I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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La stella del Nord
Tu sei il sole che s'alza al mattino, e splende su tutto. Io, silenzio di clausura e notturno. Tu sei suono di voci, carezze di mani, si dispiega tra le labbra un sorriso a mostrare un cuore che batte. Se gli uccelli sono le stelle del giorno che vagano per l'aere tra stridi gioiosi, io sono la luce fissa del Nord. Se puoi, amami per il tempo di un cerino che arde e subito spegne. Di più non c'è modo che io torni a me stesso.
Id: 67562 Data: 13/01/2023 11:30:36
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Come un lampo nel cielo
Della tua semplicità apparente pervadi il mio mondo. Resta ineffabile. Sei l'unica a cui chiederei Resta, se ti va, un po' ancora. Non rispondere. Ogni silenzio è preferibile alla certezza di una presenza. La compagnia di una Musa rende preziosa la solitudine di un poeta come un lampo nel cielo.
Id: 67372 Data: 12/12/2022 14:30:10
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Il battito
Se tu sapessi... Oh, non ne hai idea. Della tua vita mi regali un battito, nell'attimo dell'abbraccio in cui mi rendi reale. Poi, nulla. Più nulla. Il cuore degli uomini è un organo di fiamma.
Id: 67313 Data: 03/12/2022 13:43:54
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Creature incompiute
Tu non hai idea di chi siamo. Parli parole che le orecchie sentono, non i cuori; hanno una lingua non scritta. Copri di nero gli occhi, traccia linee dritte sulle labbra, avvolgi il collo nella calda pelliccia. Senti il bosco odoroso? Per nove giorni e nove notti ho offerto me a me stesso sull'albero sacro, cercavo saggezza, ho trovato le rune solo per ricordarci chi siamo. Senti il ruscello che chiama? Se chiudi gli occhi, già corriamo sul sentiero di foglie caduche, già vibriamo al vento agognando la notte. Nessun riposo ci doneranno gli Dei. Siamo lupi, corvi e civette. Il crepuscolo è la nostra ora, creature incompiute.
Id: 67295 Data: 30/11/2022 12:45:37
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Raven
mi sveglio da una notte insonne, esco; l'aria gelida farà il resto. all'ombra di un doppio arcobaleno tra i faggi, mi bagno nella pioggerella sottile dell'alba. là, dove i sentieri si incrociano, lascerò ogni fardello. prima i pensieri, poi le emozioni. là, dove i sentieri si incrociano, lascerò ogni fardello. prima i vestiti, poi le paure e l'attaccamento. la mente non ha limiti che non si pone, il corpo non ha limiti che non può superare. là, dove i sentieri si incrociano, lascerò che si fondano come acqua versata nell'acqua. I due neri corvi del dio testimonieranno al suo unico occhio che nessun io è arrivato al suo cospetto. Eccomi, dunque a casa.
Id: 67272 Data: 27/11/2022 15:03:16
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Vajra
Della mia vita non conosco che ciò che sento; delle ore più buie ho fatto preziose lezioni quando, solo nella notte, evado il mio tempo. In ascolto. E mentre guardo il ramo frondoso tendersi sulla strada penso allo scorrere leggero di un respiro sulla tua pelle, che reagisce al tocco; rivedo i tuoi occhi farsi grandi, le labbra aprirsi sui denti bianchi, tumide. Un sospiro ci lega al di là del tempo, al di qua del fiume. Potranno anche dividerci, ma da quando siamo due sarò sempre uno. Della mia vita non conosco che ciò che immagino; mi sono accecato affinchè tu mi mostrassi il cammino, sordo al mondo ho iniziato a sentirti. Ho chiuso le porte all'uomo, per aprirle alla dea. Oh, figlio degli dei, bentornato in famiglia. Il fulmine suggella la nostra unione, vincolati nel vajra indistruttibile dei nostri intenti. Leviamo in alto il calice, è pieno del mio sangue; sulle mie ossa danza il sacro ritmo del tuono.
Id: 67270 Data: 27/11/2022 12:03:52
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Valkyrie
Mi avvicino con occhi di brina e pensieri di ghiaccio; sono cristalli di neve i miei respiri, batte forte il tamburo nel cuore. Dimmi il tuo nome. Ovunque intorno alberi immoti, congelati nel tempo; mostra il tuo volto. Dia un senso alla mia paura. S'oscura il cielo, libera il tuono; finalmente. Alzo il viso, il suo buio è il mio. Sale un grido alle labbra al primo fulmine che saetta per l'aria. Quando vedrò i tuoi denti bianchi sorridere tra le labbra rosa? Quando poserai i tuoi occhi neri sul mio capo chino, quando la tua mano? Ho un freddo che nessun fuoco può spegnere, solo tu sai. Ho una sete che nessun calice può saziare; bevo il buio in sorsate generose. Il mio tronco e la tua saetta sono fatti per incontrarsi. Scegli me. Tutto trattiene il fiato intorno: i ruscelli ghiacciati sotto le tue chiome, le fronde incanutite al tuo passaggio. scegli me. Corro più veloce dei pensieri, per mostrarmi degno della tua fiamma mi sono spogliato di tutto. Nessuna speranza, nessuna mancanza, nessuna storia personale. Sono pronto. Al di là del tempo, l'eroe e la dea sono Uno.
Id: 67265 Data: 26/11/2022 14:16:47
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Mondi lontani
Abitiamo mondi lontani in stanze vuote; i miei silenzi, i tuoi silenzi han preso lo spazio dei nostri sguardi. non è più il tempo delle risa gioiose, delle carni audaci sotto le dita affamate. Sola, Una foglia emerge da una pianta in cucina.
