più recondito riparo che penseremo mai di aver trovato.
Id: 51909 Data: 18/01/2019 19:13:38
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Little poor thing
Le metro sfrecciano si intrecciano ed io ho perso la strada, la direzione, il senso che non è mai esistito. Eppure Londra è un sogno per tanti, così meravigliosamente diversa che tutto passa inosservato, anche lo squarcio evidente, la ferita purulenta dell’abbandono. Tutto, dicevo, tutto passa inosservato. Sicché è inutile che chieda, studierò i tabelloni, muti come totem, indecifrabili geroglifici per i miei occhi miopi. Andrò dove andrò e sarà comunque una scoperta, un attimo di meraviglia prima della consapevolezza di essere ancora sperduta, povera piccola cosa.
Id: 51732 Data: 03/01/2019 20:46:51
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Tigri
Amore mio, amore mio, hai imparato a distinguere la gemma della luce nel grigio uniforme del cielo? Mi pare sia questo il compito che ci è dato per oggi e per sempre: difficile, come calcolare la distanza tra noi due variabile in funzione del tempo e delle metriche con cui si scandiscono i legami. Sillabe accondiscendenti a ritmi mutevoli, flessibili sillabe per tigri addomesticate.
Id: 51693 Data: 30/12/2018 15:35:32
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metafisica
Ah questo cielo di pietra azzurra, questi oggetti dalla sostanza metafisica eppure soggetti alle stesse regole che reggono l’universo, almeno finché questo non deciderà di collassare a un punto, così fiero della sua risolutezza che noi mai avremmo potuto prevedere. Ma ora, precipitati nel limbo della non esistenza, dell’ipotesi indimostrata, finalmente giaceremo davvero simili a dio
Id: 51301 Data: 16/11/2018 22:37:05
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Non ancora
Abbiamo questa idea inesorabile del cuore che si spacca, ancora e ancora, inesorabile e falsa, come quella che il sole abbia curvato l'orizzonte col suo peso, il suo gravame di luce. Tutto converge a un punto, ma non ancora, non ancora. Avremo altro tempo per intrecciare le mani, per accarezzarci e sentire i ricami della pelle sotto la punta delle dita. Fragili frattali che raccontano una storia come tante, eppure unica nel suo dipanarsi, così bella, così lucente, che i bardi piangeranno per non averla potuta raccontare.
Id: 51250 Data: 12/11/2018 20:13:00
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accendo un lume
Accendo un lume per ogni viso che ricordo per ogni sguardo, per ogni gesto della mani accendo un lume. Per la crescente coorte di chi mi ha lasciato un segno, una parola, un vezzo ed è ora così assurdamente lontano e silente, per loro accendo un lume. E cento lumi accendo per i dimenticati, sulle cui tombe si annodano i rovi, crescono erbacce dalle radici forti e dai fiori azzurri, pieni di bellezza.
Id: 51095 Data: 31/10/2018 14:30:47
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Luce di settembre
Aria lucente e nitida, nascosta d'inverno e lunghe notti buie, profumata d'erba e barbagli di rugiada:
t'aspettavo e sei arrivata, languida femmina felina. Come un'amante lontana, che torna sempre. E mi ama ancora
Id: 50667 Data: 23/09/2018 17:15:48
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Resta così tanto
Ho parlato di tutto ma resta così tanto da dire che il cuore trabocca di parole, accatastate in mucchi disordinati, dissonanti e grevi oppure vibranti come libellule ignare di sé: povere creature macilente che non sanno di avere le ali. Cosa ne sarà di loro, di queste figlie neglette dalla loro stessa madre, che non troveranno spazio mai se non talvolta affiorando alle labbra, di notte, quando nessuno le sente?
Id: 50504 Data: 10/09/2018 18:48:07
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Piazzale Maslax
Piazzale Maslax Io ho cercato a lungo, a lungo. Nei giorni estenuati dall'affanno di vivere, ho cercato a lungo un cenno, una risposta. Io ho cercato a lungo; e adesso, in questa giungla urbana di proporzioni metafisiche, dove tutto sembrava congiurare perché finalmente gettassi la spugna, e potessi dire: «io ho cercato a lungo, ora voglio riposare,» ecco che incontro occhi abbacinanti nella loro eloquenza, sguardi lontani, che non avevo visto mai, eppure come i miei. E in questo luglio infuocato dalla violenza del sole e degli esseri umani, nel reiterato gesto ancestrale dell'accoglienza, improvvisa emerge la parvenza di un senso. Solo l'amore è patria, solo l'amore risponde. E l'aiuola costruita nella bruttura è gioia pura, entusiasmo di vita. Ciò che avevo perso, ciò che avevo scordato e qui ritrovo: [a piene mani.
Id: 49927 Data: 31/07/2018 06:47:09
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Vivere degni
Ci sono delle notti così, in cui il giorno appare un'ipotesi non dimostrata. Incontrollate increspature nel flusso del tempo, in cui tutto avviene contemporaneamente, e sono tutti qui, tutti ad affollare la confusione dei sogni; i miei amati, vivi e passati, con gli sconosciuti ultimi che soffrono l'indegnità della morte per abbandono. Ma anche chi è salvato ed è piccolo e sorride ed ancor più pesa sul cuore. Notti così, di umanità piena in cui la responsabilità di vivere degni diventa un onere insopportabile e sogni che tutto finisca, si stemperi in un canto.
Id: 49835 Data: 23/07/2018 22:23:35
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Storia Patria
Aveva il volto cieco della storia, mia nonna, quando mi raccontava di guerre, stenti, lutti. Il pomeriggio, le leggevo il Libro Cuore: e piangeva, piangeva. Il Risorgimento era la storia dei suoi genitori, dei suoi nonni, la commuoveva la retorica di quel periodo. «Anch'io ho conosciuto un garibaldino», mi diceva. «Portava sempre la camicia rossa», ed io quella camicia me la immaginavo sempre lacera, sporca, aperta sul petto offerto al perfido invasor. Mi chiedeva di cantarle le canzoni che mi insegnavano a scuola. «Il Piave mormorava...», e lei piangeva e mi raccontava del suo primo marito, Renato, morto proprio lì, sul Piave. Nemmeno quel che si chiama l'onore di una pallottola: l'aveva stroncato il tifo. Era lei la storia, per me, la Storia Patria, come si diceva allora. Sui sussidiari, l'astrazione delle date, delle battaglie. Sul suo viso, le rughe, i segni, le lacrime. Cos'era poi per lei l'Italia? Non si era mai mossa dalla provincia di Roma, mai. Stava per farlo, stava per andare in America a raggiungere Renato, ma poi lui era dovuto tornare, coscritto, convinto con l'inganno. Gli avevano detto se che se non si fosse presentato alla leva, non avrebbero fatto partire mia nonna e la figlia che aveva lasciato là, in patria. Così, era rientrato. Il tempo di mettere di nuovo incinta sua moglie ed era partito per il fronte, per non tornare più. L'ultima guerra risorgimentale, la prima mondiale. La Grande Guerra. «La patria è un inganno, una cosa per ricchi», mi diceva. «Per i poveri, la terra è terra, ovunque sia, basta che dia il pane». E stringeva le mani a pugno, come per trattenerla, quella terra, qualunque fosse. Io non ho patria ma ho radici larghe e profonde Traggono linfa dalle strade della mia città lungo le linee delle generazioni dai volti e dagli sguardi di chi amo dalla millenaria esperienza del dolore terra nera fertilissima
Id: 49548 Data: 02/07/2018 23:17:45
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Il Cantico di Sam
Sam mi ha detto, ringrazio Dio ogni giorno per essere vivo. Sono grato a Lui ogni giorno, ha ribadito, per ciò che ho avuto: le milizie non mi hanno preso, sono sopravvissuto al viaggio nel deserto. Le torture dei libici mi hanno piegato, allora volevo morire, ma poi ho pensato a mia madre, ai fratelli e alle sorelle che mi avevano mandato sin lì, ho pensato a loro e ho pensato a Lui, e mi sono detto che dovevo vivere e sono stato grato di non essere morto. Sono stato felice quando la barca è partita, non avevo paura di morire, solo il desiderio di arrivare, mi ha spiegato Sam. La notte era difficile, ma io pregavo e pregavo, e il giorno spuntava sempre e io ero vivo, contavo le albe che mancavano all'arrivo, che Lui sia ringraziato. Poi ci hanno buttato in acqua, c'era una specie di enorme ciambella e ci siamo appesi lì, ed io ho pregato e pregato e un'altra nave è arrivata, la Marina Italiana, grazie a Dio, così ce l'ho fatta. Ce l'ho fatta, grazie a Dio, mi ha detto Sam, che vive d'elemosina. Il racket l'ha messo a pietire centesimi al supermercato sotto casa mia e lui ringrazia Dio ogni giorno. Certo, gli manca la famiglia ma - mi ha spiegato - al villaggio la vita era tremenda. C'era luce elettrica solo un'ora al giorno e nel buio accadeva di tutto. Le milizie rapivano e violentavano e uccidevano e loro avevano sempre paura. Ora sono potuti andare in città, a Niamey, grazie a Dio, vivono in una baracca ma c'è tutto, hanno anche il cellulare, così posso vederli, che Dio sia ringraziato. Il Dio di Sam è incidentalmente lo stesso che qui regna indisturbato da secoli e che pregano anche quelli che l'avrebbero voluto intrappolato, lui e la sua famiglia di poveracci neri, intrappolati, grazie a Dio, poveri per sempre, rapiti, violentati e ammazzati a casa loro, che Dio sia ringraziato. Proprio lo stesso Dio che assiste sordo e muto nei secoli dei secoli, come tutti gli altri Dei parenti, alla rapina e all'omicidio di un continente intero. Ma Sam ringrazia Dio e sorride, quell'uomo gentile e pieno di grazia e io gli credo, penso che sia vero: che la sua Fede abbia smosso la montagna dell'odio e dell'indifferenza e l'abbia portato qui dove è felice, "compared to the place I am from, yes, I'm happier here, thanks God"*. *) "rispetto al posto da cui vengo, sì, sono più felice qui, grazie a Dio" **) questi versi nascono miscelando racconti di persone fuggite dal Niger, che è tra gli ultimi 10 stati nel mondo per PIL pro capite. Sono migranti economici, come si dice adesso, per lo più clandestini. Uno di loro si chiama effettivamente Sam e "lavora" al supermercato sotto casa mia, ma lui ormai è regolare e questa è solo in parte la sua storia.
Id: 49446 Data: 25/06/2018 12:48:43
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A volte, il tempo
“io so cos'è il tempo , ma quando me lo chiedono non so spiegarlo “. Sant'Agostino - "Confessioni" A volte il tempo ha questi guizzi che lo fermano o lo rovesciano, inattesi ancorché inevitabili. Sono come tutto ciò che è sublime: complessi ma intrinsecamente rivelati. Una volta che avvengano chiunque dirà che non potevano non accadere, non potevano che essere così, nondimeno nessuno li aspettasse o volesse. Ciechi ribaltamenti che ci aprono gli occhi.
Id: 48541 Data: 20/04/2018 22:59:03
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Om del mare
I piedi affondano nella sabbia risucchiati verso il centro della terra l’acqua mi sfiora mi sfiora mi sfiora e canta, ripete il suo om, la sua sillaba sacra e materica: tutto torna, tutto torna ma ciò che appare uguale è sempre diverso L’azzurro mi penetra dentro, la luce esplode, disegna lame incandescenti sulla vasta distesa, immobile e fremente. Tutto torna, tutto torna. Persino voi, miei astratti assenti, siete in un qualche indicibile accanto.
Id: 48388 Data: 09/04/2018 19:42:00
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La vita, vita
Di fronte al riproporsi delle consuete 'esistenzialità', delle perfette gabbie d'oblio e coazione a ripetere in cui siamo rinchiusi; della continua smemoratezza
dell'essere fratelli e umani tutti, vincolati al mistero della morte che insieme ci accomuna, io scommetto ancora e sempre su tutto ciò che rende la vita, vita.
Io scommetto sugli sguardi, sulle dita che si toccano, sui corpi che si stringono ricordando a se stessi la capacità di trascendenza dell'amore;
io scommetto sui colori, sull'intensità dei gialli e degli azzurri, sull'intatta sonorità del vento che imperla il mare di scintille, sprazzi di luce
divina. (Buona Pasqua 2018 a tutti!)
