È fatto di poco,
profumo di pane appena sfornato,
i tuoi piedi scalzi in giro per casa,
un tuffo gelato nel mare d’aprile.
L’amore in campagna, là sopra un muretto,
i miei occhi stanchi su un vecchio fumetto,
le lacrime dolci di un dono inatteso,
un riso sguaiato che fugge un timore,
tu sopra il mio corpo davanti ad un fuoco,
il giorno più bello vissuto per gioco.
Poi l’alba in montagna con gli occhi annebbiati,
il tuo respirare da sempre affannato
addosso al mio viso, rumore di gioia,
bisbigli al telefono e un giorno finisce,
la scossa nel ventre se incontri l’amore,
carezze ai capelli di mio figlio stanco
e un attimo eterno che ferma un sorriso.
Il vento davanti e dietro il tuo seno,
guardare la luna distesi sull’erba,
sdraiati di fianco, la schiena sul viso
e i tuoi fazzoletti smarriti per casa,
lenzuola lavate con dentro il tuo odore,
profumo dell’erba sull’uscio di casa.
È quando ti ho stretta ma piano, più piano,
col solo motivo di non farti male,
è per non scordare
che feci al tuo fianco,
quel film ritrovato che cerchi da sempre
ma fino a stasera non lo ricordavi,
guardare un Picasso
le tue mani strette,
un viaggio lontano
ed io che ti sfioro,
e senza parole poi ti lasci amare.
È scheggia di spazio,
è zolla di terra,
che separa i corpi,
non spegne la fiamma
che arde per sempre nelle tue pupille,
son dita più lievi che suonano note
e volano sulle tramontate stelle.
E sono armonie di giorni passati,
che scavano spazi,
mi cambiano il cuore,
scoperto a smarrirsi
nel fondo degli occhi,
in una melodia antica
che mi suona la vita.
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