uno
Le sembrò un mancare qualcosa
un crescendo protratto troppo a lungo e senza degno finale
allora chiese cos'altro avrebbe potuto fare
e per tutta risposta ebbe un morso sul collo,
un sorriso arguto ed uno starnuto.
Ma il freddo che fa la compose in un andirivieni di sè
a membra congiunte, un poker di strutture claudicanti,
congettura di arti e di pensieri.
Quello che voleva era disfarsi di tutta quella ambiguità
decisamente versatile per un unico ingaggio
invece avrebbe voluto provare un'emozione per volta
magari conquistarla a fatica invece che essere inondata.
Aveva un sogno ricorrente: giocava con un aquilone
che puntualmente s'impigliava in un cavo elettrico
e lei prendeva la scossa.
Si sentiva così, folgorata, in attesa che qualcuno la rianimasse.
Che la riportasse a temperatura. Che mettesse la briglia
ai suoi elettroni fuori controllo.
Aveva creduto che lui avrebbe potuto disinnescarla
ma aveva solo prorogato l'ennesima detonazione.
Così si trovava a roteare di un'altra orbita oltre che la sua propria
a velocità sempre crescente, con un incalcolabile dispendio di energie.
Se solo fosse stato possibile tornare tra le braccia di suo padre.
Quelle estati al mare a raccogliere telline,
Bisognava svegliarsi presto la mattina. Il secchiello, il retino.
La colazione allo stabilimento dopo aver raccolto il bottino.
Erano immagini stampate nella sua mente, ricordi fotografici.
Un misto di dolcezza e di dolore li accompagnava.
Da quando suo padre le aveva lasciate non aveva più saputo
guardare il mare senza averne sempre un po' paura.
Ora nel suo letto era la stessa cosa, non osava saltar fuori dalle lenzuola
o era certa la corrente l'avrebbe portata via.
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