Seduto davanti al camino crepitante di vita, osservava assorto quel gioco di luci e scintille che giocavano inseguendosi nel loro calore rinvigorito di splendente luce. La lunga e bianca barba creava in quel volto provato, l’incedere dell’età, donando una dolcezza infinita, segnata dai segni del tempo che solcavano quegli occhi scuri e profondi. Lo sguardo sempre attento e vivo rifletteva quelle fiamme rosse che risalivano e calavano, abbracciando quel legno maturato e consumato dalle intemperie e dal freddo. Era stanco e fuori la stagione poneva alla foresta quel bianco candore che avvolgeva in tenera coperta, il silenzio calato dall’infermità di un calore posto nel suo manto.
Domani sarebbero arrivate come ogni anno le nuove convocazioni, le scelte erano state ardue e il tempo incalzava. Lettere erano state trascritte di pugno con quell’inchiostro incantato e alla loro prima lettura, avrebbero dissolto ogni impronta del trascritto messaggio. I bambini e gli adulti prescelti, avevano mostrato tutti un dono, avevano colmato col loro cuore, il desiderio non proprio ma di altre persone. Questo era stato uno dei frangenti che avrebbe richiamato nella piccola casetta grandi e piccini che per dieci giorni avrebbero lavorato per ricostruire i sogni e desideri dell’umanità.
L’alba era arrivata con una grande folata di vento che con foglie e polvere dorata, trasportò nelle buche di infinite porte, lettere sigillate da una cera lacca di un rosa caramellato e scintillante che al loro ingresso risuonarono con una sinfonia armonica ed incantata. Bambini e adulti furono risvegliati da quella strana musica e colti da un fremito impaurito, sedettero con un cuore trepidante nel letto risvegliato dal tepore notturno. Affacciati oltre la porta delle loro camere, fecero con fare attento e orecchio vigile, occhiolino oltre quelle scale, allungando la vista nel calare di quelle scale crepitanti di legno.
Nella parvenza tra il sonno e la veglia e in quella atmosfera di magia, attirati da quel suono e polvere dorata, si ritrovarono le lettere tra le mani e i loro occhi in quella scrittura che scorreva e cancellava imprimendosi nella mente.
Iniziò un viaggio oltre il presente. Le parole tramutate in pensieri, avevano fermato il tempo e cancellato la memoria. Il presente e il futuro sarebbero rimasti un sogno, trasportando i corpi in un viaggio alato. Le slitte trainate da renne e stelle iniziarono a vagare verso un mondo sperduto, nel bianco candore di montagne incantate e donate al verde e silenzioso suono.
Il laboratorio era già funzionante. I piccoli e grandi aiutanti iniziarono a varcare la soglia. Le vesti all’ingresso tramutavano di colori e sembianze imprimendosi al corpo secondo i personali desideri. Fate turchine e baldanti cavalieri, avventurieri e naviganti, gnomi e angeli, tutti si trasformavano dove il loro pensiero aveva sempre ambito. Tutti riuscivano a leggere il pensiero e desiderio delle persone comuni per l’unione e trasporto dovuto ad una simbiosi di ideale e speranza.
Cominciarono le prime creazioni e preparazioni nel laboratorio dei magici pensieri e tutti nell’armonia del momento nonostante diversità e lontananza ricrearono la magia del Natale che attraverso quella povere di stelle, poneva un sorriso e nuovo calore nell’intimità della fratellanza ricevuta.
Quel dolce e tenero anziano ricadde nel suo assorto e caldo pensiero, seduto davanti a quel camino, donando il suo sguardo a quelle fiamme ancora vive e mai spente verso i cuori e ricordi sempre accesi, nelle calde soffitte delle nostre menti mai cancellate dal calore donato ma soprattutto ricevuto.
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