Id: 48259 Data: 01/04/2018 08:34:54
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Violoncello solo
Quale che sia la frequenza, l'esattezza della nota colpisce La costruzione della musica, direi, è come quella dei cristalli: ovvero l'assoluta perfezione geometrica intorno al filo contorto della vita. E dove si infili la bellezza in tutto questo, amore mio, dove sia ciò che mi lascia senza fiato in attesa che la pausa finisca e l'archetto riprenda il suo moto ecco, io questo non lo so. So solo che il grigio ancora una volta sembra aprirsi a varchi d'indaco, che vibrano intorno ai 610 THz.
Id: 47333 Data: 18/02/2018 12:32:04
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Urban Beauty
La nera ferita degli alberi contro il cielo azzurro è la cifra dell'inverno, della tramontana che spazza il fumo umido dall'orizzonte chiarendo confini e prospettive. Qui dove sono, però, tutto è racchiuso nella cornice dei palazzi, le ringhiere delimitano ipotetiche prigioni: la via di fuga è prospettica, verso l'orizzonte rosso del tramonto. Annega nei colori e nel tremore delle luci la cadenzata scansione del cemento.
Id: 46513 Data: 14/01/2018 06:40:12
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La penale sarà una libbra esatta
Di tutto ho parlato, tranne di questo: che del mio corpo ho fatto scempio e della mia mente - tempio. Così, con una rima azzoppata adesso confesso; perché intanto l'uno ha esatto il prezzo del privilegio dell'altra e ha detto: «basta, basta, basta.» Aveva una voce che non conoscevo: non fonda e arrochita dal fumo, ma così addolorata e acuta da spaccare i vetri e lacerare la pelle, spezzata - come di chi non parli da secoli. Ora, dialoghiamo spesso, ma non è facile capirsi. Tant'è: verrà il momento in cui saremo uno. Ecco, questa è l'unica certezza. E chi non capisce l'ironia della cosa non sa nulla della vita, o della morte - che è lo stesso.
Id: 45861 Data: 21/12/2017 23:32:53
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Sorrisi
Sì, è vero, siamo stati impastati di dolore, ma quello che io rammento più spesso sono i vostri sorrisi: sarà che erano così belli, così nostri, mai più rivisti se non nelle foto e a volte all'improvviso nello specchio, ora quello dell'una ora quelli degli altri, come se a turno decideste di possedermi per tornare ancora. Io allora cerco il mio e vi rispondo, padre e fratello miei, madre mia: lo faccio in fretta, prima che nuovamente possiate precipitare nell'oblio della polvere che tutte le cose confonde, tutti i ricordi.
Id: 45295 Data: 24/11/2017 17:59:54
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Così sei sempre tu
Lo sguardo intrappolato nella fuga orizzontale dei tetti diventa capace di improvvisi scarti, deviazioni non ordinarie dalla norma rettilinea. Contraddicendo innumerevoli leggi della fisica ed anche qualche imperativo morale, - stellato o meno - balza all'improvviso oltre le colline, attraversa la linea arancione gravata dall'indaco delle nubi che segnala con grazia ineffabile la curvatura della terra, attraversa montagne, pianure, fiumi, autostrade e, incurante del pericolo e dei limiti di velocità imposti persino alla luce, infine plana, ricostruendo il tuo volto, l'immagine del quale mi sorride: così sei sempre tu, quel luminoso riflesso di una possibile me stessa.
Id: 45149 Data: 16/11/2017 23:57:46
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Abbecedario »
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A parte
Le strade hanno sempre curve da cui non si vede niente, se non un precipizio scabroso. In genere, mi volto dall'altra parte, ma a volte cerco la vertigine anche se penso che librarmi nel nulla non sarebbe poi molto diverso dal vivere, [a parte quel compenetrare l'azzurrità del cielo, esserne parte attiva, non più solo spettatore cieco.
Id: 44995 Data: 08/11/2017 22:14:42
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Figlio mio del deserto
Figlio mio del deserto, figlio di sabbia liscia come seta, figlio inesistente dei miei lombi risonanti, solo questo ho imparato: che per tutto l'amore non dato si soffre, come per quello perduto.
Id: 44752 Data: 23/10/2017 20:09:51
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Il tempo imperfetto
Ciascuno scrive e Nessuno gli risponde, Io scrivo e Tu non rispondi : le parole rimbalzano a terra, rimbalzano come biglie impazzite. È un gioco terribile, terribile; crudele come la vita nella giungla, anzi, peggio. Almeno sapere che si è lì, preda e predatore in infinite fughe e attacchi. Mai un momento di tregua, mai un sonno profondo, i muscoli sempre pronti a scattare. Tutto è buio e rumori indecifrabili. Soprattutto, qui l'amore non esiste, non è mai esistito, è una fuga concettuale, una illusione per giustificazioni a posteriori: «l'ho fatto perché ti amavo» «però lui l'amava tanto» «per lei la cosa più importante era l'amore» Da notare, più che ipotetici lettori, il tempo imperfetto: non a caso si chiama così. "Non dà informazioni né circa l’inizio né circa la fine dell’evento", "bensì sul suo perdurare" e sulla "possibilità implicita che l’azione prosegua", recita la Treccani. Io non avrei saputo dirlo meglio.
Id: 44691 Data: 19/10/2017 16:55:24
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«Das Unbehagen in der Kultur»*
Tutto è così vuoto adesso che anch'io trovo il mio spazio. Per questo amo le ore prima dell'alba, la vuotità che piano piano si riempie dei contorni delle cose e poi delle cose stesse, lasciando intatti i miei confini, di giorno sfumati dall'incertezza su dove sia il limite tra la sillaba e la cosa, tra il rimando e la cosa. Prima dell'avvento del rosa io sono, priva del disagio di esistere, leggera come un grave nell'attimo tra la cima della torre e il selciato. (*) «Il disagio della civiltà»
Id: 44670 Data: 18/10/2017 07:41:01
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Dallennesime epistola allassente
Fai presto, amico mio, presto, perché il tempo scorre come un fiume che non veda l'ora di aggiungere sale alla sua natura dolce. Io m'aggrappo
laddove posso, resisto. Ma la notte, ancora, sogno di lasciarmi andare come un'Ofelia preraffaellita, lasciarmi andare morbidamente tra i fiori insistenti sull'acqua torbida. Lì tutto ha una senso, sai? Persino l'ortica trova una suo ruolo, segno del dolore che tutto pervade, compresa la bellezza.
Così ti aspetto, amico caro, qui dove so che non verrai. Ti aspetto inutilmente, ma tant'è. Questo, ora non ridere, è tutto.
Id: 44471 Data: 03/10/2017 11:14:56
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Prendere atto
«La mattina faccio quelle poche cose e poi il pomeriggio sono stanca, così lo passo seduta a guardare le nuvole come si muovono o come si assentano lasciando il cielo alla sua fissità azzurra. Talvolta si aggrumano in una pioggia rabbiosa e tutti si chiedono se sia mai stato così o se non sia un segno, di cosa poi è difficile dirlo, da quando la scienza è un'interpretazione tra le tante: inutile come tutte, a volte dannosa. Non che io sia d'accordo, ne prendo atto. Io sono quella che prende atto,» dice la donna, ripiegando in grembo le mani che avevano accompagnato il discorso. Ha belle mani sottili, come quelle di mia madre e forse anche questo è un segno, non so di cosa, ma ne prendo atto.
Id: 44208 Data: 14/09/2017 17:28:52
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Arancione
Di tutti i colori, prediligo il morbido arancione che s'addensa nelle sere di settembre, lunghe sere dolci d'attesa, quando tutto sembra convergere ad un qualche senso. Un punto di accumulazione della vita, quasi, se le metafore reggessero ad un'analisi attenta, dato che in fondo c'è sempre la notte e il brivido delle stelle. In fondo in fondo, sì, quasi fosse cartapesta, quasi fosse finto, un nulla che non cambia la sceneggiatura; così mi pare in questo crepuscolo, così mi pare oggi. Domani avremo altri colori ma adesso è questo e questo sono io.
Id: 44197 Data: 13/09/2017 23:04:08
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Di tutto il buio
Di tutto il buio che mi circonda, questo è il buio più profondo, il dolore assoluto ma non assolto dal ricordo: nulla lenisce la forza assurda della morte perseguita con cieca consapevolezza, l'ossimoro del terrore e del desiderio di vivere fino in fondo la propria distruzione. Mi resta il sorriso che dapprima esita ai lati della bocca e poi si apre, lo sguardo acuto, mai domato dalla sofferenza, finché le palpebre non hanno ceduto alla chimica della misericordia. E se avessimo saputo tutto questo silenzio che ci separa, avremmo poi detto qualcosa di diverso? (A Paolo)
Id: 43938 Data: 26/08/2017 17:29:34
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Albeggiando
da qui lo sguardo sul mondo ha una sua tenutità, un'intatta leggerezza vibratile che accarezza le cose e le rende dolci, buone persino. il gracchiare delle cornacchie, i pigolii degli uccelli appena nati, ancora nascondono il loro essere predatori e prede. così quel loro nero volteggiare nella vastità azzurra, limpida di bellezza, appare innocente come un gioco, un ricamo frattale tra i palazzi e le strade dove ancora tutto tace.
Id: 43371 Data: 02/07/2017 06:37:16
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Il soffio
Di tutto il tempo, proprio questo sembra essere il tempo del grande respiro: quando la balena affiora e soffia l'enormità del suo essere metà umana e metà pesce. Altro che magnifiche sirene sinuose: è in lei che si ritrova l'ambiguità del senso. Il getto è così forte che solleverebbe un mondo, se ci fosse un mondo intorno e non solo mare, un deserto liquido di solitudine e irrequietezza d'onde che si scansa per farle posto in ossequio al regime archimedeo. Non c'è nessuno a chiederle come viva, o dove cerchi l'amore. Chi l'ha osservata, ha distolto lo sguardo, e chi l'ha cercata, lo ha fatto per ucciderla. Di questo, siatene consapevoli voi, perché lei, lei non è consapevole di nulla. Il suo cervello, per quanto enorme, non è che un piccolo grumo nel corpo gigantesco: una ciste, un pedicello. Lei sa solo che a un certo punto occorre respirare e poi, inabissarsi ancora.
Id: 42902 Data: 22/05/2017 18:40:56
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rispondo di tutto
rispondo di tutto, di ogni parola scritta, di ciò che so dell'amore e di ciò che ne credo ma non di quello che accadde nella baia accecante di bellezza. là, dove risuona la lingua insonne delle onde, la musica ossessiva degli scogli: di quello non so e non chiedo. lascio che il buio mi conduca nella dolce culla dell'acqua, sostegno inopinato al mio corpo pesante, così pesante che un giorno bucò la terra.
Id: 42556 Data: 24/04/2017 23:18:48
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Solitudine artica »
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Scenari di crisi »
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se ancora
Se ancora mi confronto col mareaperto, se ancora brucio gli occhi nel riverbero azzurro e feroce di bellezza, non mi compiangere: della vita ho sempre voluto questo. La sferza cieca e indistinta del vento, la coazione a ripetere della risacca, la fuga prospettica dell'orizzonte. Il caleidoscopio impazzito dei riflessi è panacea per la noiosa insensatezza dei giorni e la muta attesa della notte. Prendo tra le mani la sabbia e lascio che filtri tra le dita: di tutto, non rimarrà che questo gesto, e tu che lo racconti.
Id: 41512 Data: 13/02/2017 23:37:21
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Non c’è nulla che ecceda
Non c'è nulla che ecceda il chiarore dell'alba nel ricordarmi che di nuovo sono impegnata a vivere. L'algida linea stamattina era un incongruo incavo arancione nell'indaco perfetto della notte così improbabile che fatico a raccontartelo, mio lontano, mio assente, mio amato baratro nel cuore. Ogni volta l'attendo col cuore in gola, perché non so cosa mi riporterà di te, se le risate bambine o il dolore assurdo della perdita. Sia quel che sia, a volte penso, purché tu non scompaia oltre i tetti, oltre la curva dell'orizzonte che tutto inghiotte. Il suono del tuo nome, la forma del tuo visoo il senso stesso, se mai ce ne sia stato.
Id: 40448 Data: 30/11/2016 10:52:52
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Poetica dellinfartuata
che sia l'amore l'unica realtà in questo mondo di niente reiterati lo dico da sempre. ma sembra che l'intensità provochi placche alle coronarie e questo a sua volta necrosi di cellule cardiache - comunemente dette infarti del miocardio sicché, vedete, l'unica realtà porta alla morte ma anche questo, sì, già lo sapevamo, tant'è che tutti fuggono alla sola parola, “amore”, o la svuotano al punto che non fa più male.