Id: 66849 Data: 07/10/2022 22:20:02
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Senza parole
Mi chiedi: che vuoi? Lo sguardo ebbro, a saperlo... Porta una mano sul seno, accompagna l'altra sulle labbra, gia' umide d'attesa. Si fanno grandi le pupille negli occhi a mandorla, di fuoco il fiato tra lingue di fuoco. Affrettati, già' si fa appresso a noi il tramonto, già' stringo tra mani tremanti il mio nulla; riesci a vedere? E va bene così senza parole.
Id: 65797 Data: 14/05/2022 18:31:28
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Solitudo
Potessi giocare ai dadi il deliquio estremo, l'eterno delirio, la sensazione perenne che il tempo dia forma al cielo: li rivorrei. Nulla di me mi è estraneo. Dolce tormento di essere uomo, i piedi nel sottosuolo, la testa tra le nubi e ampie braccia per un'idea di infinito che sola nel silenzio mi segue. Sono nato per essere solo tra gli uomini, solo a se stesso rende conto il poeta.
Id: 65743 Data: 07/05/2022 16:03:58
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Adige
Ho visto la Bellezza nelle fatalità che ho sempre rifuggito; occhi di tenebra, gambe veloci, un seno che palpita. Ho visto un dio tra ponti di pietra, era l'Adige azzurro di pioggia e bufera. Promette tempesta la sera.
Id: 65738 Data: 06/05/2022 16:46:50
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Pan
Correa tra le vie del centro quando il Dio a se mi chiamo'; si fece bosco intorno, e sentiero. Saltava a me innanzi l'ermo capro tra le forre, ricopriva d'irto pelo la mia pelle. Crea con gioia, crea con gioia! gridava nel vento sotto al cielo terso; Supera te stesso! Si fermò appena a una boschiva fonte, piu' bevemmo e più s'accendea in noi la sete e il sacro fuoco. Tale del Dio è il comando, anima pagana: brucia e corri, inseguendo il sogno. Lei a noi sfuggirà sempre, a noi che incita alla caccia.
Id: 65594 Data: 16/04/2022 13:18:18
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In templi di carne e fiato
O finta musa dagli occhi di marmo, chè hai il tramonto nel viso deponi la corona di fango. Terribile è scoprirti idolo di carne, dopo che lo Spirto di Lei ha lasciato inermi le membra. Solo un corpo resiste al risveglio, le labbra aperte non dicono nulla piu'. Fatale resta il mio rincorrerti in templi di carne e fiato; chi mai fu che una volta mi chiamò l'Imaginifico? E lento scorre Limaccioso il Canal Grande sulla fosca Rena, già il tempo Spande manciate di Crepe sugli abbracci di Marmo e colonne; Non già in te Risiede la Musa, non Già in questa laguna Eterna; In me, Ebbro di città e di Donna, Dimora Lei che ogn’or Cercando rifuggo.
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Id: 65517 Data: 06/04/2022 11:36:42
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Non bastano parole
Depongo il capo in grembo a te che sei Notte; non mi chiedi parole che nel sangue intingi, ne immagini che di te parlino, di me tacendo. Sorgera' presto, nuovo, un Sole; lascia che bruci. Cenere sono se parlo di te al vento, l'Imaginifico è il solo mondo che abito, che abiti; ti prego, lascia che basti. Di nulla son fatto tra gli altri che non sei Tu. Non bastano parole che valgano il Silenzio.
Id: 65511 Data: 04/04/2022 19:04:51
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Sanguina ancora
S'ode della Luna chiara l'albedo, che nello speco d'acqua s'affaccia e appena si bagna; ecco stormir le fronde, respira. Riesci a vedere? L'odore fragrante del bosco ci incanta. Mi chiedi di scrivere un'Ode al crepitar del fuoco: non ho parole che nuove possano scolpire te, bella della bellezza dei marmi. Ti dono il silenzio, il segreto e un sorriso. Stringiti a me e lascia che sia, per questa notte; è tutto ciò che possiedo. Ci siamo riconosciuti al crepuscolo, chi sei? Qual'è il tuo dolore? Brucia la pelle sotto le dita. L'alba dissiperà noi insieme ai nostri sogni; amiamo una bellezza che non ci appartiene. Sanguina ancora: nome non ha.
Id: 65391 Data: 18/03/2022 00:48:15
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Ove si involano le anime
Quanto pesa sulle mie spalle tese l'inconsistenza della notte quando ramingo m'aggiro tra le case e i palazzi in cerca del cibo d'un bacio ora negato, ieri agognato. Del tempo in cui i nostri corpi s'univano in lingue di fiamma non resta che il ricordo che nel buio mi spinge la' nello spazio silente ove s'involano le anime. Muto faccio del silenzio il mio cammino.
Id: 64368 Data: 18/10/2021 17:10:10
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A render randagi i giorni
Che altro chiedere? Affamati di cielo, vivo a render randagi i miei giorni e zingari come cani sciolti. Non altro chiedo ma affermo con forza il si imperativo del sole tra i rami e lo stormir su le fronde di una brezza leggera che ti accarezza la pelle di luna. Tutto, ti dico, è a portata di mano. Siamo come erba che si nutre di luce.
Id: 62717 Data: 29/03/2021 14:18:21
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Come un versetto di Petrarca
A te che per il mondo incedi sol d’imperturbabile bellezza adorna, A te dico: passano il tempo i giorni e le stagioni, solo tu resti bella come un versetto di Petrarca.
Id: 62534 Data: 15/03/2021 19:24:41
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È giunta lora che volge il disio.
