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Cenerina

di Rita Mura
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Pubblicato il 08/09/2024 13:57:19

Intenta nel suo lavoro, Cenerina rifletteva sugli anni passati e presenti. Oramai era abituata a quel nome, nessuno aveva mai chiesto niente di lei, del suo passato, del suo vero nome, di cosa realmente volesse. Veniva chiamata, non per compagnia ma per i servizi, raccogliere e ripulire i caminetti era oramai sua abitudine, il suo lavoro.

Silenziosa e puntale si recava in ogni villa del quartiere e curva faceva ciò che doveva essere fatto. La sua figura era insignificante agli occhi degli altri, lei era solo Cenerina, con le sue vesti macchiate e scure che coprivano il suo scarno aspetto e le gote rosse, bruciate e scurite dalla cenere. Portava sempre un fazzoletto scuro sui capelli per proteggerli, nessuno aveva mai visto il suo reale aspetto.

Cenerina viveva a circa cinque chilometri da quel quartiere, in vicoli stretti e tortuosi che risalivano verso la collina. Esistevano realtà completamente differenti e sconosciute agli occhi di molti. Costruite nel tempo, erano state erette casette in lamiera dove vivevano i dimenticati, persone che camminano come ombre trasparenti, servizievoli e silenziose, laboriose e pronte a tutto nella loro onesta e semplice esistenza. Così era Cenerina, orfana e generosa, riservata ma grande lavoratrice.

Ogni mattina verso l'alba si incamminava e donava le sue forze per pochi spiccioli che per lei erano tesoro di resistenza. Lesta ripuliva case e camini e verso il rientro a casa, comprava il necessario per sè e altri piccoli orfanelli. Amava donare nel suo tempo libero sorrisi ed insegnamenti, aveva avuto una formazione scolastica e aveva sempre amato leggere. La sua vita non era stata sempre così, ma trovandosi sola aveva deciso di vivere diversamente e per gli altri. Solo questo le donava un pochino di serenità, il passato era per lei solo da dimenticare.

Quella sera, al rientro si sentiva più stanca del solito, decise perciò di riposare un pochino nel suo piccolo letto che altro non era che una tavola in legno ricoperta da un manto di cotone raccolto ogni giorno durante il suo rientro a casa. Posto al fianco del suo giaciglio, appoggiato in un piccolo barile, conservava l'unico ricordo della sua famiglia, un piccolo specchio intarsiato di piccole gemme e smerigli in ferro. Era un cimelio amato della sua cara madre. 

Era solita al rientro ripulire le vesti e il fazzoletto, sciogliere i suoi lunghi capelli corvini di una brillantezza indescrivibile e indossare una veste dai colori del cielo e del mare.

Il sonno era sempre stato fonte di sogno e rigenerazione, donava nuove forze e idee per sè e per i piccoli che attendevano sempre l'amata madrina.

Quella notte qualcosa di sorprendente accadde. Nel piccolo specchio apparve una grande stella e una visione sul suo futuro. Avrebbe dovuto usare il suo lavoro per portare ricchezza ai più piccoli e alle terre circostanti. Avrebbe cambiato l'esistenza di molti.

Fu così che dalla mattina seguente seguì alla lettera ciò che aveva visto e iniziò a raccogliere le ceneri da ogni casa e con l'aiuto dei bambini portarle nei terreni delle loro casette. Furono col tempo lavorate nella terra, lasciate riposare per poi impiantare alberi e colture che diedero frutti e verdure ricercate ovunque. Arrivarono imprenditori ma anche esteti colpiti dalla bellezza e brillantezza dei capelli degli abitanti di questo piccolissimo borgo. Crebbe l'interesse per la cenere e per l'arte imprenditoriale di una insignificante ed invisibile "Cenerina" che nella perdita sua e di molti con volontà e lavoro ma soprattutto onestà ricostruì per sè e per i tanti orfanelli la forza di credere in sè perchè tutti possono e devono ricevere amore e vita ma soprattutto luce riflessa e da trasmettere.


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