Id: 39879 Data: 20/10/2016 19:24:21
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Ovvero la cecità
Ovvero la cecità colpisce tutti colpisce sempre: come la concupiscenza della freccia di un cupido qualsiasi, le ali corte sulla pancia rotonda, ecco, come quella colpisce a caso. Tu ti trovavi a passare lì, dirai, dirai che pioveva, che non avevi riparo, per questo correvi e non hai visto: non hai visto mai. Così io e così un altro. Tutte queste pupille cieche! Non vedemmo, no, non sapemmo. La morte intanto affonda le mani e ne prende a mazzi, dei non visti, dei non saputi.
Id: 39843 Data: 17/10/2016 16:50:15
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essere-mare
essere-mare, inquieta creatura disegnata dalla luce in languidi turchesi e cupescente piombo. distesa sino all'inevitata separazione dal cielo: cesura d'azzurro, ferita esistenziale mai risolta.
Id: 38138 Data: 05/06/2016 22:42:01
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Val dOrcia
lascio alle spalle la fragranza gialla della ginestra, le lunghe file severe dei cipressi, come frecce protese al compimento azzurro del cielo, il disegno dei solchi che ritma le colline con la perfezione delle spighe, la grazia imponente delle querce e l'umile argento degli ulivi, i casali che si stagliano nitidi tra i verdi, l'erba che si nasconde nella macchia, la sapienza unica delle pietre. lascio alle spalle tutto ciò che mi commuove per il non appartenermi, figlia del caos folgorante di bellezza, del fratricidio e della guerra. Pienza, 27-31 maggio 2016
Id: 38062 Data: 31/05/2016 23:09:11
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corpo
tutto è distante a volte, come aggrumato in un qualche altrove da dove incombe muto, riverberando. qui ed ora resta solo l'ingombrante immanenza del corpo che reclama la sua parte di bottino.
Id: 37744 Data: 13/05/2016 08:07:02
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Talking to a dog in Florence
«Vedi, non è che non mi interessino gli odori della strada: è che c'è altro che mi distrae e guida su, su per i palazzi, le piazze, le fontane come memorie di bellezza, moniti di ciò che può essere quando è,» dice la donna col buffo cappello al suo cane rosso, un bastardino con gli occhi vivaci che se potesse piscerebbe sul David, nel loggiato, persino sulla torre di Giotto o su ciascuno degli otto angoli del Battistero. Ovunque, insomma: ovunque si nasconda il mistero della perfezione. «Tu sai cose che io non so, ma anch'io, sai, anch'io ho i miei segreti,» aggiunge lei strattonando la povera bestia che la guarda con occhi rotondi, non desiderando altro che un bell'albero, un fazzoletto di verde, anche minuscolo, anche terroso, purché sia. Ma quella, pensa lui, non capisce proprio niente. Ha anche lei gli occhi rotondi, e sospira «che meraviglia!» ad ogni pie' sospinto. Intanto, cala la sera. È tempo di tornare a casa, per la donna e per il cane. «Le piscerò in salotto,» si dice lui, che non parla, ma impara presto.
Id: 37286 Data: 10/04/2016 21:11:59
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Assedio
così saremmo assediati, ma chi assedia chi? Chi sta dietro i muri, i fili spinati, i passi affaticati dal fango, nel mare così bello, così cieco che li inghiotte? Chi assedia la mia casa se non il silenzio che accoglie queste immagini di dolore i corpi gelidi e quelli scossi dal pianto i bambini, i vecchi ammassati come assurde cose nel pantano di Idomeni, in fila sul molo di Lampedusa, che premono contro il ferro dei confini? Terra chiusa, terra maledetta. «Non possiamo farci carico di tutto il dolore del mondo,» gridano i sepolcri imbiancati uccidendo l'umanità tutta. Di questo anche non si parla: di cosa ha fatto di noi il silenzio. di cosa siamo diventati, o cosa siamo sempre stati, perché nulla, mai nulla cambia. [Latte nero dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo al mattino e a mezzogiorno ti beviamo la sera beviamo e beviamo] (*) (*) Paul Celan, Todesfuge
Id: 36873 Data: 16/03/2016 00:20:04
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cascata
è come una cascata, un improvviso scintillante precipizio che tutto trascina sciabordando e gorgogliando assorda frantuma la luce in mille sprazzi furenti: così tutto travolge tutto, e dove sia io, questo non è dato sapere, finché la testa non riemerga ansimando in cerca d'aria.
Id: 36413 Data: 18/02/2016 23:08:21
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quel che resta di lei
«Cosicché ho vissuto l'amore come fosse aria, il respiro profondo della terra: di questo ringrazio i giorni, di questo ringrazio. Per il resto, prendo tempo per decidere. Vedremo, quando la clessidra sarà rovesciata qualcuno conterà i punti, ma io, non sarò lì per saperlo,» mi dice la donna dai capelli violetti, il vestito di raso lilla a fiori bianchi che la fascia stretta, come a tenere insieme quel che resta di lei. Parliamo in un tramonto di assurda bellezza, il sole ingigantito dalla caduta. «Mi mancherà tutto questo?» chiede, incrociando lo sguardo col rosso rollio delle nuvole. Ha una mano in grembo, l'altra disegna lievi percorsi nell'aria, piccole perturbazioni innocue. Lentamente l'incendio si coagula nell'indaco della notte. Nella quiete che segue, sediamo in silenzio, vicine.
Id: 36339 Data: 13/02/2016 22:47:01
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la retta del tempo
di tutto il tempo che ho avuto e di quello che avrò c'è un istante indimenticabile, unico, trafiggente come una spada: questo. dove non succede niente, ma la coppa piena di arance spicca contro il grigio ferreo del cielo, oppure sugli orecchini rimbalza una luce diversa che crea giochi sul muro, piccoli arcobaleni oscillanti con la mia testa. questo è l'istante in cui scelgo di vivere, di costruire, punto dopo punto, la retta del tempo. non c'è niente di più ma non c'è niente di meno: lo sguardo che costruisce il mondo da osservare
Id: 36235 Data: 08/02/2016 11:51:37
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di questo, prendo atto
essendo così, che la notte continua ad essere notte e il giorno, giorno, essendo questo; che non si precipita in qualche orrido rupestre ma solo s'inciampa, seppur ripetutamente, nel dolore e questo lascia scabre tracce, secchezza delle fauci, rughe annidate intorno agli occhi stanchi; essendo così la vita da vivere, prendo atto che oggi ho sorriso guardando come il sole, il poco sole scampato alla pioggia, giocava con l'asfalto umido, disegnando figure da cartone animato, sogni bambini. ho ricordato la pozzanghera che saltasti con un balzo delle tue gambe diventate improvvisamente troppo lunghe per le mie. ti corsi dietro, anch'io tentai il salto, e caddi. ma come ridevamo del cappotto bianco maculato dal fango, e della corsa, e di nonna che ci inseguiva intorno al tavolo, fratello mio, fratello caro. e di questo che voglio ricordare tenerlo stretto nelle mani a pugno, di questo vivo, nella distanza siderale che ci separa.
Id: 35648 Data: 08/01/2016 23:56:42
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dove sono io?
dove sono io? mi cerco sempre, mi cerco anche tra una riga e l'altra, non solo nelle parole arrampicate sui versi. ah, che ardite costruzioni, che mano sapiente, mi dico, nascondendo la delusione dell'essere ancora una volta assente, programmaticamente dimenticata: io, io, io la fulgida stella del non esserci. eppure non mi piego alla distrazione. ci sarò un giorno, ci sarà un giorno. questo mi dice la mia testolina bizzarra, così bizzarra che spesso mi volto a guardarla e non la riconosco. tutto è simpaticamente ordito in questo mondo frammentato e minuscolo, il non messaggio, il non desiderio, la non disillusione. d'altronde, cosa mai avrà voluto dire, cosa avrò voluto dire? questo, non lo sa nessuno, né tantomeno io, che se ne sta tranquilla sulla solita poltrona, in un uggioso pomeriggio invernale.
Id: 35613 Data: 05/01/2016 18:01:43
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Auguri! »
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Ora è il tempo della necessità di vivere
Per l'allegria/è poco attrezzato/il nostro pianeta/Bisogna/strappare/la gioia/ai giorni futuri. In questa vita/non è difficile/morire./Vivere/è di gran lunga più difficile. A Sergej Esenin - di Vladimir Majakovskij Ora è il tempo della necessità di vivere, di vivere sempre. Così, come mia madre, ballerò sotto le bombe, io che non ho mai ballato, perché così è, che tutto acquista senso. Io desolata, io perduta, che non riconosco né conosco. Io che ho paura, nondimeno, continuerò a vivere. Non per dispetto, non per rappresaglia ma per necessità. Come l'erba, io continuo a crescere. Che tu non lo sappia, nemico inesistente eppure mortale, questa è la mia forza. La vita tracima dalla guerra, la ignora, la calpesta. Tutto, tutto concorre: il calore di questo novembre sulle pietre della mia città, la forza della luce, la bellezza della filigrana sottile di tempo e dolore che ci attraversa e disegna. Tutto concorre. Di questo, per questo, per sempre.
Id: 35052 Data: 19/11/2015 00:15:56
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Pierpaolo »
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Lutto
lo sai, l'assenza ha caratteristiche di albe rosa-grigio, cieli incombenti e astratti che pesano sul capo. chino, come si conviene al lutto tutto appare uguale, tutto scorre uguale a parte il vuoto d'aria che mi cammina accanto : un'improbabilità statistica fattasi realtà. così, se allungo la mano o muovo un passo non sento nulla, laddove nulla vuol dire proprio questo. né dolore né gioia né altro, solo il risucchio dell'aria, là dove tu eri e non sei più.
Id: 34646 Data: 17/10/2015 07:56:28
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A Paolo
a Paolo che c'entri tu con tutto questo? è che tutto accomunano le radici lunghe del dolore e dell'amore aggrovigliate, affondate nella terra dura dove tu non sei più tutto accomunano e confondono, come questa morbidezza di settembre non fa presagire l'inverno che pure arriverà. lo so, là dove non si è il tempo non esiste ma anche qui fatica a farsi riconoscere: viviamo sempre, non moriamo mai tranne quando, assurdamente, accade.
Id: 34251 Data: 13/09/2015 09:54:23
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La birra del Paradiso
sto parlando con mio fratello morto gli chiedo come sta, e lui risponde bene, anzi meglio c'è tanta pace e tutto è pieno di luce, dice io gli rispondo di non dire banalità e lui ammette che, è vero, tutta quella luce, sempre, gli rompe le palle e soprattutto la birra, lassù, non sa di niente io mi incazzo e gli dico che avrei sperato, dopo tutto quello che è successo, tutto quello, almeno avesse deciso che la birra non gli serve. infatti non mi serve, dice lui, ma qui la danno gratis, d'altronde come vuoi che uno sopporti se no tutta questa luce e questa pace. magari potresti urlare o strapparti gli occhi, dico io. lui replica che no, lì non si può e comunque, aggiunge, cosa vuoi che mi succeda, mica posso rimorire. Che ne sai, gli chiedo, non pensavamo nemmeno che ci fosse un aldilà da cui avremmo conversato anzi litigato, addirittura. Già, risponde lui, ma lo vedo che ride sotto i baffi che non ha. Sa quello che io non so, che questo è tutto un sogno. O lo è questo o lo è quello ancora non ho capito bene. D'altronde non so come svegliarmi sicché davvero, tanto vale che rimanga qui a parlare con lui di cose stupide e inaudite.
Id: 34078 Data: 28/08/2015 13:41:19
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verosimiglianza
è questo folle manto di calore che satura i pori ed evoca irreversibili conseguenze gravide di colpa? così - in queste albe attese nel frusciare continuo, disattento, del condizionatore - è la verosimiglianza l'unica possibilità di lenire le stimmate di chissà quali peccati facciamo come se tu fossi stato e anch'io, anch'io. come se fossimo stati avessimo avuto e il dolore non fosse mai esistito, così che, anche quello di oggi, anche quello, possa cessare di essere facciamo come se la notte, questa notte tremenda, che avoca a sé ogni speranza, priva di sogni nelle convulsioni di lenzuola affilate come rasoi, fosse invece piena di stelle, rotte da calcolare per vele spiegate per un legno sicuro, solido nella sua bellezza, che solchi la piatta distesa dove andare, andare sempre senza mai cercare un porto.
Id: 33881 Data: 08/08/2015 08:01:01
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non senti?
affermare che tutto sia silenzio è come dire che nulla è mai esistito, che questa carne pende vuota dalle ossa, un vestito inutile e vuoto di senso. non senti, non senti come tutto canta? la luce piena, il rosso incubo del tramonto, l'oro traslucido delle nuvole tutto, tutto canta. tutto è amore e, sì, lo ribadisco, canta. vale la pena, ne è valsa la pena solo per questo, sentire questo: il peana degli alberi, l'inno dell'erba, i ditirambi dell'acqua. sentire questo, essere questo: canto incantato, musica di sillabe, aria di parole.
