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Qualcuno fa bee

di Arcangelo Galante
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Pubblicato il 11/10/2024 06:38:13

Carlo e Lucia frequentavano il medesimo virtual place, battezzato “La casa della penna d’oro”. 

Discutevano su molti argomenti, anche perché avevano differenti modi di approcciarsi e di interpretare le cose sotto una luce, spesso basata sulla loro esperienza, quindi poco obiettiva dal punto di vista oggettivo dei comportamenti e reazioni degli internauti, coi quali si rapportavano. Carlo era un ragazzo buono d’animo, aveva intelligenza acuta e un’immensa capacità di decodificare i messaggi subliminali presenti nei contenuti di un testo, ma sovente sfuggiti ad altri nel momento di una lettura superficiale, oppure fatta con scarsa attenzione. Benché venisse invidiato e criticato amaramente, la sua tranquillità interiore risiedeva nell’onestà e nella consapevolezza di trattare tutti con rispetto universale. 

Lucia era una marpiona, che adoperava le proprie grazie femminili, al fine di ricevere commenti a iosa. Bastava una manciata di poche parole mielose e qualche smanceria nelle risposte che le consentivano di sentirsi appagata per una relativa bravura scrittoria, abbastanza opinabile. 

Qualora le si facesse notare una gaffe, lei provvedeva a ricambiare con un celere pretesto, atteggiandosi a vittima e usando bugie freschissime, pescate dalla sua innata predisposizione alla falsità.

Durante la loro navigazione avvenne qualcosa che incuriosì Carlo. 

Iniziarono a dialogare privatamente, come accadeva d’abitudine nel cosiddetto periodo morto del sito, entrambi scocciati dalla monotonia di non essere stimolati come avrebbero voluto. 

“Scusa Lucia, ma non capisco perché parli male di Vittorio, quell’autore che ha commentato i tuoi lavori con estrema gentilezza e disponibilità”.

“Io parlerei male di lui? Ma fammi il santo piacere di stare zitto. Quello lì mi ha bloccato e non ci ho capito niente. Ma vallo a spiegare cosa passa nel cervello di certa gente. Mi sono sempre comportata bene ma  non accetto che mi si chiuda la porta in faccia. Eppoi, perché bloccare? Me ne sto in pace a non dare fastidio a nessuno. Lo sai che mi vogliono tutti bene, anche nell’altro sito.” 

Maggiormente titubante della franchezza e limpidezza di Lucia, Carlo ribatté con tono pacato: “Appunto! Secondo me è successo qualcosa dall’altra parte. Non sto dando ragione a nessuno dei due, ma forse non vi siete capiti a fondo. Lo sai perfettamente che le parole hanno diversi significati, per come ognuno le valuta e le interpreta. Ma sei certa di non avergli fatto niente?”

“Senti un po’ - rispose Lucia leggermente irrettita dalle domande del suo collega di scrittura - non è che uno ti può bloccare così, perché non vado a commentare e ringraziarlo del tempo passato a guardare la robaccia che pubblica. Lui ha sbagliato e basta. Ci siamo intesi?”

“Veramente no - disse Carlo - per me, avendo capito che è una persona estremamente sensibile e corretta, gli ha dato fastidio il tuo ombreggiante modo di fare. Lo hai illuso in continuazione perché gli dicevi di non avere tempo, ma poi lui deve averti vista incollata al monitor su entrambi i siti e allora ha capito che non ti interessava niente della scrittura e nemmeno di dirgli grazie. Stai a fare gossip ogni volta che commenti i testi di Caio, Tizio e Sempronio.

Scusami eh, pure io a un certo punto mi sarei rotto.”

Con tono aspro e nervoso, Lucia rispose:

“Ah sì? È un buon motivo per bloccarmi?”

Carlo proferì: “No, però se tu continui a parlargli male nei commenti e fai finta di non averlo visto né di là, ma neanche qui, la gente mica è scema, lui ti legge e leggono tutti, anche quello che rispondono gli altri. Poi non lo so cosa sia accaduto tra voi, ma non siamo fatti tutti con uguale stampino. C’è gente che ho smesso di salutare perché neanche mi rispondeva e c’è chi crede di saper tutto di Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, Giosuè Carducci, e chi ne ha più ne metta, ma se vai a fargli notare che sono saccenti e arroganti, ti offendono pubblicamente a spron battuto. Ci vuole un po’ di pazienza e capire che non si sa mai come ci si può trasformare nella vita. Magari si diventa peggio degli altri. Cosa credi, che la gente sia tutta schietta come lo è Vittorio? Chi lo sa? Gli sarà capitato di essere stato bloccato anche lui, ma a quanto pare non ho mai letto che abbia puntato il dito contro qualcuno o che si sia lamentato come stai facendo tu. Comunque, sei sicura di non aver sbagliato con lui?”

“Apriti bene quelle grosse orecchie da cotoletta che hai, e fai l’uomo. Io sono una persona limpida. È chiaro?” - affermò Lucia, sicura del fatto suo.

“Ah si? - esclamò Carlo, iniziandosi a stancare per le risposte provocatorie di Lucia - tu sei trasparente come i vetri della mia macchina, che si appannano quando piove. In tanti anni di navigazione e di soggiorno nei siti non hai ancora capito come comportarti? Non siamo al mercato del pesce o della frutta e neanche in una fattoria di animali, dove si parla della mucca, del bue, dell’asinello o della pecora. Ci sono persone che quando navigano vogliono distrarsi, trascorrere qualche ora di svago e che non sopportano sentire parlar male di questo, di quello o di loro. Hai preso “La casa della penna d’oro” per un pattume, o per un posto che ci offre l’occasione di scrivere sui sentimenti che ci dovrebbero accomunare, pure caratterialmente? La verità è che non te ne frega niente se gli altri stanno male, ma ti interessa fare la vittima. Il web è intriso di queste cose e a volte il mondo, là fuori, è peggio, perché qui almeno finiamo tutto con un logout.”

“Davvero - dichiarò Lucia, aggiungendo- sai cosa ti dico? Visto che siamo in una fattoria, allora… bee!” 

Dopo l’esternazione di Lucia, Carlo, che tra gli altri pregi sapeva sdrammatizzare le situazioni, disse a se stesso: “chissà che diavolo mettono nei mangimi. Ecco perché gli animali hanno certi effetti collaterali.”

Invero, non era contento dell’incomprensione tra lui e Lucia, la quale, malgrado l’accaduto, non si era resa conto di come avesse trattato Vittorio.

Nell’udire lo sfogo di Carlo, però, Lucia se ne risentì, ma qualcosa l’aveva scossa dentro, avviandosi a capire, tardivamente, che purtroppo la sua reazione di screditare Vittorio nei commenti non era affatto stata un gesto pregevole. Avrebbe dovuto essere più prudente e valutare prima, la scelta di certe parole? D’altro canto, come si suole dire: “verba volant scripta manent”.

 

 

Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.


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