Odio via Clark per la sua forma: non è plausibile
sia tanto dritta da prendere in giro la costa.
Ma le curve sarebbero costate più del necessario,
se fossero state decise dagli strapiombi salati.
Mi fa male che sia illeso il rifiuto tra i platani,
più che composto quello in una siepe di gelsomino,
sopra i masselli che si sollevano e vanno ripresi
come le orme che lasciano il marciapiede.
C’è di peggio, ma serve alla sopravvivenza
di millepiedi, formiche, eccetera, e seguenti.
In questo tratto di via Clark torna il dolore
per non più di 100, 120 passi, che sommano
circa tre, quattro ricordi, pieni di congiuntivi
che seccano il mare quando parla a memoria
e improvvisa ad ondate sciami di didascalie
insonni. Come sbadiglia stirando la sabbia
per le rive baciate (odi?) e porta la notte
in un cantuccio, una nenia rosa. Continua
la città con una teoria di unghie, modellate
dalla lingua oscura in modo sorprendente.
E lampioni che offrono manciate di splendore
disposti ad inscrivere i soliti in simili a caduti.
Niente più e niente meno che sfuggiti,
lo sguardo sollevato, così l’anima torna
sopra le righe.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Ferdinando Giordano, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.