Id: 33650 Data: 19/07/2015 23:39:39
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e quantaltro concorre
«io non parlo, dice la voce perché nessuno ascolta,» così che anche lei cade nel consueto ossimoro esistenziale. «dire di tacere è parlare,» osservo io stessa, che sono famosa per far risaltare l'ovvio perso nelle stratificazioni dei significati. la voce non risponde più, decisa a dar seguito alla propria affermazione, a non essere colta in castagna da maestrine improvvisate. sicché dopo queste non ci saranno altre righe spezzate, fatte salve contraddizioni, ironie della sorte, scompigli della mente e quant'altro concorre alla nostra solitudine
Id: 33514 Data: 10/07/2015 07:28:26
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solstizio
all'alba del giorno più lungo, tersa alba dalle poche, equivocabili promesse, lei sta seduta, ferma, solo le mani come piccoli messaggi inauditi. guarda l'azzurro e non trova ragione per spostare lo sguardo, posarlo sul consueto dolore quotidiano le assenze trafiggenti, le ineffabili conclusioni. vorrebbe essere cielo, per una volta solcata da scie bianche, sbuffi di nuvole, esseri volanti, pronta ad accogliere il sole del solstizio
Id: 33178 Data: 21/06/2015 06:56:17
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tutto è nudo e feroce
tutto è nudo e feroce in queste albe forzate dall'angoscia, albe di mondi alieni colorate di viola, porpora e giallo. non riconosco nulla, ovvero conosco tutto e tutto mi ferisce. questo essere oggettivati inchiodati alla propria responsabilità di esseri transeunti. i baci che non ho dato le parole che non ho scritto i figli che non ho fatto : tutto mi inchioda. aspetto che il sole sorga lo aspetto col cuore in gola e le mani aperte, strappate al corpo
Id: 33016 Data: 11/06/2015 07:04:31
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vorrei
vorrei qualcosa di leggero, un tocco, un segno sulla fronte. qualcosa con le caratteristiche dell'innocenza, che azzeri l'attesa in cambio del presente, profonda d'azzurro tutto, tutto ciò che mi circonda. esseri viventi e cose trascesi nel colore, vividi e sublimi. tutto così, d'attimo in attimo immortale.
Id: 32949 Data: 07/06/2015 11:44:22
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la mia idea di perfezione
dello stare nell'acqua ciò che preferisco è il morto a galla: si sta abbandonati ad una forza sicura, calcolabile, nota sin da qualche assurda antichità. nelle orecchie lo sciabordio ritmico che calma, negli occhi la lama accecante dell'azzurro. ecco, questa è la mia idea di perfezione, di indefettibile coscienza di sé. tutto il resto, compresi voi - miei cari, miei amati - tutto il resto è in salvo a riva, lontano da questo mio ondivagare. nessuna meta, nessun movimento proprio: solo lasciarsi andare, lasciarsi andare all'infinito della piatta distesa. appartenere, insomma. insomma essere.
Id: 32709 Data: 27/05/2015 09:12:36
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ogni volta che ricado
ecco, c’è un posto dell’anima dove trovano spazio le sillabe. queste, come pietre miliari, segnano strade sconosciute e rare, piccoli percorsi impervi intrisi di dolore e luce. a volte sprazzi di colore nelle pietraie salgono a ricordare la vita che comunque continua, comunque s’ingegna, anche in questi silenzi siderali, a far sentire la sua voce cristallina. perché in questo posto non vive nessuno. l’aria è troppo rarefatta e il respiro si mozza e precipita dall’aspra altitudine del luogo fino al quotidiano sentire. ogni volta, scoprirlo è una ferita. così, ho il corpo costellato di cicatrici ancora aperte, per ogni volta, ogni volta che ricado.
Id: 32639 Data: 24/05/2015 16:17:17
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tranne che un risveglio
a volte l'alba mi sorprende ad occhi spalancati come fossero in attesa della rivelazione delle cose. tutto il silenzio precipita nell'attimo della luce che si diffonde, tutto, tutto il silenzio. così ritrovo il consueto rumore della vita che sale alle finestre, disumanata e scabra. eppure è così privo di consistenza questo memento che tutto sembra tranne che un risveglio.
Id: 32614 Data: 23/05/2015 06:20:26
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Della deriva, dello scarroccio e di altre metafore marine
non ho mai sperimentato l'uso della deriva per ridurre lo scarroccio dovuto alle correnti - che, se ci pensi, è un bel paradosso, quasi un lapsus linguae nel nostro mondo di segni fatto, se ci pensi, il che non accade, lo è. così vago, lasciata andare ai flussi. non in balia, ché tutto è calcolabile, solo molle, come una vela senza vento, per rimanere nella metafora marina. consapevole solo di una cosa: che laddove non c'è amore - te l'ho detto, te l'ho spiegato, amore panico intendo - laddove non c'è amore, dicevo, c'è solo morte. morte metaforica, anche qui, ma buia e nera e fonda. di questo sapere è fatta la mia vita una fra tante, un incidente della storia come tutte. noi che vaghiamo, pretendendo un timone mai esistito, un senso, una direzione, nella piatta distesa azzurra
Id: 30869 Data: 27/02/2015 07:08:38
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Ahi, melassa!
è passata l'ora degli auguri? posso di nuovo alzare la testa, spiumacciare le ali metaforiche e spalancarle, in vista di improbabili cieli azzurro terso rosa caldo e rosso ghiaccio? posso dire, mentendo a me stessa e a te, che non m'importa del giorno del calendario, che tutti i giorni sono uguali, scanditi dall'irrefrenabile necessità di vivere - nonostante? che non perdo mai la voglia d'incontrarti infilare con lo sguardo le dita fra i tuoi capelli, contarli ad uno ad uno, verificandone l'esistenza, sentire l'assenza delle tue labbra sulle mie, iconografiche morbide labbra, e le mani che non si toccano, mai, spingendo al limite l'ipotesi del contatto? Così facendo, ripeto, i giorni sono tutti uguali, natali, pasque, capodanni, tutti convergono ad un'assenza. un principio indimostrabile da cui sono partita e da allora vago - ahi, me lassa - tra confini e percorsi indistinti, con le parole inefficiente ancora.
Id: 29522 Data: 27/12/2014 08:11:30
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risposta non richiesta
«tutto questo silenzio, tutto questo silenzio, dimmi, da dove trae la sua permanenza, dove radica se è duro il suolo del non essere - niente, dimmi.» «ho perso la voce, come l'altro che amavo senza che lo sapesse. nessuno sa niente dell'amore, affermo, neanch'io d'altronde, se non come si scrive, lettera per lettera. amico mio, amico mio, il silenzio è l'unica cosa vera. il resto è schermo, rappresentazione, diga: la parola trae forza dall'inganno. è così poco, è così poco tutto, che non sia la purezza radiosa di un cielo, di un gesto non trattenuto, di uno sguardo rotondo. così taccio e nulla succede: e di questo, non voglio parlare.»
Id: 28908 Data: 23/11/2014 20:32:50
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Linsistenza delle cose
tutto ciò di cui ha bisogno il giorno è compreso nell'istante in cui dagli occhi si dirada la nebbia delle ciglia : «così dimentichi e ricostruisci,» spiega l'insistenza delle cose fatte di materia prima indistruttibile, cognita al tatto.
Id: 28497 Data: 07/11/2014 07:31:31
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tre minuti e mezzo
appena un attimo, amore mio, per dirti che la storia non ha mai concluso niente, s'è sempre arrotolata su se stessa, un uroboro senza la magia dell'alchimia. facendo silenzio, talvolta si può sentire qualche distante fatto o accadimento ma più spesso è il rumore del presente che assorda. così cosa vuoi che ti racconti quando tutto ha senso solo nell'attimo in cui accade, non riverbera, non scuote, affonda nel flusso. lo span d'attenzione è di tre minuti e mezzo: regoliamoci, amore mio, per questo e i prossimi amori, che inevitabilmente verranno.
Id: 27635 Data: 26/09/2014 12:49:02
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Prima ancora
c'è sempre la sorpresa che altri siano già svegli, già in strada, producano rumori da affanno quotidiano prima ancora di me, senza di me che vagheggio di albe pristine e solitarie su un qualche cliff che precipiti nel mare. in piedi, il vento che schiaffeggia la gonna, i capelli un nero groviglio intorno al viso affilato, non mio, eppure in qualche modo strano appartenente a me che lo immagino. così quando sale fin qui il rumore dell'autobus o lo stridio di qualche macchina vecchia e stanca di vivere quando sale fino al settimo piano del mio personale abisso, sgrano gli occhi nocciola dal centro nero, li sgrano fin quanto consentono le cicatrici dell'iride, e mi chiedo chi siano, chi siano questi esseri marini che si moltiplicano col passare dei minuti, finché la luce non li riconduce alla loro realtà di lamiere e motori, pneumatici, claxon ancora timidi prima dello scatenarsi della furia del giorno.
Id: 27466 Data: 17/09/2014 06:45:50
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Ricordi Vasco da Gama?
asserisco che l'oceano esiste e che la terra finisce all'improvviso sebbene cartelli ne segnalino la scomparsa nel più cortese dei modi. un confine dell'anima, direi; non della geografia, amico mio. qui il mareaperto è un richiamo potente per le vele ancora arrotolate. se ne sente il grido rauco da lontano e ti trascina fuori dalla baia le indie favolose, i tesori, i mostri marini: tutto è pretesto per la fuga da sé e dalla massa di terra che incombe alle spalle essere azzurri, trasfigurati in leggenda cosicché la vita abbia ancora la pretesa di un senso
Id: 27392 Data: 12/09/2014 22:49:22
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solo quando piove
tutto ha strane assonanze. tutto si piega al senso. così, percorrendo in largo e lungo lo spazio delle sillabe concatenate, capitava di inciampare su se stessi. come se ci fossero davvero anime gemelle, s'avverava il miracolo del riconoscimento. ma tant'è, la vita ha esatto la sua consistenza, il rimando si è trasformato in eco sorda: una vecchia ferita cicatrizzata che duole solo quando piove.
Id: 27106 Data: 27/08/2014 16:49:59
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tutto accresce il silenzio
tutto accresce il silenzio, anche l'eco dei motori sulla strada lontana, persa strada di fatiche e ritorni. l'estate ha fatto passi da gigante nella città deserta, in un giorno appena. tutto è rimandato, tutto è sospeso. restano poche anime poche a guardia del quotidiano: ritrovarle è una epifania «ti ricordi quando respiravamo il mare come aria?» dice assorto, con quello sguardo azzurro di fondale «ricordo, sì, ma tu non c'eri.» passa così un altro giorno, sotto il cielo confuso di nuvole, con l'afa che abbruma i contorni. «torno domani, forse ci sarai.» «non c'è domani, solo c'è l'adesso,» rispondo all'unisono con i gabbiani cittadini, mostri mutanti dalla vasta distesa alle discariche, in un solo colpo d'ali. * prove di endecasillabo "sublime ed eloquente" (i suoi, non i miei) in omaggio a Mario Luzi nell'anno centenario della sua nascita
Id: 26827 Data: 09/08/2014 07:07:15
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bruciare i libri
* ma non sono io. questo è me che guarda. tutto lo attraversa e incendia * un lavacro di fuoco amico: così scomparve. non ne seppero nulla le cronache figurarsi la storia.
Id: 26582 Data: 20/07/2014 06:46:18
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sebbene lei sia come la notte
sebbene lei sia come la notte, come la notte sia, piena di luci tremule e distanti, sebbene lei sia così donna corvina di facili virtù, non di rado si distinguono trame delicate nei barbagli, materia d'aruspici e indovini d'altri tempi. oggi lei sta, inosservata e assorta nel cupio dissolvi dei significati.
Id: 26198 Data: 19/06/2014 11:23:45
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memoria
la prima cosa sono le mani, le lunghe dita sottili, per carezze lievi quando la notte passavano sulla fronte piano, per allisciare sogni scapigliati o raccogliere qualche lacrima accorata. confesso che questo è il ricordo più forte, l'assenza più ardua. poi c'è il sorriso, quello che porto anch'io, passo dopo passo in questo bizzarro gioco d'equilibrio dove le nostre solitudini si confondono intersecando i piani temporali e non so più di chi sia l'attesa, di chi la speranza.
Id: 25595 Data: 09/05/2014 09:44:54
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Rovi
"morire è questo ricoprirsi di rovi nati in noi" Antonia Pozzi - (Milano, 1912-1938) se non fosse che il silenzio scuote a volte la lunga scia d'ombra, se non fosse questo direi che sono preda delle parole, preda indifesa. che tremo, e ho paura di dove le sillabe portano la lingua, portano me. l'io scrivente ha un callo sul cuore, sai? un'ipercheratosi dura, dolente e irriducibile ai rimedi.
