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Il Tenente Silvestro

di Rita Mura
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Pubblicato il 21/11/2024 09:37:11

In un piccolo sobborgo di Istanbul, tra piccole case e tetti scoperchiati, era sorto da tempo un piccolo commissariato che trattava casi particolari ed estremi, dimenticati nella grande città metropolitana attorniata da lusso e spensieratezza.

 Gli abitanti del piccolo quartiere divenuto da tempo una grande distesa di vecchie lamiere, avevano cercato più volte di portare alla ribalta i problemi che flagellavano le povere genti oramai avvezze alla fatica e alla semplicità. Alcaln, il potente sovrano della parte opposta della città sognante, aveva voluto inaugurare un bizzarro commissariato, una beffa sarcastica posta quasi a dare un accontentino alle richieste pervenute. La sua risata sorniona si innalzava e faceva vibrare i vetri del suo castello di cristallo, viveva divertito dall’osservare la povertà e la credulità delle popolazioni riverse tra casupole e fango.

Il commissariato aveva al suo comando il Tenente Silvestro, un gatto dalle sembianze eleganti e longilinee, un manto variegato tra il nero e il bianco che luccicava nella sua eleganza e portamento. Aveva tre aiutanti fidati, gatti variegati dalle striature tigrate ma destrezza impeccabile.

Nessuno avrebbe mai scommesso sulle potenzialità di questa struttura nonostante i gatti era risaputo avessero delle abilità al di sopra del normale. Il tempo portò grandi cambiamenti nel piccolo sobborgo, il Tenente Silvestro aveva dato la caccia a diversi malviventi ed era riuscito ad arrestare per furto e spaccio di pesce alcune tra le più conosciute famiglie che detenevano proprietà e commerci. Cominciarono ad arrivare i primi sostegni alle famiglie e le case dei malviventi furono ben presto trasformate in scuole ed ospedali. Le famiglie iniziarono a vedere diversamente la qualità dei loro fedeli sorveglianti che non erano solo quelli racchiusi nel commissariato ma tutti i migliori felini della città arrivarono in aiuto per far risplendere l’Impero e la giustizia nella serenità di tutti.

Alcaln nella sua malvagità osservava da lontano e in preda ad una rabbia ossessiva decise in un intervento immediato. Doveva a tutti i costi eliminare il pericolo e riuniti i suoi malvagi aiutanti indisse una riunione:

“Sarò di poche parole. Bisogna eliminare la minaccia e darò ricchezza a tutti coloro che riusciranno a rapire il maggior numero di gatti e portarli alle mie prigioni. Ho in mente un piano e se tutto andrà bene ci sarà anche da guadagnare”

Fu così che iniziarono a scomparire i gatti e stranamente a sorgere commerci verso destinazioni straniere.

Il tenente Silvestro sospettoso iniziò le prime indagini. Diventava sempre più pericoloso addentrarsi e rimanere insospettabile perciò escogitò uno strattagemma. Arruolò degli investigatori che avevano al comando Bianca un bellissimo cane maremmano che aveva al suo seguito altrettanti seguaci. Nella loro destrezza riuscivano a fiutare il pericolo ma anche attaccare o inseguire in caso di necessità. Avevano una squadra attiva addestrata e pronta in ogni situazione di pericolo.

Gli uomini di Alcaln erano stati scaltri durante i rapimenti. Avevano agito durante il giorno e nelle ore più calde cogliendo alla sprovvista i felini indeboliti nelle ore di sonnolenza. Bianca decise di agire scaltra e seguire la trama dei rapimenti fino al covo per poi informare il Tenente Silvestro.

Al di sotto del grande palazzo di cristallo di Alcaln erano presenti dei sotterranei che tempo addietro erano stati rifuggi di guerra. Il malvagio proprietario aveva costruito enormi gabbie e prigioni e usava questi varchi per trasportare merci e animali al porto dove grandi carichi venivano nascosi ed imbarcati. Bianca scoperto l’arcano informò il commissariato che subito decise di intervenire e distruggere l’impero formatosi. Vennero arruolati battaglioni circostanti che iniziarono ad arrivare da ogni provincia.

Alcaln seduto nella grande poltrona col suo sigaro fumante si precipitò alla finestra, sentiva da lontano un gran rumore:

“Meo, Meo, Meo, Meo” Le sirene della polizia oramai avevano circondato il grande palazzo di cristallo e il Tenente Silvestro era riuscito a liberare dalle gabbie flotte di gatti.

Il bene anche questa volta trovò la sua luce di vittoria e giustizia. I felini con la loro astuzia e benevolenza avevano riconosciuto le vie per sopraffare il male trovando fidati compagni a sostegno di giusti ideali.

La città riuscì a trovare un suo nuovo equilibrio e fu così che uomini e felini iniziarono a vivere in armonia e rispetto ma soprattutto protetti.

 Chissà se esiste ancora da qualche parte in quel sobborgo quel piccolo commissariato…

 

Fatti e nomi sono fulcro di pura fantasia.


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