Briciola era questo il nome con cui veniva beffeggiato sin da bambino, un grido di tormento e lacrime che avrebbe preannunciato un nuovo inizio e una rivincita.
L’infanzia non era stata semplice, nato in un piccolo paesino montano da una semplice e modesta famiglia, era stato messo da subito a dura prova. Le reazioni emotive dei primi anni di gioventù, portarono la maturazione di quel profumo amaro e non ben definito che nell’evoluzione e cambiamento, avrebbe mostrato una forma e presentazione diversa, in una lenta e delicata crescita mentale e fisica.
Rimasto orfano di entrambi i genitori, trovò un amore incondizionato in una famiglia pronta ad accoglierlo ma severamente sofferente dal duro lavoro di onesta fattura e fatica. La nuova famiglia aveva sempre vissuto poco distante dalla casa di origine di Piero che a soli tre anni si ritrovò solo. I nuovi genitori, rimasti riconoscenti per l’affetto e l’aiuto che avevano trovato dagli anni passati, decisero di trasmettere quel valore e quella mano amica ricevuta senza sé e senza ma a quel bambino così spaurito e inconsapevole ma sicuramente tenace verso una vita che doveva irradiare calore per porre una base di forza ad ogni passo che la vita porta ad attraversare.
Piero aveva sin da piccolo vissuto tra fornelli e profumi, un piccolo laboratorio che infornava e sfornava del semplice pane rustico da tutti ricercato e desiderato per quel profumo che infondeva nelle viuzze del paese. I giovani accorrevano ogni mattina per poter assaporate quei panini così croccanti e curiosi che di forma e sostanza creata, donavamo quella sensazione familiare di casa e calore. Piero attendeva con apprensione l’arrivo dei giovani che affollavano e ridevano di cuore infondendo vitalità nell’aria. Amava osservare, sbirciava dal basso, quell’aria indaffarata e impegnata e quegli zaini ricolmi che ponevano peso a quelle spalle rafferme. Non tutti erano consapevoli del lavoro tenuto in quel laboratorio, passavano di sfuggita, mangiavano a morsi pane di ogni forma e gusto e alcuni nella fretta lasciavano parte degli acquisti in resti posti sui tavoli dimenticati nell’ombra oscurata della sala.
Piero non aveva mai amato perdere parte del cibo sfornato e a fine giornata si ritrovava a raccogliere i resti, metterli in grandi buste e riporli nel retro del casolare. Questo era il solo compito che lo attendeva durante la giornata come piccolo aiuto ai genitori adottivi. Oramai arrivato ai suoi sei anni, un giorno fu attirato da alcuni resti che erano usciti da alcune buste lasciate del giorno precedente. Era sicuro di aver posizionato tutto alla perfezione e non capiva cosa fosse successo. Decise di osservare da lontano quel piccolo deposito di scarto e ben presto si rese conto che alcuni bambini erano soliti avvicinarsi e bucare le buste cercando di raccattare il maggior quantitativo possibile di pane. Era stupito da tale visione e rimase sorpreso dallo scoprire che esistevano persone e in questo caso bambini, spinti a prendere o rubare “nel pensiero di molti”, il dimenticato eccesso di chi vive senza pensieri. Rimase nell’indecisione di avvisare i genitori ma la sua testolina ripeteva che quei bambini in fondo non stavano facendo niente di male, anzi erano nati nella sfortuna e avevano molto meno di quello che lui riceveva tutti i giorni. Doveva solo stare attento e proteggerli. Decise di ricoprire le tracce e raccogliere quelle briciole che venivano abbandonate distrattamente giorno dopo giorno.
I giorni passarono e Piero sentiva di avere un nuovo incarico. Doveva lasciare sempre più pezzi di pane e riuscì ritagliandosi delle ore nella serata per convincere i genitori ad insegnargli a fare delle semplicissime pagnotte. Iniziò a preparare e raccogliere in quelle grandi buste sempre più pane e ripulire con attenzione quelle briciole. Nessuna traccia doveva essere lasciata. Nella stanchezza tra lavoro, studio e corsa perse l’attenzione solita. Venne notato da un ragazzo solito recarsi presso il negozio che fermo con gli amici in un muretto circostante, strattonò gli amici con fare burlone, cercando di attirare l’attenzione su quel bambino ricurvo a raccogliere briciole da terra. Il gruppo di amici non persero l’occasione e cominciarono a canzonarlo:
‘Briciola! Ehi Briciola! Se vuoi ti buttiamo del pane se ne hai bisogno. Guardate come trema Briciola! Così nella cattiveria di quel ‘distinto’ gruppo, il tempo volle che “Briciola” divenne il diminutivo del ragazzo che forte del suo segreto tenne per sé ogni reazione o inutile spiegazione.
Piero divenne col tempo un ragazzo forte, preparato, aveva sempre dimostrato una semplicità e sensibilità sopra ogni aspettativa. Era attento ai bisogni di tutti e cercò sempre di apprendere e crescere divenendo un ragazzo maturo e dedito a famiglia ed amici. Sembrava sorprendente come i suoi veri amici divennero coloro che avevano apprezzato l’attenzione di un piccolo bambino sorprendentemente diverso e attento ai loro bisogni. Il laboratorio di pane era oramai divenuto suo, aveva acquisito con dedita preparazione e studio nuove idee e aveva congegnato ricette conosciute ed esportate in ogni parte del mondo. La sua attività prese il nome di Briciola come una famosa ricetta ideata e divenuta famosa in tutto il suo piccolo paese. Quelle briciole tostate venivano riproposte per minestre, zuppe, colazioni, caramellate erano un portento per dolci e adorni di torte. Aveva creato nella semplicità e con l’ausilio e consiglio dei suoi piccoli raccattatori di briciole, un patrimonio per piccoli sognatori che di un muretto alle loro spalle non avevano neanche posto l’occhio.
La vita è sorprendente ma anche ingegnosa se posta ad aiuto di chi veramente merita e conosce la durezza del vero pane lavorato e sfornato…
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