Id: 25378 Data: 21/04/2014 22:47:53
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della pietra e della freccia
siccome era giorno, ma giorno
fitto, di luce abbagliante,
siccome era così, dicevo, andavo
di sasso in sasso
felice d'essere tra le pietre, pietra
adamantina, non sfiorata
da ebbrezze, turbamenti, vuoti.
del sogno d'essere freccia
conservavo vaghi ricordi,
una qualche suggestione
di cuspidi, impennaggi, sibili
nell'aria. ma tant'è. mi ritrovavo
compatta pietra rotolante
piena d'aggettivi ridondanti.
Id: 24566 Data: 28/02/2014 00:19:35
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lamore, dico
l'amore, dico. l'ampia cassa di risonanza
innestata al centro delle cose,
il sublimare in un istante da solido
a gassoso. ecco, questo amore
impronunciabile e troppe volte ribadito,
come fosse facile l'apertura iniziale
e quel suo arrotarsi finale, passando
per le labbra come fiato,
questo amore, dico, non crocefisso,
non bruciato su nessuna ara,
ma nutrito di carne e trascendenza,
è quello che resta di questo vago viaggio.
o anche, è il viaggio in sé, la cosità,
l'essenza. questo penso, mentre l'alba
apre varchi rosa nell'indaco,
restituendo luce all'universo mondo.
Id: 23954 Data: 18/01/2014 08:04:38
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mia voce unica
davvero, poeta, sei la forza straordinaria della parola, un battere e levare che sarebbe banale incatenare a ciò che non saremo (mai). dire (mai) è come riconoscere la tua assenza il tuo non esserci per, ovvero annegare, annegare infinitamente nei tuoi mari pieni di sirene. mia voce unica, che quando tace mi sembra che tutto il mondo taccia, nudo, privo di baie e sciabordii, onde, riflessi, fasciami, catafratti dietro orde di suoni, bardati a festa. mia voce unica, che amo con la cautela degli anni e la forza dei miei capelli siderali; essenza delle sillabe, che spargo sui polsi, sulla nuca, convinta del suo potere taumaturgico, illusa dalla magia del dire. ah, poeta mio poeta, senza mani che io possa toccare, dovremo allora parlare così, di verso in verso. come tacere, come non essere essendo, questo m'insegni.
a F., sempre
Id: 23568 Data: 20/12/2013 00:11:31
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gassa damante
c'è questo nodo disciolto - non tagliato -
che ancora ricorda la sua natura d'intreccio,
quando i capi soggiacevano alle strettezze
ed era compatto, forte, inestricabile.
o così riteneva, almeno, ignorando l'esistenza
di dita gentili e tenaci, che l'hanno ridotto
all'inesorabile natura
di molle linea curva, una fra tante.
Id: 23486 Data: 14/12/2013 00:20:14
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la stanchezza
eccetto che la stanchezza come un filo di seta imbozzola
i pensieri: un filo color fucsia,
direi, ardente. così ardo, impaniata,
nel fuoco sacro del nulla quotidiano.
Id: 23312 Data: 28/11/2013 23:52:28
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cuore cieco dellinverno
figure stagliate nel vuoto
assorbite dal cuore cieco
dell'inverno, là dove tutto
è immobile. immagina questi
fiati gelidi che si aggrumano,
distanti, nel silenzio-assenso
delle omissioni. esseri
assurdi, incapaci di gesti,
inflitti a se stessi. stanno,
e lo sguardo esita a sfiorarli,
si ritrae dietro le ciglia.
così i dimenticati dagli dèi,
voci perse, che pure un tempo
sollevavano montagne.
Id: 23149 Data: 17/11/2013 00:21:58
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il senso della misura
ascolta, amore: appena più basso il sole sciorina ancora luce vivida, in questo novembre greve di eco sorde, storie che si ripetono insulse e terribili.
quei riflessi, sai, sulle colonne, quei rimbalzi di ombre di pietra in pietra,
i sampietrini passo dopo passo ripercorsi, levigati fino a ritrovare il solco.
roma insegna, in qualche senso, quello che passa e quello che resta. non che consoli, ma da' la misura.
Id: 23015 Data: 07/11/2013 00:04:20
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tutto è questo
tutto è questo: noi che rimbalziamo
da un verso all'altro, nella strutturale
solitudine del segno, sorda eco.
appena un'altra parola, una sola
che si stagli a fuoco contro il grigio. poi
tutto sarà disperso, tutto sarà muto.
Id: 22861 Data: 27/10/2013 00:55:00
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orfani
Il buio stamattina come una perdita; un lungo addio di strade, cavalcavia e binari nel diffuso grigio di un autunno estraneo
Le tue parole sono sangue
ed io, vena. Sicché loro scorrono e io sto con l'usura delle cose consumate dal flusso, mai vuota eppure incapace di trattenere
D'improvviso, siamo orfani destituiti da ogni fondamento : un canto vuoto, senza la cassa di risonanza dell'amore
Id: 22774 Data: 20/10/2013 18:31:29
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golem
sono sopravvissuta alle linee della mia mano
sicché ho preso fra le mie dita i giorni
facendone creta,
pasta morbida e densa
con cui modellare /l'amore/
poi,
un fiato leggero, alitato a labbra socchiuse
così, sei nato, e io ho potuto vivere
Id: 22710 Data: 16/10/2013 07:20:52
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lassurdità di una dolcezza
l'assurdità di una dolcezza
morbida
in questi giorni di morte, quando tutto sembra
promanare dal buio,
dal freddo materico del mare
eppure, una carezza è una carezza
e il sole ottobrino è maestro nell'accarezzare.
sicché, lascia che mi abbandoni
e ti sorrida,
dimentichi l'orrore dei fondali
e il dolore che mozza le parole. avremo tempo, sì,
avremo tempo, per piangere l'inevitabile
frutto del nascere.
Id: 22666 Data: 13/10/2013 12:18:21
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misericordia
abbiamo già detto tutto, della notte,
della paura, dell'orrore. ora cosa resta
per quei corpi impietriti dal sale
allineati in parata sui moli?
cosa resta per noi, che non sappiamo
di essere gli altri, divisi dal caso?
su quelle barche ci sono figli, mariti,
fratelli. su quelle barche
ci sono io, riflessa nei mille corpi
aggrappati ai fondali, braccia tese verso
il nulla stratosferico del benessere
che ignora la misericordia
e ci annega in un piùbuio,
piùfreddo di silenzio.
Id: 22517 Data: 03/10/2013 15:30:11
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Nannare
quella nera dissolvenza dello sguardo
trafitto dall'immaginazione. la forza della parola
e del gesto
quando camminavi sui nostri amati sassi
regina
nella notte di roma.
vedi, anna, non ho molto
da raccontarti, oggi: l'acqua nella fontana scorre
sempre uguale, con la sfrontatezza
della perdizione e tutto resta
chiuso nella sua logica, come se l'eternità fosse vera
e intanto, la vita scorre altrove. la dissoluzione
ha radici antiche, lo sai, profonde nella terra
che alimenti.
NdA: oggi, 26 settembre 2013, ricorre l'anniversario della morte di Anna Magnani, scomparsa nel 1973. ringrazio @sulromanzo per il ricordo e per lo spunto.
http://youtu.be/BFLSNXXRRvA
Id: 22426 Data: 26/09/2013 16:07:51
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il rumore dellabbandono
così raccolgo le mie cose. poche, come da
iconografia. si fa sempre così,
si ricade negli stereotipi dell'abbandono, delle ali
tarpate. oh, quelle piume tagliate che cadono
lievi, ondeggiando.
volute che si rincorrono, disegnando
l'aria. niente che rimanga, sia chiaro: tutto
è pronto a cadere al suolo.
senza rumore.
Id: 22420 Data: 25/09/2013 21:15:23
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La logica stringente dei nodi
eppure il silenzio della notte non m'ha insegnato a distinguere tra ombra e ombra, a discernere cosa sia me e cosa altro da me vedo, intravedo, pretendo di capire, ma solo quando l'alba arriva con le sue dita di rosa ritrovo gli oggetti e il soggetto : io trama e ordito si ricompongono in un tessuto di Arras, con la logica stringente dei nodi
Id: 22262 Data: 15/09/2013 16:36:51
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intima alla memoria
cammini anche tu la sera, in cerca dell'ultimo angolo di luce, prima dell'assedio dei ricordi, in quest'ora confusa che non è una cosa né l'altra, ma intima alla memoria il suo agire?
così ti contemplo, come un non aver potuto esistere, mio amore non amato e non amante. siamo capaci di silenzi infiniti, noi che non siamo tali. le mani, ferme, non osano gesti.
Id: 22244 Data: 13/09/2013 22:45:32
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delle betulle e della guerra
ho imparato che le betulle fremono davvero, impilano imperiose colonne di verdi sul bianco lucido dei tronchi che brilla al sole; oscurano la strada, dove è passata, anche qui, la storia: oggi come ieri sangue e ossa, mani protese a proteggere il corpo, tutto invano, sempre; i morti hanno concimato la terra, lasciando a noi il privilegio della bellezza. perché si, tutto questo è bello, in quel senso assoluto a cui non credo, nonostante tutto, oppure proprio per questo: che si sia ancora qui, che tutto continui, indefinitamente.
Id: 22184 Data: 09/09/2013 17:19:09
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Gothic
Così ha tra le mani una rosa bianca screziata di sangue un vivido esempio di perfezione In questa terra divorata dall'angoscia, dove la nebbia cade Come una maledizione A ricoprire il verde, trascolorando in nero anche la morbidezza dell'erba. Non ci sono strade che ti conducano a me, dove io sono adesso?, Chiede, con la voce arrochita dal ferro della solitudine, I capelli sciolti sulle spalle come una massa intricata di pensieri, Sparsi, sparsi, sul bianco del letto. Cieca cieca creatura, consapevole solo dell'abbandono.
Id: 22095 Data: 03/09/2013 17:41:08
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La pelle dellorso
è un paesaggio di tragica sonorità, una valle
muta, brumose cime scure percuotenti il cielo.
una sorta di vita sospesa nell'albergo abbandonato,
popolato da pelli d'orso stese senza pietà
a dar lustro ad altri piedi, in altri tempi.
immagina questo, amore mio: un posto di assenze,
di "saremmo stati" o "avremmo potuto",
in cui l'umidità penetra piano, un lento tumore
delle pietre e dei legni chiari.
una malinconia programmatica avvolge ogni cosa,
tutto ne risulta come attutito, quasi la memoria
fosse l'unica realtà. ovunque,
la terribile bellezza dell'abbandono.
Poiana Brasov, settembre 2013
NdA: volevo precisare, scanso equivoci, che in realtà Poiana Brasov è quel che si dice una ridente località di montagna ed una famosa meta turistica rumena, soprattutto per gli amanti degli sport invernali, dove si trovano strutture alberghiere con ottimi standard. Come sempre, il componimento riflette la realtà dell'autrice, non quella delle cose :-)
Id: 22071 Data: 02/09/2013 14:37:51
*
E solo una teoria - lettera
La presenza umana a quest'ora è solo una teoria
di manufatti, un rincorrersi di pietra all'orizzonte
dove un cielo azzurro fino all'ossessione staglia i profili.
Così accade che il silenzio prenda il sopravvento,
la pausa invada l'opera. Sì, adesso tutto tace, amico mio,
l'ecolalia frenetica del giorno è lontana abbastanza
da ascoltarsi. Una riga sottile di bianco nel cielo
rimanda a qualcosa di lontano, un indefinito altrove
che non ricorda nulla, non si piega alla frusta della storia.
Mi lascio andare a un vagheggiare soffice, una sorta di
nebbia incosciente e morbida che avvolge tutto,
sfumando la pressione del reale. Non c'è molto altro da dire
a parte questo: ho visto una nuvola di uccelli disegnare
trame indecifrabili e perfette; erano migliaia, credo, o forse
pretendevano di esserlo. Nel caos, ognuno trovava il suo posto,
la sua direzione. Io stavo quaggiù, sola, osservatore perturbato
dall'osservazione.
Id: 22039 Data: 31/08/2013 10:25:53
*
La fuga della luce
così succede a volte
che la luce fugga
e si rifugi in carsici pertugi
al di sotto delle ciglia
e lì scavi
cercando vie d'uscita
e faccia sfuggire lampi
in memoria di se stessa
Id: 22016 Data: 28/08/2013 23:53:06
*
Maelstrom
Tutto tace. È un silenzio come un maelstrom,
frutto di correnti e maree,
niente che io possa controllare.