È giunta l'ora che volge il disio. Tacite stelle, che mendicante vado incontro al buio nudo come son giunto. Te lucis ante. Già in cielo assisa è Luna ch’ancora Il Sol non s’è fatto ombra. Batte la campana della sera I sui rintocchi a mostrar l’ora In cui l velo è ben tanto sottile, certo che 'l trapassar dentro è leggero.
Id: 62346 Data: 26/02/2021 23:37:57
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L’ora più buia
Lasci il tuo respiro farsi carezza la notte; a me che ancora vivo tra l’ombre vago quando lontana l’alba attende passi l’ora più buia.
Id: 62243 Data: 17/02/2021 01:18:31
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Mattutino
Sola, s’aggira muta l’anima mia tra i corpi; sorge un primo sole ma non scalda. Si fa scudo la pelle all’Ombra.
Id: 61937 Data: 24/01/2021 11:26:07
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Quella gioia incontenibile di scrivere.
Passa ciò che meno hai, il tempo e scorrendo porta via ciò che nell'attesa più conta. Mescolo la notte col the nero, sul foglio chino per capir meglio che posso come si scrivono le cose. Piove fuori il mondo, qui dentro tutto tace; illumina la stanza il lume di quella gioia incontenibile di scrivere.
Id: 61902 Data: 22/01/2021 00:01:24
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Il carrozzone
E ognuno di noi prova (Non è forse vero?, non lo fate anche voi?) a tirare avanti anonimo il suo anonimo carrozzone, forse sperando (Sperando cosa?, Come?) un futuro, un Nome; anonimo imbecille s’avanza immoto e inventa il tempo solo per poter dire di non averne.
Id: 59722 Data: 05/08/2020 21:19:46
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quel che resta del sogno
Che cosa resta del sogno se ciò che conta è l’essere? E piango piano piango sul fatto versato, nulla di vero tranne il sesso e poco altro oltre l’ombra del tempo. A sorsate voglio bermi la vita e brucia nera di forma notte sinuosa l’ombra di Te che a me fai luce, a me spirto errante di vagabonda mente.
Id: 59700 Data: 04/08/2020 00:54:48
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requiem o canto dell’immenso
L’orologio batte le 15 ma non c’è tempo dove sto andando, nè movimento. Muta permane la pietra, sciaborda il rivo sonoro tra il verde rigoglio delle rive. All’inizio fu il verso del nibbio, poi luce fu; scese ogni sera la notte manto di stelle. Non per l‘uomo che giace l’alba Canora chiamava al risveglio ma con gli occhi chiusi al giorno che nasce, nato per sempre godeva l’immenso che parola tace.
Id: 59386 Data: 09/07/2020 23:58:30
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Il cielo di Ica
Alza gli occhi alle basse nubi Mayumi la bella, non ha più lacrime da piangere ora, le ha prese tutte il cielo di Ica che sembra grondare e rovesciarsi in diluvio. Affiora appena dall’acqua brunita una sola palma di sette, a ricordar maleficio. Mayumi, della bellezza dei marmi, scosta appena dal volto i lunghi capelli bagnati. non può piovere per sempre.
Id: 59320 Data: 04/07/2020 14:13:15
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Io non sono qui
Guardami, sono qui, che cosa ho fatto? Agnus Dei, qui tollis peccata mundi. Mostrami il tuo volto, donna velata di nubi qual luna nel lago di cielo. Voltati, sono qui, non negarmi il tuo volto, dona nobis pacem; ma già sei lontana e rimani un mistero, non splenderanno i tuoi occhi per me come stelle ormai spente in galassie lontane. Non voltarti; io non sono più qui.
Id: 59290 Data: 02/07/2020 00:01:14
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solaris
se questo fosse un sogno, se tutto fosse vano e si riducesse al nulla di un tempo perduto; non svegliarmi, ti prego, condividi un pò di questa vana gioia che non ha nome che possa essere detto, che non ha gusto, che si limita al nulla che contiene. lasciami qui, in questo niente, che vale molto più del vostro tutto. Tutta la vostra realtà non vale un brano dei miei sogni. Solaris.
Id: 59276 Data: 01/07/2020 00:45:32
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Se tu mi dai la mano
Han solcato già altri uomini la Via che stria di bianco la mia barba. Rifuggo di silenzi le parole che dette non oso udire. Questa notte che placa la mia sete la ravviva. Si spegne di luce la fiamma di candela, acqua di sorgente è la paura di doversi salutare. Resta con me, va tutto bene Se tu mi dai la mano.
Id: 59263 Data: 30/06/2020 00:48:10
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Nomina nuda tenemus
Crollarono proprio ove si sentivan più forti, occhi fissi han le statue nello sguardo vuoto, sopravvive la luce alle stelle. Non abbiamo che nomi. Non rovine, ma macerie. Sussurra al vento il filo d’erba; ha più realtà di tutta la mia arte.
Id: 59262 Data: 29/06/2020 23:08:17
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Ben ritrovati monti
Ben ritrovati monti sorgenti dall’acque ove innominata rocca si speca e ben ritrovato Bione, ove noi sposi promesse leghiamo con riflessi d’argento all’onde sulle brezze di zefiro. s’eleva trionfante la valle tra la gloria dei monti e il cielo narciso s’affonda nel limpido lago. Vercurago, 21/06/2020
Id: 59155 Data: 21/06/2020 17:17:38
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Dove dimora il dio.
Scurisce il cielo nel tramonto, albeggia il sole sull’altro lato del mondo. Tutto torna. E’ nel profondo del mio niente che dimora il dio.
