Doveva finire un venerdì
la tua tribolazione, di maggio,
l’aria fredda d’una finestra
spalancata a spegnerti il respiro?
Non amo i fiori dai colori allegri
quasi a smentire un funesto giorno.
La memoria è piena di fiori rossi e gialli
e di foglie a stormi e di stagioni tristi.
Esonda come un fiume in piena
ed io travolta dall’impeto mi dimeno.
Non so nuotare. Altro guaio, altro affanno.
Giungerò al sospirato giorno?
Del ringraziamento, dico …
per essere ancora viva,
così sarcastica e spesso isterica,
e lamentarmi della casualità?
Dovevo nascere anche quell’anno a maggio,
dopo l’infausto interminabile venerdì?
Odio i fiori. Anche le rose rosse,
tre, appassite, il cimelio d’un altro viaggio,
per altro borgo, da me distante.
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