Vi cado con l'inconsapevolezza del fasciame
non l'angoscia dei marinai o del loro capitano.
Non attendo il fondo
come una liberazione, non attendo niente.
L'unica realtà è la spirale infinita
delle acque, buio turbine. Come riverisco
questo cieco esistere precipitando.
Id: 21927 Data: 22/08/2013 15:22:25
*
tutto ha lampiezza del mare
tutto ha l'ampiezza del mare
se visto dalla giusta prospettiva:
un angolo ottuso tra le linee di fuga,
la giusta divaricazione tra l'aspettativa
e la cosa.
così, amore mio, non rimpiangerò le tue onde
né il sale che illude.
solo a volte, quando il sole rimbalzerà
in qualche riflesso,
del mareaperto ricorderò il colore
quando annega di luce.
a Laura
Id: 21760 Data: 08/08/2013 23:18:26
*
noi siamo stati
appena un attimo, un vuoto infinitesimale in cui si insinua la bava di luce del tuo sguardo obliquo. ricordi, vero, l'attesa e poi le mani che correvano veloci e le labbra, le labbra, le lingue,
veloci, veloci, l'umido, la spinta,
la gioia del corpo, mia gioia, fiato mio. poi, ritrovare il respiro, la pausa, rallentare il metronomo del cuore. battito su battito, pelle su pelle. noi siamo stati
[felici.
Id: 21681 Data: 03/08/2013 00:09:33
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amore dacqua, amore di parola
quando di notte come sempre batte
il nome e incontra le sillabe rotonde del mare
allora si intravede nel buio il fuoco futile
del gioco dei rimandi. sarà quello che dici
o il come che mi chiedo se la baia esista e dove poggi le braccia, le lunghe braccia
di luci tremanti, come me. dove sei? in quali fondali anneghi i tuoi silenzi, amore d'acqua, amore di parola?
ragazzo che viaggi sull'onda dei versi col sorriso sfrontato del filibustiere, dove sei? qui l'assenza è colpa e pena.
Id: 21644 Data: 31/07/2013 00:14:05
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L’inutilità della sopravvivenza
ecco, leggo e sono lì in tutti questi lì, sono sempre fra questi corpi disarticolati decomposti torturati corpi coperta di cenere o trasformata in cenere o chopped, you know, as the meat in realtà io non so, non so niente anche se conosco tutto i cecchini di sarajevo, i fiotti di napalm e i gulag gli uliveti sradicati in memoria di auschwitz e i terroristi suicidi in memoria degli ulivi srebrenica e ancora corpi scheletri di ossa risonanti i campi di lavoro di rieducazione di sterminio i killing fields e auschwitz il buco nero più profondo il vuoto di senso perché leggi queste cose se ti fanno impressione? lascia stare ma io non volevo lasciare niente tralasciare niente, volevo conoscere conoscere riconoscere di precipizio in precipizio il garage olimpo il sangue del ruanda myanmar o timor est, sowetho, l'estadio nacional de chile, kabila, pristina my lai dal nome così dolce halabija, la strage del pane, la strage del mercato, la strage di sabra e shatila, la strage i corpi spiattellati del wtc, i corpi annichiliti di guantanamo, la counterinsurgency o come si chiama adesso. tutta, tutta la geografia del dolore e ovunque l'umanità - ah! l'umanità, che dire? - ovunque uccide, io volevo sapere toccare con mano, un san tommaso di sangue di sangue di sangue non c'è niente di più umano della procurata morte dunque di cosa parliamo, di cosa parliamo adesso? parliamo dei vivi amore, parliamo dei vivi subito prima o subito dopo la rottura della simmetria quando dipingono la cappella sistina compongono la suite n. 1 per violoncello solo scoprono la doppia elica scrivono l'equazione di dirac subito prima o subito dopo parliamone. diamo fiato al fiato, fiato mio perché noi sopravvissuti per caso siamo tutto e il contrario, stelle pronte a chiudere la sequenza principale esplose di luce o implose in buchi neri inutili cieche stelle trasfigurate di bellezza.
Id: 21492 Data: 20/07/2013 19:08:38
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Se cè qualcosa che può sostituire lamore
"se c'è qualcosa che puo' sostituire l'amore, questa è la memoria"
Josif Brodskij
Non si sono piegati i pini di Komarovo né il lago è più silenzioso di allora,
quieto lago in acque agitate dal secolo terribile:
là dove conobbi il tuo sguardo, amico mio, io, la tua musa in lutto, ora riposo.
Ho accumulato la stanchezza dell'orrore e me ne sto qui, priva di carne, come d'altronde s'addice all'asciuttezza del canto.
Che tu sia stato vivo in un qualche altrove, sia stato poeta di enfasi vibranti, l'ho saputo dalla terra,
dal brusio degli insetti e dal grido degli uccelli: loro, sì, loro dicono le sole cose che sento.
Id: 21288 Data: 09/07/2013 17:44:04
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La stretta evidenza del respiro
lì in quella luce tiepida, lì si trova un colore arancio morbido, avvolgente un punto di frequenza inusitata che stempera l'angoscia viola, pulsante nelle tempie quando accade, come accade, quello o questo o qualsivoglia.
nell'arancione s'infiltrano bave di azzurro ricordi di baie e mari infiniti distanti e ciechi di cieli vuoti
privo di eco acuminate, essenziale nella sua rotondità, tutto vi è silenzio: nessun rimando, nessuna colpa. La stretta evidenza del respiro
colma le assenze.
Id: 21113 Data: 28/06/2013 00:49:14
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lesattezza della luna
l'esattezza della luna nel nudo cieco
del cielo trasforma in astrazioni i corpi
un richiamo del te assente quello che non mi tocca non mi bacia non mi crede
sicché io non esisto e tutto tace
Questo silenzio è il silenzio della luna (*)
(*) "Delitto e castigo", F. Dostoevskij
Id: 21068 Data: 24/06/2013 15:39:46
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Luomo del pane
curvo sotto la gerla del pane e degli anni gli anni, gli anni passati, un'imprecazione che scandisce ogni battere
e levare del tallone dalla strada consunta consunta bucata sporca strada - quanti aggettivi per l'abbandono? - compagna del suo andare continuo avanti e indietro in questo quartiere da sogni anni '50, piccoli sogni piccolo borghesi
«manderò i figli al liceo, mia moglie farà la signora coi capelli cotonati ed io faccio pane faccio il pane tutti i giorni, montagne di pane per i baby boomers affamati, così comprerò il futuro»
fatto salvo che il futuro non ci ha aspettato precipitando in stridor di denti
così va avanti col suo pane, pane caldo che non ama più, non ama più
niente.
non la strada o i palazzi o le cime dei platani che riparano dall'assedio della luce, il tutto vecchio e polveroso che lo circonda.
inopinata morte delle cose.
Id: 20950 Data: 15/06/2013 12:18:00
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perdonami il silenzio
perdonami il silenzio ma a volte le parole hanno andamenti feroci strane pieghe e onde dove si nasconde il dolore, s'annida l'indicibile battendo sulle sillabe - tamburi. Sicché tacendo, si riacquista la quiete dell'alba, quando la luce cola goccia a goccia sulle cose, ne recupera il senso di oggetti. Così si sta, con gli occhi socchiusi in attesa che il respiro si plachi.
Id: 20932 Data: 14/06/2013 07:41:22
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il poeta
ha un occhio cieco e uno che brilla
l'occhio cieco coglie l'essenza la cosa nuda, quello che brilla la infonde di bellezza ricamandola di parole
tutto si fa sghembo e inconoscibile
rimane l'amore distante lassù in cima alla ripida scalinata di versi
Id: 20820 Data: 06/06/2013 19:54:22
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Essere fragile
ogni parte del corpo m'è estranea ma duole di un suo dolore sordo memore di ben altra appartenenza
guardami, dice lei, il collo proteso nell'ennesimo tentativo di riaffermare la sua presenza, patetica figura nell'ombra che la invade dal fuori al dentro. è il soffio di dio che da e toglie, dice, eppure tutto appare fermo, una bonaccia di immani dimensioni nella stanza appartata, semibuia che la reclude e la protegge. le tende bianche ricadono con precisione millimetrica, disegnano filigrane incomprensibili sul pavimento lucido.
dal dentro al fuori non trapela il senso di questo essere fragile, tutto va come deve andare, sempre.
Id: 20786 Data: 03/06/2013 07:42:03
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Rosa
se fosse più facile dire di una rosa
«essa è.»
maledizione a chi ha coperto questa corolla
di retorica, soffocando la natura
perfetta
d'amore muto
Id: 20676 Data: 25/05/2013 18:13:40
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Fausto e le parole
Estamos hechos, en buena parte, de nuestra memoria. Esa memoria esta hecha, en buena parte, de olvido. (J.L. Borges)
c'è un ricordo di terra violenta e bella nello spazio vuoto tra le righe dove le parole cadono, sparse note di dolore, ferite. la solitudine strutturale delle sillabe come un richiamo | d'amore perso : la lingua bellissima accarezza le labbra del senso http://youtu.be/D3_ycRxmbWU
Id: 20633 Data: 22/05/2013 18:14:31
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Bonifica o La Maremma non esiste
1.
La Maremma non esiste è una non terra fertile, tumida d'erba e girasoli incongrui una rincorsa di verdi fino al mare brillante
lui sì esistente, fiero della sua natura liquida in - bonificata
eterno mare imbonitore che m'asseta
2.
[di quel che volevo dire non è rimasta traccia: ascolta dunque quel che sono quando sono]
3.
la bonifica è effetto del dolore, chirurgica ferita contro la mal aria. sogno di demiurgo che inganna se stesso:
tutto torna alla palude.
http://youtu.be/73uujQS3iOU
Id: 20465 Data: 15/05/2013 00:28:39
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contemperare la ginestra
contemperare la ginestra,
gialla allucinazione prima della discesa
alla piatta quiete del lago, torbido
specchio che inghiotte il verde
la precisione dell'acqua delinea l'orizzonte
di colline; tutto appare fermo:
l'illusione di un congelato divenire
nel pullulare informe di vita
se fosse così, il non essere: un sostare
dello sguardo su qualche vastità
piena di silenzio e giallo fragore,
nell'intima consapevolezza del nulla
Id: 20365 Data: 10/05/2013 08:14:50
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a proposito di conversazioni
Parla a mezza bocca, soffiandomi nell'orecchio
mentre accarezza il suo cane buffo
(il ricciolo impertinente della coda si muove
impercettibilmente)
Così scopro che sotto gli occhi azzurri
c'è il solito lago nero di dolore.
Non che pensassi gli azzurri ne fossero esenti,
ma lui aveva quel guizzo luminoso,
solo un ritorno di fiamma, capisco ora.
Lento sale dall'erba l'umidore del crepuscolo
mentre il racconto si fa denso come pece.
Intorno una quiete fatta di piccoli fiori, lampi di viola e giallo
tra gli arbusti, una quiete così
surreale.
Id: 20222 Data: 30/04/2013 18:07:24
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quadri
I assordante l'odore dell'acacia penetra la pietra, docile all'erba. II rarefazione dell'alba quando tutto è lucido riscoperto alla sua forma divina alba dalla dita di rosa, ovunque tu sei io sono persa di luce. III che sia lieve la fine del giorno calda come una mano sul seno fremito lungo il collo IV alla radice del pensiero sta il corpo
Id: 20154 Data: 25/04/2013 23:54:28
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tu che hai mani come radici
tu che hai mani come radici, dita contorte e nodose, sazie di terra; quel ridere bambino
che si rincorre alla gola; occhi lontani che sfidano i giorni, grandi occhi capaci di luce;
sogno mio, tu, dove sei?
sono persa a me stessa in questi giorni di sole, spessi come fossero materia
a sera tutto sfugge, lasciando scie di porpora nell'indaco, come segni di sangue.
Id: 19987 Data: 13/04/2013 23:36:59
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Invettiva
Massì andiamo da Amici, che è un nome ch'è tutto un programma,
lì si incontra la ggente seppure dietro uno schermo. Oppure
convochiamo le piazze a dire abbasta, vaffanculo e porca puttana.
Ma 'sti cazzi non lo dice nessuno? Che qui, sappiatelo, si soffoca
nella fine della storia, annegati nell'irrilevanza, sfilacciati e divisi.
L'arroganza dell'oggi è un pugno nell'occhio, un ossimoro della storia
per questa gente con le teste infilate fra le mammelle dello stato
- lo stato, lo stato.... - che non sa né di passato né di futuro,
che irride la propria funzione nel nulla cosmico della vanagloria.
