Le grucce vuote e lisa la carezza
in realtà dita colme di tesori
magri che ballano sulla mia testa.
Il polso steso, un sogno immobile
di vetro e dai vialetti
l’erba cresciuta, e se guardare basta
il tutto è qui ma non si va
più in là di un cerchio scomodo
e macchie di bellezza crepitanti.
In questo abbaglio del mancare
il buio ti mangerà mia ombrosa
e non avrai più gambe,
nei quadri di Chagall la luna è sola
i fili non raffigurati
e il derma che si libera di te.
Se un crescendo non fosse,
cos’altro?
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