Creo ciò che immagino: la realtà.
1
È come un quadro
sospeso nel vento:
il promontorio col faro
e il mare in delirio –
la cornice totalmente azzurra
e bagnata di salsedine.
2
Onde battono le scogliere
al modo di mani su tamburi –
danzano le navi.
L’oceano è un treno a vapore
nell’aria fredda dell’ovest
verde come la piscina
della casa di fronte.
C’è vigore nel gabbiano
che solca rapido il cielo –
un jet senza scia
nel tramonto.
Le prime stelle sono fari
nella sera –
indicano la rotta al pianeta
somigliante a una zattera
alla sola luce della luna.
3
Il fragore dell’oceano
è come quello
che ascoltiamo
nel riproduttore musicale
bit a bit.
Riconosci questo profumo?
È salina.
4
La natura affronta la sua parte
sul palco del cosmo umano.
5
Creare è dare forma al mondo –
modellare materia o materia virtuale –
ma è necessario immaginare.
Un uomo crea
quando dal suo desiderio
sintetizza diversità.
Le nuove forme
hanno scarsa autonomia –
sono prive di vita
tranne quelle plasmate dal piacere
dell’amore.
6
Creiamo oggetti simili al reale
per essere certi
che nella somiglianza
la realtà non ci abbandoni.
Se un gabbiano
è simile a un aereo
è perché abbiamo seri dubbi
sul significato di realtà
e sulla sua estensione –
posti fuori dai suoi confini
saremmo in grado di tornarci
seguendo le forme dell’immaginazione
come sassolini bianchi di Pollicino?
Il mondo reale non sempre
è causale e non si sa
se la realtà preesista all’osservazione.
[ pubblicata su Novecento non più - verso il Realismo Terminale, La Vita Felice, antologia poetica a cura di Diana Battaggia e Salvatore Contessini ]
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