Tutto è così privo di senso, così vacuo e infelice. La notte della speranza
non ha caratteristiche di mito, non esplode, non augura catarsi.
Accartocciati su noi stessi, incaprettati, attendiamo.
Id: 19781 Data: 29/03/2013 08:24:52
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After Bomb Afternoon
dalla finestra che coltiva lo squarcio ripido sul mondo arriva l'immagine nitida, esemplare delle file ordinate di palazzi stagliati nel grigio e le strisce nere di strade deserte. After Bomb Afternoon. qualcosa come questo nel silenzio surreale del vento. ora improvvisi passi testimoniano l'esistenza di altro da me oppure come tutto si ricrei nel mio orecchio incapace di affrontare il nulla. lo spasimo di un motore, anche, adesso: sparge il grido dello sforzo, arranca e scompare dove tutto finisce. non c'è altro? non c'è altro? l'eco simbolica si spegne anch'essa. ogni strenua resistenza trova il suo limite. allora me ne starò così, accoccolata, come se adesso fosse sempre e domani mai. un piccolo riparo, una cuccia calda dove respirare appena, con gli occhi chiusi.
Id: 19716 Data: 24/03/2013 18:05:34
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Mediterraneo
là dove ho appreso la consistenza del sole ritorno. un pellegrinaggio a fronte alta e mani aperte nell'azzurro, a studiare i riflessi che rispondono ai riflessi, come se il mare
parlasse e mi dicesse di qualche segreto amore, speranza, storia. ciò che rende la vita una vita, sempre. al controcanto disperato dei gabbiani, invece, non rispondo:
ne ho abbastanza di questo girare in tondo, di questa vita affrontata a battiti d'ali, affidata all'aria. voglio la massa liquida
che mi compenetra, spiana ogni ruga accarezzandomi, mi sospinge verso l'alto: la scienza archimedea del galleggiamento
Id: 19604 Data: 16/03/2013 08:08:02
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Post mortem
s'assomma all'angoscia del giorno perduto,
dell'occasione mancata
quest'uggiosità ostile del cielo
che rimanda al dove non sei, dove non fosti mai:
averti non avuto è stato perdersi
nella fatica del mondo. eppure c'era qualcosa negli sguardi,
una fierezza d'amore, una preghiera di insieme
recitata sotto le ciglia da chi non crede a nulla.
ma è ovvio, la vita riserva sorprese solo a chi coltiva la meraviglia
erba rara di un verde translucido,
tenera erba di marzo.
Id: 19472 Data: 07/03/2013 08:25:59
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Falso movimento
non c'è niente da dire eppure l'arte del silenzio è cosa sconosciuta. chi ride, chi piange: tutti dicono e muovono le mani.
hanno soluzioni un tanto al chilo vendute sui banchetti agli angoli delle strade fetide di roma millenaria svuotata e riempita come un otre che trasuda umido dai pori
arriverete come sono arrivati tutti, vi vedrò coi visi rivolti al sole ai tavolini dei bar del centro contare i vostri sogni cogli spicci della mancia. sarà bello stare lì, dove sfilano gli anni e dire: è sempre stato così, cosa possiamo fare
noi.
Id: 19407 Data: 02/03/2013 20:48:58
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Tu mi parli della neve che cade
tu mi parli della neve che cade spegne la luce e addormenta il giardino: io già immagino quando mi dirai del miracolo dei crochi a primavera e l'inverno sarà stato una promessa mantenuta.
qui invece, amico mio caro, piove grigio sull'asfalto nero, pozze oleose tra le cartacce che ingombrano la strada, rivoli beffardi deturpano i visi sui manifesti, tutto sembra bagnato di una malinconia universale, senza redenzione. eppure anch'io domani ti dirò della luce che rimbalza fra i palazzi gioca coi riccioli di pietra, dell'azzurro che ingoia i paesaggi dei pini che svettano e sembrano felici.
non siamo fatti per l'inverno, si vede, noi fragili, assorti. è il sole che ci accende lo sguardo, riverbera sulle cascate di parole illumina il senso, indica la direzione.
Id: 19335 Data: 25/02/2013 11:21:14
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frequenza dazzurro
non dire, non essere: stare. come quel punto di colore che non ha nome e elargisce al cielo la sua profondità pronto a farsi sommergere dalle velature causali immemore di sé riverbera
frequenza d'azzurro
Id: 19186 Data: 14/02/2013 14:53:41
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crostata darance
voglio fare la crostata d'arance e regalartela come fosse una pietra preziosa il guiderdone che aspetti un graal pagano che svela segreti un dono d'amore in questa domenica azzurra, per sventare il rigore della tramontana, freccia conficcata nel tuo cuore lontano
Id: 19112 Data: 10/02/2013 12:21:16
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What Happens Underwater During a Hurricane?
così quando seppi che eri tu fu come un'onda altissima. ignorando la potenza della parola dissi «amore» e amore accadde.
le mie dita divennero di sale pronte a sciogliersi sulla liquidità della pelle e gli occhi biglie di giaietto trasportate dalla forza della corrente
poi quando l'onda si ruppe nella violenta vacuità della schiuma, nel bianco accecante, arrivai ad un qualche approdo laddove giaccio, come un'alga strappata al fondale.
Id: 19111 Data: 10/02/2013 00:47:35
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Ci sarà un giorno
ci sarà un giorno in cui verrò a patti col nostro essere umani e non dei e troverò ambrosia da suggere negli sguardi adombrati dalle ciglia e mortali che trovano l'infinito nella loro finitezza nel saper scandire il tempo lungo una retta che si fa cerchio [e ciclo solo quando s'avvolge attorno all'amore
Id: 19017 Data: 04/02/2013 11:02:54
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La moglie di Lot va dallo psic
ti serve aiuto? ti serve aiuto?
non che il sale fosse il tuo destino né lo era il voltarsi
devi contemperare la perdita l'irrigidirsi delle membra il bianco accecante che sei diventata
tu senza nome
Id: 18954 Data: 31/01/2013 09:03:37
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via con la pioggia/gone with the rain
Pioveva forte, come deve in queste occasioni.
La ragazza, che aveva pretese culturali, proprio in quel momento sospirò e disse al suo ragazzo: «vorrei acqua che scorre, non questa palude Stigia.»
Lui, che aveva fatto il tecnico elettronico non seppe che rispondere se non: «beh, di acqua che scorre ce n'è tanta, guarda come piove!»
Lei, che amava l'iconografia della disperazione pur non conoscendone la fonte, si nascose la faccia tra le mani e si allontanò, la pioggia battente sulla messa in piega da quaranta euro al centro commerciale
«Anche questo gli farò pagare, a quell'insensibile,» pensò, strizzando la lunga chioma nel lavandino di casa sua. Si preparò una tisana bollente e pianse, rincantucciata sul divano, come aveva visto fare in un film
Una posizione scomoda, poco adatta ai suoi cento chili ribollenti amore. Vista l'impossibilità di soffrire come si deve decise di accendere la tv. Tanto c'è sempre qualcosa da vedere.
Poi, c'erano tutti quegli animali che copulavano o morivano, mangiati da altri animali copulanti e morenti, da qualche parte in Africa, o forse Australia. Fa lo stesso, si disse, alzando le spalle
Era abbastanza tardi per andare a dormire e sognare Rossella O'Hara. «Domani è un altro giorno», avrebbe detto, o anche, «Tara! A casa, andrò [a casa!» Ma questo, va detto, non c'entra proprio niente
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It was pouring, as it has to, in such occasions
The young lady, which had some cultural pretensions exactly in that moment sighed and said to her love: «I wish we had water flowing, not this Stygian Marsh.»
He, who was an electronics technician, didn't knew what to answer but: «well, there is a lot of water flowing, look how it is raining!»
She, who loved iconography of despair even though she didn't knew its source, buried her face in her hands and walked away, with the rain pouring on her hair set, forty euros at the shopping arcade
«Even this he will have to pay, that insensible,» she thought, torching the long braid in the sink at her home. She prepared a steaming herbal tea and cried, sitting on the coach and curling up her legs, as she saw doing in a movie
A troublesome position, not very suitable for her one hundred kilos of seething love. Seen the impossibility to suffer properly she decided to switch on tv. There is always something to be seen.
Then, there were all those animals copulating or dying, eaten by some other animals copulating and dying, somewhere in Africa, or Australia, maybe. It's all the same, she said to herself, shrugging.
It was late enough to go to bed and dream of Scarlett O'Hara. «After all, tomorrow is another day», she would say, or even «Tara! Home. I'll go [home!» But this, it must be said, has nothing to do with the rest.
Id: 18929 Data: 29/01/2013 10:57:36
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Limpotenza della memoria
A Primo Levi
Ho la tristezza della storia dimenticata affogata nell'indifferenza e nello scandalo.
Quello che è stato, è perso eppure fu: un non uomo una pietra poggiata sulla tomba di dio i testimoni.
Non c'è kaddish, non c'è preghiera dei defunti che misuri il dolore
Non sono stata capace non sono stata capace: niente è stato niente, tutto è uguale la parola strappata al silenzio tace di nuovo.
Daremo in pasto giorni bui al futuro, nell'impotenza della memoria
Id: 18891 Data: 27/01/2013 10:50:19
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Occhi di bambina/Childish eyes
oh, è tutto così inutile
e bello scintillante nella profonda chiarità del cielo che se avessi occhi di bambina potremmo giocare ore e ore nel cortile prendere le nostre vite e stenderle come un bucato sui fili del senso poi salpare, pretendendo un mare piatto col vento teso a gonfiare quelle vele di stracci arriveremmo ovunque e ovunque saremmo noi. infine, rauchi dalle grida sussurreremmo una parola sola, amore
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oh, everything is so useless and beautiful shining in the deep clarity of the sky that if I had childish eyes we could play for hours and hours in the backyard we could take our lives and hang them as laundry on the lines of sense then we could sail, pretending a smooth sea with a fresh breeze blowing those rags' sails we would get everywhere, and everywhere we would be us. lastly, raucous for the screaming we would whisper just a word, love
Id: 18876 Data: 26/01/2013 18:51:52
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Rosa no, non una rosa/A Rose no, not a Rose
allora potremmo pensare di vivere immersi in noi stessi la vita come arte o l'arte come vita tutto che combacia perfettamente si chiude in un cerchio di auto-spiegazione auto-assoluzione tutto che funziona, ecco le parole che trovano la strada semplici emergono dalla congiuntura positiva la congiunzione astrale dell'essere in un dato posto alla data ora senza scavarle fuori dalla propria fossa soffocate dal marciume dell'esistenza mangiate dai vermi si quindi potremmo forse vivere a montparnasse e essere soltanto essendo ma se una rosa è una rosa è una rosa io che pronuncio la parola rosa, cosa sono? io mille volte ribadita, nel tutto uguale cosa sono? rosa no, non una rosa il cerchio spezzato è la dimensione del presente aperto squarciato dalla reiterazione inconscia : tutto uguale, tutto irripetibile non ho niente da dire, solo pronuncio
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so we could consider living immersed in our-selves life as art or art as life everything that matches perfectly, closes in a circle of self-explanation, self-absolution everything that works, so that words find easy paths emerge from the positive conjuncture the positive star alignment of being in a given place at a given hour without excavating them out from one's own grave muffled by the rot of living eaten by worms yes therefore we could maybe live in montparnasse and be merely being but if a rose is a rose is a rose what am I? I who pronounce the word rose? I, thousands folds restated, in this 'all it's the same', what am I? a rose no, not a rose the broken circle is the actual dimension open torn apart by the unconscious reiteration : all it's the same, all it's unrepeatable I have nothing to say, merely to pronounce
Id: 18845 Data: 25/01/2013 15:01:17
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Poesia come donna che danza/Poetry as a woman danc
oh, ma io sono una donna di facili costumi vi amo tutti, tutti avrete i miei baci, la mia bocca tumida. La gonna a corolla che danza sulle gambe -fiore rosso d'inverno- guardate! ho voglia di voi se sapete cantare e ridere seri, come bambini compresi nella parte. Tutto dev'essere verosimile: la mano che squarcia il petto e il sangue che cola, inevitabilmente cola in larghe pozze rilucenti ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ oh, but I am an easy woman, I love you all, you all will have my kisses, my turgid mouth. The flared skirt dancing on the legs -wintry red flower- look! I lust for you all, if you know how to sing and seriously laugh, as children absorbed in their role. Everything must be likely: the hand who tears open the chest and the blood dripping, necessarily dripping in wide pools gleaming
Id: 18820 Data: 24/01/2013 09:19:17
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Scenari di crisi
1. swap, bund, spread gulp! è questo il modo in cui finisce il mondo? cac, nyse, dac ach! è questo il modo in cui finisce il mondo? non con uno schianto, ma con un default? 2. che tutto sia uguale allora che tutto sia lo stesso il rosso il nero il grigio la notte che non cessa la nebbia sullo schermo l'odore delle rose e quello dell'iprite 3. di questo azzurro feroce -scarnificante gelo- ne farebbero a meno uomini e donne dalle gote paonazze che sciamano la mattina verso un qualunque dove da appendere alle mani forti la lingua muta, incompresa che non sa dire né la fatica né la paga solo sì ed anche sissignore ovunque a perdita d'occhio disumanati corpi a un tanto al chilo inciampano sulle catene spezzate rovesciate a terra dalla fine della storia 4. Vibrante d'azzurro il cielo, freddo di distanze assurde. Magnifico cielo di febbraio sopra la periferia dell'urbe. A perdita d'occhio strade, arditi svincoli verso il nulla programmato. Centro commerciale. Vuoto a perdere di un sabato qualunque.
