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Nemea

di Rita Mura
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Pubblicato il 18/09/2024 14:07:56

In una antica città greca, viveva una fanciulla dalle invidiabili abilità sportive, ereditate dai genitori valorosi lottatori ed atleti. Era stata chiamata Nemea per il suo valore e coraggio ereditato in decenni di lune passate e per il suo essere inconsapevolmente, Regina di quel territorio. Niente e nessuno urtava la sua indole e si prodigava sempre in diffesa degli indifesi e deboli del paese. Le sue giornate trascorrevano come gli altri ragazzi tra scuola e studio ma cercava di ritagliarsi sempre parte del suo tempo per la corsa lungo i sentieri delle rovine storiche della città.

Aveva assistito più volte ai tornei che si presentavano e nel suo animo aveva sempre desiderato parteciparvi. Cercava di immaginarsi lungo la linea di partenza, pronta in fila con le altre atlete o nella sfida del lancio del giavellotto. Sapeva che niente era facile, i premi ma soprattutto la partecipazione era legata a un duro lavoro giornaliero, fatica e a tante rinunce.

Un giorno incuriosita, decise di assistere alla selezione degli atleti per le diverse prove sportive. I tornei non erano solo di semplice corsa ma prevedevano anche altre discipline. Era possibile partecipare solo se appartenenti ad una dinastia nobile o al superamento di prove altamente pericolose. Nemea era stata cresciuta come una fanciulla di umili origini ed era consapevole che niente sarebbe stato facile e dovuto. I suoi allenamenti anche se assidui non bastavano per una partecipazione, avrebbe dovuto fare qualcosa di più che pregiudicava rischi per sè stessa e per la sua famiglia.

Indecisa su come muoversi, sapeva che l’unica possibilità era un consiglio di qualcuno fidato e preparato. I genitori, preoccupati nel vedere sempre la figlia così rattristata, cercarono in tutti i modi una soluzione alle sue ambizioni. Dopo interminabili discussioni, capirono che il tempo era arrivato e dovevano indirizzare la ragazza oltre sé stessa, verso luoghi nascosti e lontani. Esisteva un monte al di là di dieci torrenti e cascate di Nemea, dove viveva esiliato un uomo di sembianze spaventose che si diceva avesse il corpo da uomo e una folta chioma rassomigliante un enorme leone. Era possente e veloce, aggressivo e furtivo, nessuno era mai riuscito a vederlo realmente in viso. Viveva attorniato dai leoni. Chi aveva provato ad avvicinarsi era ritornato senza parole ma soprattutto forze e nessuno sapeva spiegare il motivo.

I genitori spaventati, cercarono di distogliere il pensiero di far avventurare la figlia solo per questa sua ambizione sportiva ma sapevano che il destino non poteva essere fermato. Nascondevano segreti inconfessabili e Nemea era stata affidata a loro, sapevano che questo momento sarebbe comunque arrivato. Sin da piccola era stata spinta verso alcune discipline per sviluppare alcune pratiche che sarebbero state utili in questo vicino futuro a venire.

Decisi e fermi chiamarono Nemea e le presentarono questa possibilità senza approfondire sul suo passato e su ciò che avrebbe dovuto fare. Erano stati formati per tempo e l’unica cosa che le avrebbero dovuto dare prima della partenza era una catenina con un medaglione cilindrico con al cospetto la raffigurazione di un leone.

Arrivò il momento della partenza e carica di speranza, Nemea ringraziò i genitori e si incamminò.

La via era impervia ma anche costellata da meraviglie della natura, ruscelli limpidi e silenziosi quasi dimenticati ed incantati che sembravano quasi ergersi convergenti al fragore delle rapide e cascate seguenti. I colori di quegli spruzzi, catapultati in forza espressa discesa nel vuoto, colmava l’aria di venti suadenti e manti di arcobaleni. La radura, con l’avanzare del cammino, cominciò a mutare, divenendo di un verde più fitto e intenso ricoprendo con la sua ombra un cielo d’azzurro lucente.

Nemea arrivò ad una radura posta a valle di un enorme monte e stanca dal suo perenne vagare, decise di adagiarsi su un manto di fresche margherite selvatiche. Colta da un sonno improvviso, decise di riposare consolandosi un pochino. Sentiva una voce che le ripeteva “Nemea riposa, hai vagato e dovrai vagare, niente succederà”. Questa convinzione la portò ad un sonno pesante e non vigile.

Riaprendo gli occhi, Nemea scrutò attentamente ciò che si presentò, incredula e un pochino sorpresa. Si trovava in una grotta, ricoperta di cristalli e specchi, vedeva nella sua posizione rivolta verso il soffitto, immagini raddoppiate e osservanti. Si rese a breve conto di non essere sola e dal profondo senti una voce “Benvenuta Nemea, ti stavamo aspettando”. Un uomo oramai anziano la osservava, il suo aspetto ricordava un leone ma in realtà era solo la sua folta chioma dorata che poteva fuorviare il pensiero e gli occhi. Era attorniato da leoni che, come docili cani, lo osservavano e rimanevano pacifici ai suoi piedi.

“Come sono arrivata sino a qui? Chi siete?” Nemea voleva subito delle risposte ma capiva di essere nel posto giusto. L’uomo osservandola, le tese la mano e la invitò a sedersi vicino a lui. “ Sono tuo padre e tu sarai l’erede di questo Regno” Nemea non capiva cosa stesse dicendo, perché si rivolgeva a lei come padre? “Ho atteso a lungo questo momento. Ti ho affidata per essere forgiata e resa coraggiosa, hai appreso le arti della corsa e del lancio ma anche della diffesa. Ora sei pronta a prendere ciò che è tuo e che è stato tramandato” L’uomo con fare calmo continuò “il monile che ti è stato consegnato e che porti al collo è il simbolo eterno della fratellanza tra l’uomo e la sua forza tramutata in leone, tu dovrai proteggerla e scalfire chi metterà la forza a predominio del successo, a discapito degli altri. Ricorda la fratellanza porta rispetto e pace e non il contrario. Chiunque si presenterà con forza e malvagità perderà voce e forza”

Nemea era stordita e sbalordita e il mondo sembrava in un attimo capovolto.  Il suo animo era stato sempre buono e sentiva in quelle parole, la casa e la familiarità del suo essere. “Ho bisogno di riflettere e capire”. L’uomo la osservò e le disse “osserva la luna, al passare di cinque lune rosse, dovrai ritornare e inchinarti al volere del destino e tutto sarà luce”. Lei si incamminò verso il rientro con fare furtivo e assorto ma capì che il sole e la luna oramai erano nel suo cuore e nella sua mente, pronti ad un suo ritorno verso nuove sfide ed imprese, per il bene proprio e della sua patria Nemea.


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