Il giorno in cui cadde il mio compleanno, decisi di invitare un buon numero di amici a casa, ordinando una pizza a domicilio e pensando di preparare io stesso la classica torta margherita, per alcuni somigliante a quella di Pavia, legata alla tradizione e alla storia della città, detta invece paradiso.
A base di pochi ingredienti, facilmente reperibili in casa, sono entrambe veloci da realizzare.
Mi si presentò un problema con lo stampo rotondo, essendo di 24 cm di diametro, ossia per circa 8 persone, offrendo una giusta porzione a ogni singolo invitato.
Ricevetti però un messaggio vocale che annunciava la crescita del numero dei partecipanti alla cena. Evitando di escludere altre persone, chiamai subito una vicina di casa per farmi aiutare dicendole cosa avevo bisogno.
“Non preoccuparti Arcangelo. La faccio io un’altra torta, ho capito quello che ti serve”.
Fui davvero sollevato, non immaginando minimamente la sorpresa che mi sarebbe capitata.
Prima che giungesse il momento di condividere la festa e con tanto affetto, passione, benevolenza, mi ero ritagliato un adeguato tempo da dedicare al dolciume, onde evitare di essere in ritardo con l’organizzazione.
Arrivò la vicina con un piatto in mano, sul quale era poggiata sopra la margherita.
Uguale alla mia, nell’aspetto, sembrava fosse stata sfornata nel medesimo istante.
La differenza era poco percepibile e stava nell’altezza, nonché ovviamente nel sapore, che avrebbe confermato il gradimento o il dissenso degli ospiti.
Nel mangiarla, qualche palato attento affermò di trovare gustosa quella da me fatta, forse perché gli pareva più naturale, morbida, ben cotta, a differenza dell’altra, comunque buona ma dalla diversa sofficità.
La serata finì con un regalo splendido per me, ricevendo un libro da leggere.
Il seguente dì, riportai il piatto dalla vicina di casa per esprimerle gratitudine sincera, senza rivelarle il legittimo dubbio che nutrivo, avendo ascoltato le parole di chi l’avesse assaggiata.
“Grazie di cuore”, dissi con aria soddisfatta.
“Sei stata gentile e brava a farla; hai pure impiegato meno tempo di me”.
Sorridendo, felice di essermi venuta incontro, lei mi rispose:”E che ci voleva! Sono andata al banco frigo del supermercato e ho comprato una busta della Cameo, scegliendo il preparato della “Torta Soffice Margherita pronta da infornare”. Ho imburrato lo stampo e l’ho versato tutto dentro, pronto da cuocere. Non ho sporcato neanche la cucina, solo un pochino le mani, usando il burro”.
Restai in silenzio per qualche minuto, poi risposi:”Ma scusa, avresti potuto dirmelo?! Ecco perché qualcuno mi diceva di non sentirla “fresca” e poco convincente nel sapore”.
Lei mi rispose seccata:”Che te ne frega, Arcangelo. L’hanno mangiata lo stesso e nessuno si è accorto della diversa qualità. Ora devo uscire, ma qualora ti dovesse succedere di avere bisogno di una torta, ci metto poco tempo a preparala, perché sono bravissima. Ciao, buona giornata”.
La salutai velocemente, senza proferire altro, ma avevo capito la sua furberia che per lei stessa era assolutamente normale, ma per me, stava a indicare che non valeva un fico secco come pasticcera.
N.d.A.: L’esperienza narrata mi è capitata davvero. Buona lettura.
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