Id: 59125 Data: 19/06/2020 19:45:00
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si vis pacem para bellum
S'incupisce il cielo e molto murmuran d'acque le nubi dense di nero; si prepara tempesta. Fitto è il mistero di una notte che incombe, un'altra oscurità dilaga, solo resta l'uomo all'uomo; mi stringo a questa carne. E forse per questo segue il tuono appresso al fulmine: a dimostrar ch'è vero.
Id: 59095 Data: 17/06/2020 21:54:54
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Come in un bosco di frassini
Non mai più vedrò i tuoi neri occhi, ritratto fiammingo, sguardo sorpreso in un eterno attimo; distratto. La meraviglia è quanto scorre via non visto mentre ci concentriamo sulla banalità del noto, come un'ignota radura in un bosco di frassini.
Id: 59026 Data: 13/06/2020 00:25:58
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Ragazza pittica
Nera è la notte e ci corri inseguendo il vento, fa paura dormire soli prima della battaglia; stringiti a me, ragazza pittica, e ascolta il vento soffiare sulle acque del Linn Garan. Tacciono gli aedi. Potessi almen vedere le fredde stelle! Nubi basse coprono il cielo cupo. Stringiti a me, ragazza pittica, stendi su di me nera la tua chioma; domani ci sarà battaglia, sulle acque del Linn Garan.
Id: 59001 Data: 11/06/2020 01:22:22
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come in uno scatto rubato
Apro una bottiglia soltanto per guardarti, sobrio non riesco a contenerti; non danzare, non dire nulla. Vivi. Inconsapevole del mio sguardo, come in uno scatto rubato.
Id: 58990 Data: 10/06/2020 12:06:26
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Bellezza
E se a qualcuno mai ispirazione die’ Bellezza, la penna deponga e mai non chiami se stesso poeta. Batte strofa prima in un battito di ciglia brune, nella morbida curva di un ventre, nel seno di pesca; oh, Bellezza, quanto amore costi prima che inchiostro!
Id: 58959 Data: 08/06/2020 15:41:57
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Potessi toccarti con dita di fiato
Piove e l’acqua che gronda altro non bagna se non i pensieri, che goccia dopo goccia dopo goccia precipitano; potessi allo stesso modo toccarti io con dita che siano di fiato, potessi trovare in te riparo dall’oscura tempesta a rifuggire l’Ignoto, in te a me sconosciuta, nel tuo ventre straniero, nel tuo solo respiro riprendere fiato. Ma non cosi, per me, è stato scritto; il fato me volle come fiamma ove spira tormenta.
Id: 58948 Data: 08/06/2020 01:20:13
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aere nubi
E va per l’aere nubi sparso il pensiero e tu leggera vaghi a passi d’onda per riva; oh, potessi il tuo sguardo di mandorla donarmi, ben felici passerei le mie ore.
Id: 58926 Data: 06/06/2020 15:19:25
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Splendida Alba
Figlia, le parole dei padri sono come onde di un lago sulle sabbie del tempo. Credi solo a cio‘ che senti vero, tramonta con me la mia saggezza ma già splende la tua alba.
Id: 58908 Data: 05/06/2020 01:16:12
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Anima pagana
Guarda il mio corpo, è sangue e carne. Chiudi gli occhi ora, e immagina l’anima mia. È roccia e acqua fredda di fiume, il vento sonoro di fronde, il freddo di notti pungente; e‘ vita che vita toglie, e si nutre. E’ il mistero del latrare di un lupo alla luna, il silenzio che dopo il tuono risuona, il tocco di un violino leggero. E Il rullo di tamburo del mondo. Anima pagana.
Id: 58888 Data: 04/06/2020 02:20:16
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the last dance
Io sono qui e trascino nudi i miei piedi nell’anima stanca; Agnus dei. Fioca e lontana si spegne la musica dell’ultima danza.
Id: 58885 Data: 04/06/2020 01:49:23
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a battagliar paura
Sguardo duro
sull’obiettivo,
non guardar chi cade
che‘ ad aspettar che tutto
passi rischi passi tutto.
A un passo dal sogno,
un passo oltre il rischio,
a battagliar paura;
oltre te esiste
l’uomo che volevi
diventare a patto
che a te
rinunci.
E’ un buon prezzo,
per chi è partito
ultimo.
Id: 58818 Data: 30/05/2020 18:25:18
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sogni di gloria
Esiste ancora il tempo al di là del sogno? dov‘è lo spazio? E intanto ti volti e rivolti nel letto disfatto tenuto ben sveglio dai sogni di gloria, che nel silenzio la Musa è vicina. Attento. Fa che cenere tu non sia domattina.
Id: 58785 Data: 29/05/2020 02:34:18
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In direzione opposta
‘Al culmine della disperazione e del disgusto ero andato istintivamente, anzi, ero corso nella direzione opposta, finalmente ero scappato via dalla direzione sbagliata e di corsa ero andato nella direzione giusta. Ed ero scappato via da tutto quello a cui ero legato (..) ed ero scappato via da tutta la mia confusa storia personale mentre fuggivo dalla storia intera.’
Da In direzione opposta, di A. Venuto, Edizioni Montag https://www.lafeltrinelli.it/libri/alessandro-venuto/direzione-opposta/9788868924249
Id: 58750 Data: 25/05/2020 23:28:26
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Ti rialzerai domattina
e poi succede che cali la notte non preceduta da sera, ali di corvo ove pupilla brilla la luna; si è fatto freddo. Ti volgi al ritorno e al caldo del cerchio ove moglie e figli attendon il rientro, fugge la voglia di andare e le mille certezze che avevi brillan fumose come lampare. Ti rialzerai domattina.
