In un tranquillo paesino chiamato Montefinto, cinque persone, del tutto incompatibili, erano costrette a fingere un’insopportabile amicizia.
C’era Ada, l’iper organizzata, che portava con sé un’agenda anche per un picnic improvvisato; Sandro, il sarcastico cronico, incapace di fare un complimento sincero; Patrizia, la regina del dramma, che trasformava ogni dettaglio in un caso di vita o di morte; Luca, l’eterno ottimista irritante, e Margherita, la perfezionista con la sindrome del controllo.
Si trovavano ogni venerdì sera al Bar Tranquillo, per la loro “serata amici”, una tradizione nata per caso e mantenuta solo per orgoglio. Nessuno osava rinunciarvi, per paura che gli altri potessero parlarne male.
Quella sera, Ada decise di organizzare una cena. Portò una tabella oraria:
- ore 19:00: Arrivo degli ospiti
- ore 19:15: Aperitivo (max 10 minuti)
- ore 19:25: Antipasto
- ore 19:40: Discussione guidata sui progetti settimanali
Sandro, vedendo il foglio sul tavolo, scoppiò a ridere.
“Ada, hai messo un limite di tempo anche alle chiacchiere? Non siamo mica in fabbrica!”
“Non tutti passano la vita a fare battutine inutili, Sandro”, rispose lei con un sorriso forzato.
Patrizia, intanto, arrivò in lacrime.
“Mi hanno cancellato un appuntamento dal parrucchiere! È la fine, ragazzi, la fine!”
Margherita sospirò. “Patrizia, calmati, i tuoi capelli sono già perfetti. Dovresti pensare a questioni più serie.”
“Ah, quindi stai dicendo che non merito di essere ascoltata!”, gridò Patrizia, stringendosi la testa con melodrammatico dolore.
Luca entrò in quel momento, con un vassoio di pasticcini.
“Che bella energia positiva! Sento che stasera sarà indimenticabile!.
Sandro sibilò: “Indimenticabile lo sarà sicuramente, ma per i motivi sbagliati.”
Dopo la cena, che era andata avanti tra frecciatine, risate forzate e lunghi silenzi imbarazzanti, Luca propose un gioco.
“Facciamo il gioco della verità! È divertente e… ci aiuterà a rafforzare il nostro legame!”
Patrizia si illuminò. “Adoro l’idea! Iniziamo da Ada!”
Ada si irrigidì. “Va bene. Ma ricordate, niente domande personali.”
Margherita, con un sorrisetto, chiese: “Ada, cosa pensi davvero di Sandro?”
Ada arrossì. “Oh, Sandro è… ehm… unico nel suo genere.”
“Unico come una zanzara che ti ronza nell’orecchio,” mormorò Sandro, facendola arrossire ancora di più.
Toccò poi a Sandro. Luca chiese: “Sandro, se dovessi passare una settimana da solo su un’isola deserta con uno di noi, chi sceglieresti?”
“Un’isola deserta? Con voi? Preferirei il naufragio.”
La serata sembrava destinata a un’altra conclusione disastrosa, quando accadde l’imprevisto: Patrizia, con un bicchiere di vino di troppo, esplose.
“Non ce la faccio più! Vi detesto tutti! Ada è una maniaca del controllo, Sandro è insopportabile, Margherita mi fa sentire un’incapace, e Luca… smettila di essere così dannatamente felice!”
Un silenzio di tomba scese sulla stanza. Poi, lentamente, tutti iniziarono a ridere. Una risata così sincera che li lasciò senza fiato.
“Finalmente qualcuno lo ha detto!” esclamò Sandro. “Pensavo di essere l’unico a pensarlo!”
Margherita alzò le mani. “Sapete cosa? Io controllo tutto perché voi siete dei casinisti!”
“E io sono felice perché… beh, voi siete troppo stressati!” aggiunse Luca.
Quella sera, capirono che fingere di essere amici era stancante, ma fingere di non esserlo era impossibile. Erano legati, in qualche strano modo, proprio dai difetti che li facevano litigare.
Da allora, ogni venerdì al Bar Tranquillo non si risparmiavano battutine, ma almeno erano onesti. E, a modo loro, davvero amici.
N.d.A.: Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.
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