Il lungomare travasa sulle mani
una guarnigione di dita: truppe
sull’unghia, tante lunule esatte
e capaci di conquistare le vicinanze
all’alma bianca quando notte
e giorno una sola ci suda. Sublime, certo,
l’umidore dei palmi: toglie grigiori
dall’incubo delle pendule affusolate
e sembrano utili gli indici per l’approdo
dei ciao come va? I pollici lasciano
i dorsi inoculandogli paure (la paura è
animale domesticato: si strofina contro
e guarda in alto supplichevole; se
l’accarezzi non ti lascia, così marca).
Come sia possibile che gli anulari
si svuotino è la domanda di certe
catene, o del mistèrio delle fedi
convertite dagli occhi in altra sede.
Ma la linea della vita passa di mano
in mano come sempre breve
è stato calibrarci coi gomiti.
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