Dove la piazza, la metafisica dell'arco, lo slancio della pietra? Lo spiritus loci, qui, è un rutto. 5. si narra di come un giorno la luce ferirà la terra bruciando noi muti attoniti artefici dalle mani insipienti saremo lì a contare le piaghe dando la colpa a un dio e chiedendogli perdono ma chi perdonerà il padre mio dei lumi che accese alle orbite cieche 6. con quell'argine di ciglia allo sguardo dove la luce si frammenta, morbida trama sottile sibila attraversando il raggio dove sia la fonte e quando perché anche il tempo conta fummo, saremo stati c'è un sempre di mezzo, c'è un mai 7. - di quale disperazione parli? sibila la notte nera ascoltando il grido della faglia che stride e inghiotte e scuote nulla, nulla non c'è nulla che tu possa fare chinare il capo a volte a volte piangere 8. nondimeno è un corpo seppure la pelle cada come un abito slargato alle ossa e le braccia così sottiiiiiili si muovano solo per scacciare mosche un dollaro per cento mosche madam gridano i bambini ai turisti nascosti dietro le videocam
Id: 18779 Data: 21/01/2013 21:58:51
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Canto damore - divagazioni su Prufrock
«ogni giorno prendo le mie medicine l'una per aggiustare gli effetti dell'altra e tutte per guarire la vita»
lo racconti inarcando il sopracciglio, con quello sguardo un po' sorpreso di chi non sappia come si sia arrivati a questo punto soffocati dalla prudenza a contare ogni gesto, gocciolarlo piano, attenti che non smuova equilibri tanto precari quanto ineludibili fragilità pregresse
«beh, possiamo farci sopra una risata di aver visto arrivare i tempi dei pantaloni arrotolati in fondo averli visti arrivare e trascorrere senza che la domanda inespressa, la domanda --- »
ha davvero senso continuare, amor mio continuare a chiedere?
ci siamo sobbarcati questo viaggio, non era detto: una scelta come un'altra per chi non sceglie mai così adesso incrociamo i nostri sguardi liquidi tremanti sul collo come sappiamo fare solo noi
e ammettiamo di aver avuto una risposta averla avuta sempre davanti presente e adamantina
averla avuta tra le mani, noi sì per poter dimenticare lazzaro e il regno dei morti dimenticare tutto con un tocco lieve sulla fronte
sapere del gesto, sapere dell'amore : questo abbiamo conosciuto, per raccontarlo ai vivi
(*) Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, T. S. Eliot, 1910-1911
Id: 18733 Data: 19/01/2013 09:23:52
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Lesatto peso
a mio padre
abbiamo immaginato la distanza costruito l'attesa del futuro progresso inevitabile assicurato dal procedere delle scienze pure, esatte, scintillanti come spade conficcate nel cuore dell'umanità a scavarne il meglio il prezioso gioiello della ricerca
nel tutto uguale c'è la singolarità ineliminabile il genio il quantum leap, dicevi, e guarda dove ci porterà
ora che siamo stati portati nel solito nulla stratosferico, padre mio, ed io non sono altro che un'attempata epigona del secolo dei lumi spenti cosa posso dirti?
che ci vorrà altro tempo altro tempo o altri noi
per misurare l'esatto peso della parola "amore"
Id: 18693 Data: 17/01/2013 13:20:40
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dialogo immaginario in tempi di crisi
Come si fa a parlare di poesia in tempi così, chiede compunto la faccia di circostanza da crisi, tutti i licenziati e i precari che gravano sulle sue spalle di borghese benestante con sensi di colpa, ma non abbastanza, non abbastanza, se subito dopo vuole sapere cosa farò questa estate. lui, che ha una coscienza politica, andrà nella sua casa di sabaudia, oppure in quella in abruzzo, non ha deciso, forse un po' qui un po' là, perché non è il caso di allontanarsi troppo. così non gli dico che non ho case da nessuna parte e quindi andrò una settimana in danimarca, che purtroppo è lontana anni luce. in caso di crollo, come potrò tornare in tempo per vedere la cruciale diretta di ballarò sui mercati che affondano come la costa concordia? o lo speciale di mentana con ospiti in studio nessuno dei quali vorrà assumersi la parte dello schettino? ahi, serva italia, di dolore ostello, sospira, mentre sorseggiamo al pantheon un calice di bianco fresco al punto giusto e lui scaccia postulanti come mosche con un gesto della mano. questa è la poesia che mi piace, tuona, la poesia civile che punta dritta al cuore dei problemi. io chiudo le mie poesie incivili nella borsa, con un gesto furtivo, come per caso. noi della società civile, noi, dovremmo fare qualcosa, qualcosa per tutta questa povera gente, ribadisce scuotendo la testa. beh, è ora di andare adesso, ho l'appuntamento per i pilates; sai, bisogna mantenersi in forma, non si sa mai, aggiunge guardando contegnoso la mia pancia rotonda. io resto lì, un po' interdetta, fino a che il cameriere non chiede, con lo sguardo perplesso, «signora, allora paga lei?»
Id: 18647 Data: 14/01/2013 21:23:09
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pronunciare i nomi
1.
nomi, accatastate sillabe che creano cose persone andando. canti ab-origeni nel deserto dell'io.
2.
pronunciare i nomi sentire le sillabe che rotolano sulla lingua, tinnano sui denti, frusciano fra le labbra, si disperdono in onde nell'aria e nella vibrazione dei timpani tornano in me ricostruendo la presenza
3.
sì, così, voglio questo del sentire, del vivere, voglio il suono
Id: 18617 Data: 13/01/2013 17:23:10
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addì, 9 maggio
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E poi considerate questo:
io non sto io non vivo sono presunta ho occhi che ardono di un'altra luce
altra luce, altra luce arde i miei occhi, buca le pupille altra, altra divora
tutto è niente per i non vivi tutto cade e scompare
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cerca Udiel tra i fili d'aquilone, mi dice Ferdinando ed io lo cerco: ma Udiel è morto, morto assassinato dall'unica mano amica
non è più tra i non stanti, non vivi non è più tra noi: è stato arso, fu
Francisco Ruiz che non ti conoscevo non ti conobbi mai nemmeno una riga di te adesso che fosti, so
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Me canso, de despertar, la luz me hiere cuando ver no quiero, el viaje a Ítaca nada me ofrece. (*)
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nessuno crede alle parole dei poeti neanche loro credono che ciò che scrivono sia vita
e così i non stanti, non vivi, non credenti muoiono come tutti gli altri
e la bocca gli si riempie di terra rossa terra umida in grana grossa
(*) Mi stanco, di svegliarmi,/la luce mi ferisce quando non voglio vedere,/il viaggio a Itaca nulla mi offre (Francisco Ruiz Udiel, "Lascia la porta aperta", Fili d'aquilone n. 22)
Id: 18592 Data: 12/01/2013 14:25:31
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Elementi di teoria della misura
In questo giorno di azzurra cupezza pesante di ore contate a minuti, chicchi sanguigni della melagrana dell'assenza, tu sei la distanza che mi misura
sempre. Come non stare è questo non volere, come non esistere. La mia cecità non conosce compromessi, ahinoi: tutto è buio. Quando inseguo con la mano
il tuo viso, il tuo sguardo di carne, tutto è buio. Così, nella reiterazione del gesto rimandato, rimosso, si costruisce l'inerzia dell'amore. Perché che io ti ami è vero
indubbiamente. Eppure, di tutta la potenza di questo verbo, amare, ho scelto quella nulla, collassata a un punto, sicché non c'è altro che si possa dire: tutto si chiude, ancora.
Id: 18568 Data: 11/01/2013 10:03:43
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Ideogramma
I noi che trasformammo il tempo in metafora decidemmo di essere immortali II eppur sapendo degli effetti senza cause dei dadi tirati ogni giorno che rotolano sotto i tavoli rotolano fra i nostri piedi che si toccano e s'intrecciano cercando III l'unico contatto con l'infinito IV canto, non canto sto qui. intanto aspetto la nota sublime l'indefettibile circonferenza la parola perspicua
beh, qui ci sarebbe andato questo ideogramma http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d7/Love-zh.png ma non sono riuscita a inserire l'immagine...&nbs
Id: 18534 Data: 09/01/2013 08:17:21
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il silenzio del grembo
non sapranno niente di me
i figli miei non nati
non avranno il mio stesso sorriso
o la stessa forma del naso
saranno silenzio adamantino
e puro
Id: 18501 Data: 07/01/2013 18:02:33
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fosse aria
ha la nudità dei giorni qualunque anche questo giorno ennesimo elencato in qualsivoglia calendario con le sue caratteristiche cicliche nessuna novità dal santo né dalla luna, se è per questo. vivere, comporta la strenua accettazione dell'uguale. eppure sulla piatta superficie nasce a volte come un fiore d'acqua di quelli generati dall'improvviso respiro di una creatura emersa dal proprio buio, nero fondo, respiro immenso nello spasmo delle branchie come se la luce
fosse aria.
Id: 18481 Data: 06/01/2013 20:38:37
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come se la vita non fosse mai accaduta
so che saremo nudi, un giorno, e, posti l'uno di fronte all'altra, dovremo dire delle omissioni seminate nei giorni, dei baci mancati, delle mancate braccia attorno alla vita; renderemo conto dell'inerzia, dell'ignavia persino, e saremo condannati senza scampo a non aver vissuto. quando tutto non sarà successo, non avremo tregua. così, in un'eternità accecante scandita sillaba per sillaba, saremo infine ciò che siamo, come se la vita non fosse mai accaduta. (grazie, ferdi)
Id: 18454 Data: 05/01/2013 09:28:48
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insonnia
Come quando di notte cala lo sguardo inquieto sulla perdita del confine tra cosa e cosa, muto sguardo di nera consistenza, che cerca luce là dove
esiste solo il nulla, così io vago, i capelli sciolti sulle spalle, neri raggi, passo dopo passo percorrendo il consueto ciclo sul marmo freddo,
cedendo sempre al pathos dell'insonnia. Vorrei una lama che colpisca, laceri infine la trama d'ombra, bianca lama
d'acciaio, pensiero rapido e feroce come l'amore, che di notte, talvolta, sorge improvviso, paradosso lucente.
Id: 18437 Data: 04/01/2013 08:36:32
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Incantesimo
la luce ha davvero caratteristiche inattese nel suo fluire , farsi lamina, infiltrarsi, penetrare, oppure piovere a fiotti intensi e irredimibili come un canto.
tu sei laddove sgorga, nella radice di luce delle cose.
io, inclino la testa di lato, come per capire. lo sguardo attento compito le parole ad una ad una, sillaba dopo sillaba assimilo l'incanto: l'eterno atto d'amore del riconoscimento
Id: 18423 Data: 03/01/2013 10:10:38
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Ferdinando e la baia
vederti nella baia. immaginarti in un'infanzia di onde, liquida e azzurra, rincorsa di spuma bianca, aspra di limoni gialli. lì dove sei, la bellezza è un luogo comune, amico mio, sicché pare difficile aggiungerne ancora ai giorni. eppure, dalle parole nasce improvvisa, con la forza del vento. limpida raduna e disfa tempeste. ascoltarti è cercare la traccia del granchio sulla rena, l'onda che la cancella, l'odore che resta. un sapere salso, che dissemina la pelle di cristalli bianchi.
Id: 18396 Data: 01/01/2013 21:26:44
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Mare aperto
così come i tuoi occhi vedo il mareaperto che mi circonda accoglie e poi respinge a volte a tratti a onde schiuma bianca barbagli di parole -ah si, biancondose appaiate parole- che rifulgono sul verde e noi che non fummo non siamo e non saremo in questa persona mai e sale sale sale che brucia e non disseta e fa impazzire i naufraghi
Id: 18384 Data: 01/01/2013 01:02:26
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