Id: 58726 Data: 24/05/2020 16:27:04
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Il tempo dell’attesa
È il tempo in cui il tempo s’arresta e tutto sospende, quando tutto torna, ma non adesso. È il tempo del leggero vagare per aere di nubi soffuse dove il cielo è più azzurro, promettono pioggia, forse no, è presto da dire. Sospiri di madre al balcone, sguardi fugaci alle ore, domande senza risposta, Passi che tornan sui passi Senza una meta; aspetta. Tempo e’ dell’attesa.
Id: 58665 Data: 20/05/2020 10:26:42
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Sarò silenzio
e ti parlerò allora come pel cielo rilucon le stelle, figlia, io che son da sempre affamato di notti e di tramonti che’ la paura è men forte al chiaro di luna, e a patti il corpo scende col sogno quando l’anima s’invola. Segui la tua musica, figlia, io sarò silenzio.
Id: 58610 Data: 16/05/2020 23:34:47
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Mattutino
Si dipana tra le fronde e il cielo un passo, ove il canto d’uccelli filtra come del sole di tra le nubi il raggio; s’erpica il sentiero fino al nido dell’Empereur sul masso, si come la vita mia s’apre infin sul mondo Il passo.
Id: 58572 Data: 14/05/2020 09:26:17
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Volevo solo nascondermi.
Volevo solo nascondermi e non esser più; io, figlio del Genio e di una folle Musa che ha per verbo immagini e tesse di parole strofe; io, poeta, vagabondo, schivo che di eremi boschivi ho fatto dimora; a me matto diceva la gente ma io vedevo, sola mia colpa. Io vedevo. Non ho più paura adesso. Di carnale passione mi riempie la tela vuota da quando di me ho memoria, perché io conosco il linguaggio del sole al tramonto e quello che dice la luna alle stelle, oh!, quanto dolore fa la sera che arriva! E la bellezza del bosco Che con le foglie sussurra al mio orecchio Demente, demente dicono loro! Quanto è bello piangere di pienezza Come vaso ricolmo tracima! Ma io vedo e già vedo Lei oltre, già traccio con colore forme che la mia mente veloce disegna con dita sottili e faccio appena in tempo a dare ai pensieri forma, alle immagini sostanza che già non son più ma eccole lì, arte per sempre fissate ai miei occhi. Per questo vivo e soffro e lotto da quando di me ho memoria. Solo io so quanto fa male essere Un genio e saperlo. Volevo solo nascondermi ma grazie a Follia celando me stesso me stesso al mondo Ho mostrato. Solo per Lei. Chino sul rivo argentino di un fiume attendo poi che scenda la sera, un vecchio scialle sul capo come nuvola leggera a salutar il giorno che va. (Ad Antonio Ligabue)
Id: 58567 Data: 14/05/2020 00:07:55
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Il gioco della pioggia e del vento
Muove appena gentil la brezza le foglie leggere e il gelso, vieni, ombra per noi farà il ciliegio. Come il suono del flauto le tue vesti di seta m’accompagnano, ebbro di caffè e di bellezza che mesci col miele attendo, versa, lo berro’ dalle tue labbra come coppa. Dragoni inseguono fenici tra le colonne del padiglione ombroso, oggi faremo il gioco della pioggia e del vento.
Id: 58382 Data: 02/05/2020 16:44:58
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skål!
Riposa l'ermo guerriero nell'arca d'oro tra cielo e mare all'ombra del palazzo ove le menti eccelse ricevono dono; s'apre il portico elegante e discende diretto nell'acqua scura sulle cui onde riflette bellezza di luci Stoccolma. Tra i vicoli scuri di pietra e storia Gamla Stan attira il visitator inquieto e lo guida fino alla baia e al Palazzo Reale, Thor e Odino hanno portato nuvole e notte che ancora era il meriggio. Il freddo si fa fiato e il respiro vapora, inizia la tua favola tra leggende vichinghe e nordiche genti che sussurrano appena per via. Ogni finestra s'alluma, sale bianca la luna e s'affaccia di tra le nubi a specchiarsi nel mare. E tu, solitario esteta, brindi alla vita e alla fortuna che un altro cielo ha disposto a te vagabondo sopra la testa. Skal!
Id: 58272 Data: 26/04/2020 18:00:58
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Liberazione
Nel senso del bello ricerco oggi, 25 aprile, l’insana speranza; nella Bellezza che della forma e’ sostanza e in un canto che in questo star fermi si faccia danza.
Id: 58257 Data: 25/04/2020 18:17:52
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Granada
Sopra la Rocca di Alhambra il cielo s’arrosa e sparse nubi che il vento accarezza sparse vanno, oltre l’alta torre dove bandiera di se fa vela. Ai tuoi piedi s’estende Granada; ovunque tra i barrios al tramonto risuonan dei gitani il canto e la fremente danza. E su per le bianche scale dell’Albayzin, seduto all’ombra di una teteria, ancor mi pare di sentire le grida d’aquila del Muezzin che gente alla preghiera del vespro richiama. Despertar en Granada es seguir soñando
Id: 58214 Data: 22/04/2020 21:40:08
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Ricordi
Tra cinesi colli il monte s’apre su cieli azzurri e rotonde valli. Sale sulla stradina di campagna una bimba, s’arrampica dietro il vecchio padre fino a un grande sasso che di lato al sentiero s’erge. S’assise la bimba al suo fianco per scoprire appena nascosta una fonte d’acqua che si tuffa sonora in un laghetto e tra le ondine appena abbozzate neri pesci come ricordi scivolano. Guarda la bimba, e sorride; volge il padre lontano lo sguardo, dove cielo e terra s’abbracciano all’orizzonte sopra la valle. Fruscia appena la foglia del bamboo sottile alla brezza.
