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Monica o della sera lunga

di Giovanni Baldaccini
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Pubblicato il 14/04/2025 16:23:03

Mentre sera si piega: detergersi alla fonte.

Quindi spandere smalto. Virginale e composta, cose che certamente non è.

Ritrarla, anche (senza che si sappia). Appena sfumature di colori. Lievi, indecifrabili, indecenti.

“Meriggio”, direi: il nome del ritratto. Si, mi sembra appropriato.

La mia depressione? Procede benissimo.

 

Più tardi.

Notte, come forma di notte. Occhi a soqquadro persi nelle stelle. Amarla? Dovrei essere pazzo.

 

Al campo.

Codazzo di ufficiali. Lei: irreprensibile. Gentile, tiene tutti a distanza.

Fila di smalti avorio = sorridente. Leggera la sua voce. Scivola nell’aria, mentre quelli schiamazzano.

Breve la sosta. Domani riprenderemo il viaggio verso Susa. Quando saremo là:, strade diverse.

Perché pensarci ora?

 

A cena.

Quelli farneticano di un mondo ai loro piedi. Lei presta ascolto. (Detto per inciso: non gliene frega niente!)

Olive e frutta. Pane spalmato d’olio = tenersi leggeri. Domani si cammina.

Uno di loro azzarda. Lei lo fulmina col gelo che ha negli occhi.

 

Quelli continuano. Vino, risate, a volte oscenità. (Truppa, come sempre la truppa). Osservare con condiscendenza (non sanno che sono il nipote di Alessandro).

Rivolta verso me. Cos’hai Lampone?

(Con appena un sorriso): Mio zio mi ucciderà. 

 

S’intrufolava a tratti: luna azzurra. Più in basso, vento fruga betulle.

Si apparta con due generali.

Ritrarla. In pose sconosciute (tratti, più che altro). Titolo: “Frammenti”.

Depressione a spasmi altalenanti.

 

Accostato da capocomico assonnato. Dove te ne andrai, Lampone?  Qualcuno che ti aspetta?

Già!

Quindi perplesso. Domani ci muoveremo verso Susa; Babilonia non è poi distante.

Strade pericolose; il rischio di predoni è sempre alto. Non ti conviene viaggiare da solo.

(Fingere un interesse che mi manca).

Quindi continua. Qui si rischia di sciogliere la compagnia; sono tempi difficili. Susa è occupata (come la maggior parte di tutte le città – dico io). La gente ha paura; la sera non esce; si barricano in casa. Stupri di notte (e di giorno – dico io) e l’incertezza è enorme: nessuno vuole spendere.

Non ti conviene andare da solo; potresti restare con noi.

Sarebbe un diversivo (continua). Ad esempio, declamare poesie mentre ragazze danzano velate (e senza – dico io). Suono di flauti, cetre, voci lievi. Pagano bene se li fai languire (gli uomini di Alessandro). A farli ridere ci pensiamo noi.

Ci penserò, Ipponatte. (Ho già pensato).

 

Oltre sera (= quasi notte). Ritorna.

Si chiude nella tenda.

Ritrarla. Titolo = “Velarure”. 

La mia depressione è cielo. Sfiora la luna. Torna.

 

In cammino.

Bestie cariche di tendaggi (servono per le scene) e otri (servono per le sere). Procediamo lentamente. I militari sono già più avanti.

Ipponatte (di nuovo). Dicono che forse si potrebbe avere un teatro coperto. Sarebbe più sicuro… Verrebbe gente. Allora, che hai deciso?

Tirare su col naso.  Intanto speriamo di arrivare.

 

Lei si accosta. Ha piedi bianchi con calzari rossi attorcigliati intorno alle caviglie.

Più in alto cosce avorio. Immaginare.

Voce roca di sole, accenna appena. Dunque, Lampone, che farai?

E tu?

 


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