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La casa della penna d’oro

di Arcangelo Galante
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Pubblicato il 21/12/2024 19:43:24

In un sito di scrittura, frequentato da aspiranti poeti, c’era una cerchia ristretta di autori che si consideravano l’élite letteraria: Adelaide, Nora, Renato e Daniele. Da anni, questi quattro, autoproclamatisi maestri della poesia non facevano altro che litigare nei commenti, lanciandosi frecciatine e rivendicando la loro superiorità artistica.

Adelaide, la più anziana del gruppo, da molti ridenominato “Le Muse della discordia”, era iscritta al sito fin dai suoi albori, quando ancora il logo sembrava disegnato con Paint. Amava raccontare di averlo visto crescere e trasformarsi, come se questo la rendesse automaticamente una leggenda vivente della poesia online.

“Io ho scritto la mia prima poesia qui quando ancora dovevi fare il login con Netscape! Voi ragazzini moderni non potete capire cosa significhi essere fedeli a un’arte così nobile.”

Nora, invece, era la critica spietata. Ogni commento che lasciava sulle poesie degli altri sembrava uscito da un trattato di critica letteraria. Usava parole come “sinestesia emotiva” e “stratificazione semantica” per stroncare i testi altrui, lasciando gli autori confusi e in lacrime.

“Adelaide, il tuo poema è solo un elenco cronologico, privo di pathos. La vera poesia vive di tensioni emotive irrisolte, non di ricordi nostalgici.”

Renato, l’unico uomo del gruppo a dichiararsi “classico puro”, era un fanatico della metrica. Ogni sua poesia era un sonetto o una ballata perfettamente costruita, ma sempre noiosa come il manuale di istruzioni di una lavatrice. Renato non perdeva occasione per denigrare chi osava ignorare le regole della metrica.

“Nora, i tuoi versi liberi sono come una casa senza fondamenta. La poesia deve avere struttura! È per questo che io, con i miei dieci anni di sonetti impeccabili, sono il più grande poeta qui dentro.”

E poi c’era Daniele, l’innovatore. Si considerava un visionario, sempre pronto a rompere le convenzioni con i suoi testi “avanguardisti”. Amava combinare simboli, immagini, parole spezzate e persino emoji, nei suoi componimenti, definendoli opere multidimensionali.

“Renato, sei rimasto al Medioevo! La poesia deve parlare il linguaggio del nostro tempo. Io porto l’arte nel futuro!”

Ogni giorno era una battaglia. Bastava che uno dei quattro pubblicasse una poesia perché gli altri si precipitassero a commentare, più per demolirla che per apprezzarla. La tensione raggiunse il culmine quando un nuovo utente, iscritto da appena una settimana, pubblicò un post intitolato: “Siete dei dinosauri?”.

Il post era breve e diretto:

“Amici poeti, invece di litigare su chi sia il più bravo, perché non organizzate una sfida e lasciate che siano gli utenti a votare?”

La proposta fu accolta con entusiasmo dagli altri iscritti, ma le Muse della Discordia si sentirono colpite nell’orgoglio. Accettarono la sfida, convinti che fosse l’occasione perfetta per dimostrare chi fosse il vero maestro della poesia.

 

La grande sfida poetica

 

I quattro si prepararono per giorni, ciascuno convinto di avere l’idea più brillante. Quando finalmente arrivò il momento, le poesie furono pubblicate contemporaneamente.

- Adelaide scrisse un poema epico intitolato “Ode a un sito immortale”. Raccontava la storia del sito dalla sua creazione fino ai giorni nostri, infarcendo il testo di riferimenti agli aggiornamenti della piattaforma. Purtroppo, l’unico effetto che ottenne fu quello di far sbadigliare chiunque provasse a leggerlo.

- Nora, fedele al suo stile complesso, compose una lirica intitolata “L’anima in frantumi”, piena di metafore oscure e termini altisonanti. Dopo il primo verso, la maggior parte degli utenti si arrese.

- Renato, prevedibilmente, propose un sonetto intitolato “L’eterno respiro del verso”. Perfettamente metrico, ma così monotono che il pubblico cominciò a cercare poesie d’amore adolescenziale per distrarsi.

- Daniele caricò una “poesia multimediale” intitolata “Caos & Emozioni”, che conteneva versi interrotti da emoji, file audio e persino un link a un video. Gli utenti non capirono se fosse una poesia o un’escape room.

La giuria, composta dagli utenti del sito, si espresse con una schiacciante semplicità:

 

- “Adelaide: troppo noioso.”

- “Nora: non ho capito nulla.”

- “Renato: bravo ma noioso.”

- “Daniele: ma cosa diavolo ho appena visto?”

 

A sorpresa, il vincitore del torneo fu un giovane poeta sconosciuto, iscritto da due giorni, con una poesia intitolata “La Luna”. Era un testo semplice, con poche parole, ma che toccava il cuore di chiunque lo leggesse.

 

La Reazione delle Muse

 

La sconfitta non fu accolta bene. Adelaide sostenne che il pubblico fosse troppo giovane per capire la storia del sito. Nora accusò tutti di essere “analfabeti emotivi”. Renato ribadì che la colpa era della decadenza culturale moderna. Daniele, come sempre, si dichiarò troppo avanti per il suo tempo.

E così, le Muse della Discordia tornarono a fare ciò che sapevano fare meglio: litigare nei commenti e criticare le poesie altrui. Ma, nel loro caos, erano ormai diventati la vera attrazione del sito. I nuovi utenti non vedevano l’ora di pubblicare poesie solo per il gusto di leggere i loro commenti al vetriolo.

Alla fine, forse, il loro litigio perpetuo era la più grande forma d’arte che avessero mai creato.

 

 

N.d.A.: Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.

 


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