Id: 58207 Data: 22/04/2020 16:03:17
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Il bacio di lei
Desidero l’agone e la pugnace arena, dei vinti il sangue Che la sabbia arrossa. Il bacio di lei che ben promette una lunga notte; un buon libro. L’abbraccio dei miei figli. Fragrante aroma del the verde di menta, una mente pronta ad afferrar le sparse rime per farne arte. Una tazza di caffe’. Il bacio di lei che ben promette. La notte è scesa.
Id: 58160 Data: 20/04/2020 21:10:23
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Memento audere semper
Memento Audere semper; gli dei sputano i tiepidi. Un passo oltre la gamba è la mia gloria, un battito d’ali oltre è il folle volo. Non potrei vivere senza osare l’inimitabile quotidiano; questa è la mia lotta, la mia benedizione. Faccio questo in memoria di me.
Id: 58141 Data: 20/04/2020 01:18:23
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Risuona Puccini
E quando risuona Puccini nell’immota Aere silente, cessare vorrei d’esser a me stesso presente e far d’ogni nota respiro. Emozione si fa il bel canto e me porta via, lontano.
Id: 58060 Data: 15/04/2020 13:57:37
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Προμηθεύς O del vivere inimitabile
Perché mai mi bastò di vivere ma sempre ricercai per me il vivere sublime; rubero’ agli dei la sacra fiamma sol per darla all’uomo e tutta la mia vita sara’ in quel contatto, eterno istante d’inimitabile Scintilla. Poi facciano di me come vorranno: avro’ vissuto. A Gabriele D’Annunzio, poeta, vate, aviatore d’Olimpo.
Id: 58057 Data: 15/04/2020 12:37:01
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A una sirena.
Oh, in me arde una vita che di notte risplende più che qualsiasi giorno, più di ogni inno degna, gli dei devono comporre la mia ode! Oh canto di sirena, nessuna Itaca ti vale e vale questo momento nel quale io t'odo e nessun'attesa di moglie, nessun figlio potrà sciogliere in me il desio di tanta conoscenza, dell'esperienza di te che dall'altro lato del mondo il cor m'hai preso! E muto scivolo a te, creatura fatale, a te concedo le mie carni, divorami. Che troppo simile a loro gli dei m'han fatto perchè possa accontentarmi dell'umano sapere, dell'umano vivere e ardere voglio stanotte, più che cenere languire domani. Gli eroi non son fatti per invecchiare ma per morire soli nella gloria di un eterno splendore.
Id: 58050 Data: 15/04/2020 03:09:55
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Endimione
Potesse anche questa notte, ogni notte, su di me calare Selene e un pò di questa angoscia lenire. Ma forse ella viene e io, che nel coma eterno della coscienza m'adombro, non vedo in me luce di luna che s'alba e buio rimango. E mentre stringo il capo come Courbet tra dita d'artiglio con gli occhi sgranati cerco ogni dove a smascherar il periglio che sol dentro mi sfugge; tu nulla di questo vedrai, oh dolce Selene, se non il dolce viso del sonno di Endimione.
Id: 58047 Data: 14/04/2020 23:29:56
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Ἀνάγκη
Prima del giorno mi ha svegliato Angoscia, di Necessita’ senza volto sorella che di lei nebbia di pensieri ambascia; freddo silente tra le coltri striscia e dietro s’insinua tra sogno e il reale alla palpebra. Pesante si fa il cuore e come sospiro Vapora ogni battito, ancora cerco la notte e le sue mille promesse. Non c’e‘ giorno per me oggi e tra le spire del sonno io fermo il tempo.
Id: 58022 Data: 13/04/2020 12:03:21
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viaggio al termine della notte
M’affaccio stasera per via e l’aria che appena mi sfiora e‘ quella di allora, gli occhi socchiudo e ancor mi par di vedere la bella fontana che luce e risuona, la notte che stelle sul mare promana. Sa di sale quel buio e nostalgia al cor mi richiama; di me, della casa gentile, del colle che scuro a riva declina puntellato di luci. Al termine della notte un viaggio mi volle e partii; vagabondo la vita mi fece, assetato di strade e orizzonti ma ancora a volte indietro mi volgo e dentro quel mondo ritrovo. Conoscenza pero’ altrove me guida. Al movimento perpetuo richiama la Vita, e all’inno eterno.
Id: 58013 Data: 12/04/2020 23:29:03
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Tempus fugit
Ma dove vanno a finire i giorni? Sabbia tra le dita sfuggono, acqua di lago, granelli di un rosario, non resta che il ricordo. Tempus fugit. Lo vedo sul suo volto Di bimba che a poco A poco ragazza diviene, Sarà presto per lei il meriggio Quando arriverà la mia sera.
Id: 57980 Data: 11/04/2020 11:44:37
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Nessun dorma
Alto è il Sole per via, qui Milano, la città è questione di prospettive; una casa diventa un volto che si scompone in mille facce di espressione. Da qualche parte risuona un soprano, Nessun Dorma, la gente chiama a non mollare.
Id: 57967 Data: 10/04/2020 18:16:55
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A Michelangelo
A te che a soli 23 anni di Pieta’ hai illuminato il mondo e dal viso di Mose’ imperioso nel marmo hai impresso la Legge dell’Antico Patto, a te rendo omaggi, primo degli scultori. E vita rinnovata nella pietra immessa alla vita brinda, con coppa d’ambrosia sollevata dal divino Bacco a festeggiar di Dio con l’uomo la sinapsi scintilla del primevo contatto che origine alla Creazione diede dalla Cappella Sistina; Universale Giudizio desti all’opera e al mondo che di muto stupore alla volta del cielo dipinto muto lo sguardo leva nel silenzio ove San Pietro dimora.
