L’inesauribile curiosità giornaliera
che mi spronava in adolescenza
un giorno mi spinse sulla nostra soffitta
di una casa colonica immensa
Messomi all’abbaino rimasi allibito
dal mio sguardo che in lontananza
perlustrava ad ampio raggio
capii che più sei in alto
e più si riesce intravvedere
Da qui la fame di sapere
che mi segue come il mio destino
Riuscivo addirittura a vedere aldilà del fiume
nonostante i due argini che lo contenevano
Avevo la finestra della stanza
adiacente il primo argine
ed essendo ubicata al primo piano
quando il fiume era in piena
a volte esondava e l’acqua
correva lungo la strada comunale
Il fiume diveniva uno specchio d’acqua immenso
e il barcaiolo doveva smontare
la passerella con le asse di legno
per poi staccare le due barche in lamiera
e portarle da un lato mettendole
in fila una dietro l’altra
Tutto questo ,il barcaiolo, lo doveva fare
quando l’acqua nel fiume cresceva
e raggiungeva in fretta un certo livello
considerato d’allarme
A volte si ritrovava dalla parte sbagliata
della riva e più volte l’ho visto
attaccato alla fune d’acciaio
che era fissata da argine ad argine
e attraversando arrampicato alla fune
a volte toccava con la schiena l’acqua
quando era a mezza corsa
Ed ora quei gesti rivivo intensamente
Così anche il viaggio corto di nuvole
che alzandosi dietro la basilica San Luca
divenivano sempre più scure
fino a liberarsi con tuoni e fulmini
come a voler rabboccare
l’acqua defluita nel fiume
Bei ricordi di giorni ormai lontani
ma come file di memoria ancor vicini
e le fatiche ancora in mezzo ai campi
di genitori con solo un fine di “tirare avanti”
Saranno morti tuti i nostri genitori o avi
ma nei miei ricordi li ho salvati entrambi
e dopo il sudore bevevano come bestie
con l’arsura di fatiche immani
perché per coltivare la terra che era bassa
la schiena alla sera di dolore piena
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