In quella “Casa” si soggiornava con una curiosità spontanea.
L’entusiasmo per la scrittura sbocciava naturale, e le interazioni accendevano il desiderio di scoprire chi si nascondesse dietro uno schermo.
Certo, non mancavano i furbetti, ma almeno erano privi di quella malizia che sa di cattiveria gratuita.
A volte, le parole colpivano dove faceva più male: “Devo essere al centro dell’attenzione a ogni costo”, ammetteva qualcuno.
La qualità dei testi non era sempre impeccabile, ma regnavano tolleranza, buon senso e la volontà di valorizzare i contributi altrui.
Sebbene la preparazione tecnica degli autori non superasse di molto quella di tanti semplici fruitori, nessuno avrebbe mai pensato di formare un branco dedito al linciaggio verbale.
L’atmosfera non era sempre idilliaca né esaltante, ma la voglia di leggere e partecipare restava viva.
D’altronde, buone intenzioni e spirito costruttivo riuscivano a smorzare anche i contrasti più accesi, evitando cadute di stile e attacchi personali verso chi, con discrezione, preferiva restare ai margini delle gare di bravura virtuale, rifuggendo conflitti e offese inutili.
Ma si sa: chi ama scrivere segue l’ispirazione, spesso senza pensare a come possa ferire.
Poi arrivarono i profili alieni, creati dall’Intelligenza Artificiale.
All’inizio sembravano inoffensivi, provenienti da altri spazi digitali già logorati dal tempo.
Ben presto, però, esordirono col minare persino la sincerità di chi scriveva con il cuore.
I loro commenti si fecero pungenti, mascherati da ironia ma intrisi di veleno.
Protetti dal branco, si dichiaravano innocenti mentre infierivano con cinismo su verità gentili e incontestabili, incompatibili con la loro indole meschina.
“Dobbiamo rendere insopportabile la permanenza a quello e a quella,” dicevano.
“Fino a fargli passare la voglia di contribuire con quei compitini da casa. Trovate difetti, anche dove non esistono. E se proprio non ce ne sono, inventateli: basta un po’ di fantasia e il gioco è fatto!”
Il piano era evidente: impadronirsi di uno spazio che consideravano proprietà privata, riservata a pochi eletti, protetti da una rete di messaggi occulti e intenti a promuovere solo i prescelti, le famigerate mosche bianche.
Ignari del danno che stavano arrecando, dopo aver consumato energie e seminato sospetti, finirono per essere emarginati da quel luogo d’incontro.
Vi erano entrati senza amore per la cultura né desiderio di crescere, e così ne uscirono: svuotati, appagati solo dalla loro ignoranza.
La Casa della Penna d’Oro chiuse per sempre.
E quelle anime aride rimasero sole, con le loro misere vittorie.
Poveri stolti. Chissà cosa credevano di ottenere.
N.d.A.: Puramente casuale, ogni riferimento a persone e fatti. Felice lettura e buona riflessione.
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