Id: 57964 Data: 10/04/2020 16:07:08
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E si move la luce
E della casa impari anche come la luce di tra le stanze si move; e ti chiedi se sia il sole a girare o lei fattasi vascello a vagare. I raggi di Apollo protettore di Muse doniamo anche ai figli, il tempo del buon ritiro arte diviene, disegno, colore, letture. E musica Sovra ogni cosa. Di luce han bisogno anche loro come seme che germoglio diviene.
Id: 57961 Data: 10/04/2020 13:20:35
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Loreena McKennit
Fredda è la terra al chiaro di luna, Luce che schiara E non scalda; rugge il mare la propria tempesta. Immota, profonda la notte s’avanza; fredda è l’aria in stanza per chi se stesso nasce dalla coltre del letto pesante. Guidami, Loreena, la’ ove terra e cielo insieme si fondono in un sogno vibrante, come un bambino che il tronco di un albero rifugio nasconde. A lui confiderò il mio segreto. Saggezza dell’uomo ho sempre fuggito e la’, in quel cavo legno simile a culla, il tuo canto m’ispira al ricordo Di me come prima di me io era e poi il nulla.
Id: 57948 Data: 10/04/2020 02:15:57
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E lei viene ogni notte.
E lei viene ogni notte ad allietar dell'uomo il sogno straniero sotto il cielo di stelle dei Mexica, fragrante la pelle di rame che ogni mistero della sua terra nasconde, svelano gli occhi l'alma silena; Malitzin, figlia del popolo, intreccia al mio il tuo respiro. Stendi di neri capelli la notte sui miei occhi pieni di stelle, chiusi possano tornare ad aprirsi come aironi in volo nel cielo sopra Tenochtitlàn la Sublime, sacra visione degna di dei. E dei fummo per le genti provenienti da Axtlan, ma dei di morte e rovina. Baciami ancora stanotte, oh nera signora di ombre vestita, dalle tue labbra imploro la vita, il mistero di me a me stesso rivela ma senza parlare, che non a parole all'uomo il destino si svela. Tu lo conosci, in te l'Arcano dimora, Maya figlia di Azteca, nata due volte. Baciami ancora, stringimi ancora, muovi su di me la tua danza, guarda; nel cielo è alta sopra Aztechi e Spagnoli la dea della Luna.
Id: 57946 Data: 10/04/2020 01:14:26
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Noli respicere
Suona per noi nell’aere il Mariage d’Amour; vieni, questa sera danzerem l’eterno e il divino incanto mentre muore un altro giorno. Indossa il tuo miglior vestito, a me stringiti forte; volteggeremo fino a perder la testa senza mai guardarci indietro. Te ombra non farà La mia paura. Chiara è la sera, e serena. Tramonta su di me il tuo ultimo bacio.
Id: 57940 Data: 09/04/2020 18:33:08
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Ἄρτεμις
Ho fatto un sogno. Splendeano del sole forti I raggi tra le foglie indorate Di cattedrali di alberi E ogive di rami, correvo veloce tra le fronde; in petto il cuore di gioia Vita batteva forte e pulsava sangue vivo e rosso, adrenalina Dava ali alla corsa e a niente pensavo Se non alla sete di correre Che non si spegnea chè più forte Avrei provato il desio di riaccenderla. S’eccitava l’animo col profumo di selva E l’agre fragranza dei pini, la vista s’inebriava Sui tronchi eleganti di larici e faggi E sui giochi di ombre e di luci. Qualcosa s’è mosso, ora non più. Lo stupore sorpreso necessita di occhi socchiusi. Là, nel fogliame fitto, un daino brunito resta immobile. Ha il sospetto negli occhi di ambra. Un attimo ancora, e non è più. Inizia la caccia. Corre l’uomo e bestia risveglia Rincorrendo la preda Ardente d’istinto, a un tratto sembra Che ceda ma è solo un istante E di nuovo riprende la folle sua corsa E così io, di me inconsapevole. Oh dei, quanto è costato il nostro Essere uomini! Ma ormai il daino è sfuggito e stanco a un cipresso mi appoggio e ansimante ricado, cercando aria da bere; brilla di luce il riflesso di un lago, risate di ragazze allietano l’aria ed eccole lì, che schizzano acqua tra loro con spruzzi d’argento. Tra loro v’è una che della bellezza dei marmi risplende, lucida pelle che pare scolpita da mano divina e occhi di cerva color d’ossidiana che all’arte e all’amore sublime mi chiamano. Oh, dolce risveglio di vita Nel sogno potessi non svegliarmi Mai! Trattieni quel giorno Che la notte ha portato, Artemide, allontana di Febo Apollo i cavalli dal mondo perchè il nostro sonno sia eterno! Tu mi richiami alla vita! Ma non appena i tuoi occhi incrociano i miei ogni cosa finisce e misero torno nel mio letto di sabbia, con solo del cervo l’amaro ricordo di un tempo dov'ero divino.
Id: 57909 Data: 08/04/2020 14:19:32
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grande è la luna
Rilucon d’ombre le foglie alla sera, si movono appena in una brezza leggera. Grande è la luna. S’affaccia un uomo al balcone, noia brucia la sigaretta e consuma; la solita ambulanza passa e suona il vespro di un altro tramonto senza giorno.
