Sabrina camminava a rilento per le strade del centro, mentre il caldo di luglio avvolgeva tutto come una coperta soffocante. Il crepuscolo tingeva il cielo di arancione, ma lei non riusciva a godersi quel tramonto, distratta dal suo telefono che, da ore, restava muto.
Da mesi la sua vita era segnata da quei messaggi, che all’inizio erano solo scambi occasionali tra colleghi di lavoro. Nicolò era affascinante e spiritoso, sempre con la battuta pronta, e piano piano i loro dialoghi si erano spostati dai progetti collaborativi a chiacchierate più approfondite, fatte di confidenze notturne e battute leggere, eppure intriganti, in quanto stuzzicavano piacevolmente, la fantasia di entrambi.
Quel giorno, però, tutto era diverso. Nicolò non le aveva scritto nulla. Sabrina sentiva crescere dentro di sé un insolito dubbio, accompagnato da una perplessità che non riusciva a spiegarsi. L’attesa la rendeva inquieta.
Seduta su una panchina davanti a una piccola fontana, guardava il telefono, sperando di veder comparire il nome di Nicolò sullo schermo. Le loro conversazioni erano diventate il punto fisso della sua giornata, anche se non si era mai spinta a confessargli i suoi veri sentimenti, al di là dell’ardore emotivo che, oramai, contraddistingueva il contenuto di una interazione scritta, apparentemente scontata.
C’era qualcosa di non detto, un filo sottile di tensione che nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di rompere.
All’improvviso, il cellulare vibrò e il cuore di Sabrina fece un balzo. Era Nicolò: un messaggio breve che la scaldò come un abbraccio sotto il sole cocente.
“Posso vederti stasera? Ho voglia di assaggiarti”.
Sabrina rimase a fissare lo schermo per qualche secondo, in preda a un forte battito. Era quello che desiderava da settimane, forse mesi. Ma le parole le si fermarono in gola. Doveva rispondere? E se poi non fosse stato come lo aveva immaginato? E se tutto si fosse ridotto a un’illusione?
Respirò profondamente e, con le mani che le tremavano leggermente, scrisse: “Certo, quando e dove?”
Non passò neanche un minuto che arrivò la risposta: “Tra mezz’ora, al bar sotto casa tua.”
Sabrina si alzò di scatto dalla panchina, sentendo un’ondata di intenso turbamento mischiato a un timore legittimo, facente parte di una spontanea eccitazione, fortemente comprensibile, perché umana.
Era davvero arrivato quel momento? Corse a casa, si diede un rapido sguardo allo specchio e, dopo essersi sistemata i capelli, uscì di nuovo, con un desiderio che gli batteva forte dentro.
Arrivò al bar e lo trovò lì, seduto a un tavolo all’aperto, con un sorriso accattivante, ma gli occhi che celavano qualcosa di più intenso e non completamente espresso.
Quando la vide, si alzò e la salutò con una stretta di mano, in modo da farla sentire protetta e compresa.
“Sono felice che tu sia venuta”, disse Nicolò, spostando lo sguardo sulla scollatura di lei che metteva in risalto un seno invitante.
“Non potevo evitare di venire”, rispose Sabrina con un sorriso timido ma felice di chi aveva davanti a sé.
Si sedettero e ordinarono qualcosa di fresco da bere, ma ambedue sapevano che quella serata non sarebbe stata come le altre.
Con frequenti occhiate si incrociavano più spesso del solito, e tra una parola e l’altra, i silenzi sembravano rivelare molto altro rispetto ai vari discorsi.
Dopo un’ora di conversazione leggera, Nicolò prese l’iniziativa. Si sporse leggermente verso di lei e, abbassando la voce, le sussurrò: “Sai, i messaggi e certi pensieri che ci rivolgiamo… per me sono diventati più di un’abitudine. Non so se lo senti anche tu, ma c’è qualcosa tra noi che non riesco più a ignorare.”
Sabrina si sentì rapita da una meravigliosa sensazione fatta di cerebrale soddisfazione. Si mordeva il labbro, cercando di trovare le parole giuste, ma Nicolò la precedette.
“Non volevo dirlo così, ma oggi, in assenza dei tuoi messaggi, mi sono reso conto di quanto manchi alla mia quotidianità il leggerti, per gustare l’ebbrezza di sogni lascivi e voluttuosi. È bellissimo parlare e scherzare con te, di tutto; ma è il modo disinibito in cui mi vuoi che mi esorta a condividere ogni attimo di calda passione, pronta a esplodere per te”.
Sabrina rimase impressionata dalle
esternazioni verbali di Nicolò che le risuonavano nella testa come un’occasione allettante, da non lasciarsi sfuggire.
Invero, pure lei provava simpatia tenace e attrazione potente per lui.
Allorché, senza pensarci troppo, allungò una mano e la posò sulla sua come segno rassicurante.
“Lo stesso è per me, mi sei mancato”, disse piano. “Non ho risposto subito perché avevo paura… di questo.”
Nicolò sorrise, stringendole quella mano divenuta complice di una silente approvazione e che emotivamente lo rinvigoriva.
“Non dobbiamo essere titubanti. Ascoltiamo ciò che sentiamo dentro e lasciamo andare fluidamente le nostre esibizioni epidemiche. Afferriamo il tempo giusto per iniziare qualcosa di straordinariamente indimenticabile. L’eros non conosce confini e l’intimità è la via d’accesso alla pienezza emotiva, quando si trova la persona appropriata”.
L’estate della sera avvolgeva tutto, ma a Sabrina sembrava che esistesse un unico falò da alimentare, da mantenere vivo e luminoso perché lì, giaceva la canicola
di qualcosa di assai profondo, vero, privo di falsi pudori e uguale al suo temperamento.
Intanto che la città si spegneva gradualmente, sotto le luci soffuse del bar, quel semplice sms aveva acceso un nuovo capitolo nelle loro vite.
N.d.A.: Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.
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