Pubblicato il 23/03/2020 17:30:46
Ode a Carducci
Or che di questa nostra casa Morbo fece vascello Navighiamo a vista in attesa che sorga nuovo un Risorgimento; mai così lontani i tramonti dalle albe sembrano e di lancette sui quadranti son vuote le ore.
A te il mio pensiero va Come nebbia agli irti colli, Grande Vecchio cresciuto All’ombra di una civetta, un lupo e un falco, brandente simile a flagello penna per voce dar a straordinarie visioni inquiete, forza d’Amor e spasimo di Psiche.
E quando sospinto fosti Come foglia al vento Da Firenze al Monte Amiata ove Elvira amata viva il tuo compianto Scrisse, amor di Patria T’ebbe così forte che armato Di Leopardi, Foscolo e Parini Fuggisti ratto dall’Arcadia.
All’ombra della torre che mai cade Di lauro classico Cingesti il fiero capo E l’umor sanguigno bagnando Al caffè Ebe brindavi Al nuovo Risorgimento intellettivo Fino a veder le torri di San Miniato.
‘Evviva me!’ Scrivesti allora fortunato; Dante, Virgilio e i grandi saggi Non Manzoni!, risuonavan gloria Per Valdarno e le tue Rime, da te scritte per te solo, Italia stupiron coi sonetti E le ballate.
Mai amor di donna ti ebbe Come il cuore accendea furor di Patria; la tua battaglia combattesti dal campo delle Muse e lottator aedo al Risorgimento voce desti, non braccia, e a Garibaldi, Mazzini e Cairoli il lustro di eterni canti; da Bologna infine giunsero Barbariche rime e per gli eroi inni di infinita gloria chè tutti gli uomini ad Achille simili son figli illustri della Grande storia sol se un bardo cieco al mondo di lor racconta.
Ed ecco quindi i Gracchi Accompagnarsi ai canti di Mameli e Par che giammai tempo sia trascorso Tra i marmi e i fasti di Roma immortali. Solo avanzavi avanti!, avanti! In sella al tuo ‘destrier de gl’inni alato’, Di ascrea musa in cerca e da lei ispirato. Eppure in cuor tuo ombroso ancora custodivi Della natia terra memoria dolce E delle serate allegre di vino coi baldi amici.
Risuonava ormai il tuo nome Tra le genti E con se recava le antiche grida; risvegliavan in loro furor di patria e di liberazione le Primavere Elleniche che sorsero su austriaci inverni e Nuove Poesie su genti inermi. Roma imperiale risorgea nei tuoi canti E l’alme eroiche di chi l’Italia Fece grande, a sprone e detrimento di chi serva la volea.
Novello Orfeo a furor di popolo Eletto fosti a rappresentar l’Italia, repubblicano fin nel midollo e rivoluzionario del primo giorno, tra i grandi Grande accolto e di altri Grandi vate e modello, insigne guida a generazioni di giovani menti.
Tra gli incanti dell’Alpe Si nutriva di bellezza la tua feconda ispirazione Ma già cedea il corpo, incapace di contener una tal alma; senator ti vollero e obbedendo alla voce che risuonava d’oltre la tomba e di riva al mare accettasti.
Opera omnia fu la vita tua e degna d’esser ammessa in tal Accademia che Omero e Dante vede passeggiar insieme con Foscolo, Petrarca e Verdi; e alle urla di chi ancora nol comprese rispondesti piccato: ‘è inutile gridiate abbasso, perché Natura in alto mi volle.’ Anteponesti sempre nell’arte e nella vita ‘L’esser al parere, il dovere al piacere’, sempre te ispirando e altri innalzando ‘più alla semplicità che non all’artifizio, alla grazia che non alla maniera, alla forza, alla verità e alla giustizia piuttosto che non alla gloria.’
Il sole calava infine Su tanta arte E di rime nuove, Odi e Ritmi Tingea tramonto il cielo di tal colore Fino in Svezia ove, di fronte a tanta bellezza, la letteratura volle onorarlo col Nobel; né si spense il poeta con la morte del core che il core del canto eterno accese.
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