Siamo eterni e non ne cogliamo nesso
fragili ed impudenti eleviamo torri
sempre più virtuali fabbriche vuote
espressioni algide di algoritmi ardui
sommessi al dominio della tecnica
come ad ogni istante non si fosse altro.
E non captiamo che la nostra morte
non è: solo ci si evolve ossa dismesse
il tutto per restarci in uno sguardo
nel labirinto di un sorriso in salvo
che ben ci si sta nelle borse agli occhi
come non si tornasse più alle stelle.
In eterno rimaniamo noi sempre
frammentati per faglie di memoria
diluiti per lacrima sulle guance
ad ogni nascita impiccati a nuovo
sedimentati in versi di animali
come non fosse mai esistito un Darwin:
come ancora non fossimo allunati
come a girarci attorno fosse il sole
come fossimo sovrani di cosa
...
...
come non fossimo mai stati vivi
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