Id: 57897 Data: 07/04/2020 20:20:39
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Vanilla sky
Le tue lacrime di ieri sono la mia forza di oggi. Cresce un germoglio in giardino sotto un cielo vanilla.
Id: 57880 Data: 07/04/2020 10:17:26
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Requiem
Sonata (quasi fantasia) al chiaro di luna. Quanto dolore costa questa pace. Requiem Immortal Ad vitam.
Id: 57854 Data: 06/04/2020 00:13:20
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a Vincenzo Gemito
A te che nel buio rifugio cera impastavi con la forma delle idee e che il mondo che grande ti volle rifuggisti, nell'ombra protetto lunghi anni e dall'ombra ispirato alla follia dell'opus e dell'arte; a te versi il Poeta Vate dal buio notturno dell'occhio buono mirabili strofe dedicò su striscioline di carta portate dalla Sirenetta. Mirava l'altro occhio luce che in lui splendea del tuo stesso buio, che strofe si facea, illuminando il mondo di poesia. Fari foste a mostrar la via a chi come noi fatica tra molte onde a ritrovar un porto dopo tanto amore di bufera.
Id: 57831 Data: 04/04/2020 23:10:43
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Allegro ma non troppo
Povero il mio cuore che poeta si crede e scomoda la Femme Fatale e i Sacri dei; ambisce della Primavera i fiori e degli avi i lai ma sa bene che il verso migliore è quello che a se pur chiaro non scriverà mai.
Id: 57822 Data: 04/04/2020 14:47:28
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Ebe
Batte l’ora di vita sublime, sono il cuore palpitante del mondo. Vieni a me, Ebe, versa d’ambrosia il nettare nel mio calice dei ricordi, voglio ubriacarmi di vita passata. Alla salute. Rivedo i prati e i bimbi sorridenti, tramonti sul mare e ombre di colline, il sesso all’aurora che amore porta, e dolore al ricordo; l’odore di lei sulle dita e in due una coca cola ghiacciata alla baia di Riva. Ma adesso che il niente dilaga dalla porta so che il niente è solo a un respiro distante; versa, dolce Ebe, d’ambrosia il nettare nel mio calice dei ricordi. Ebbro di vita mi voglio concedere alla dea Notte.
Id: 57813 Data: 04/04/2020 02:15:05
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Lulivo
Forse perché a me caro È il ricordo delle patrie Colline di ulivi feconde E delle cicale il canto Che saliva a onde Negli estivi meriggi, A me caro è oggi mirarti, Ulivo, sacra pianta alla cui ombra Leto i natali divini diede Al Sole e a Diana vergine gemella. Sottili le verdi punte di foglia Raccontano al vento di come Febo Apollo Pitone uccise E vendicò della madre l’oltraggio Con arco d’argento. E i rami che fieri svettano al cielo Sembrano dirmi: ‘vivi, uomo, vivi; chi un albero pianta è giusto tra i giusti. A te devo il mio posto e alle mani di bimba che con te amorosa terra mi diede.’ E mentre il tuo tronco guardo forte nel sole Che splende, ripenso a me chiuso nell’ombra per tema del morbo e luce s’accende nel mio animo ancora.
Id: 57801 Data: 03/04/2020 12:19:48
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Gli dei ci invidiano le risate dei bimbi
Gli dei ci invidiano
le risate dei bimbi,
il battito del cuore
che pulsa,
il contatto di un gattino
sulla pelle;
la malinconia che scende
di sera col suo velo
sottile,
la gioia che rara ci prende
E dura un’istante.
Talvolta mortali si fingon gli dei
per provare il gusto
Di un sogno
che dall’alba
finisca al tramonto,
la fuga di un amore rubato
e tosto perduto,
di un bacio salato,
di uno sguardo
rapito da portare con loro
nel vuoto infinito.
E io che il più silvano
Tra i figli dell’uomo mi dico,
altri me dicon l'Oscuro,
stasera brindo al sorriso dei miei
bimbi felici e al corpo caldo
della moglie fedele.
Fuori tempesta dilaga.
Id: 57793 Data: 02/04/2020 23:05:07
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Medusa
Basta un tuo sguardo e il cor in pietra mi muta, tutto confonde e ratto il respiro si fugge. Donna fatale, il tuo richiamo mi perde ma in questo marmo che il mio corpo diviene un animo palpita che ancora ti vuole.
Id: 57781 Data: 02/04/2020 10:24:59
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Inno alla Gioia
Ho lanciato il cuore
nel profondo del cielo
che infinito porto in me
ed ecco, guarda,
lo rimiro ed è pieno
di stelle che simili a note
sul pentagramma dispongo.
Ascolta.
Io,
figlio di un cantore ebbro,
alzo il calice rosso
di vino del Reno e
brindo alla vita
che sordo mi volle
alle cose del mondo,
affinche’ potessi ascoltare
l’immenso.
Solo,
nel mio silenzio musica
regna, risuona,
e crea senza posa;
ancora un brindisi!,
signori,
s’inneggia alla gioia.
Bellezza me guida
nel profondo tormento,
me eleva e preserva con
cure di madre oh Musa!,
vedi, del figlio
anche questo dolore
nella sonata riposa.
Id: 57776 Data: 02/04/2020 00:12:59
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Abbi cura di splendere
Così come quella piccola sfera nel buio e’ il ricordo di una stella che muore, di te sono solo il riflesso, o Musa. Abbi cura di splendere.
Id: 57771 Data: 01/04/2020 20:42:38
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Beatrice
Lei si muove tra le nebbie e candida la mano a me tende; bruma sono i capelli e rugiada condensa il respiro. Brillano luna e le stelle in ogni suo sguardo che promette l’oblio mentre a me sovviene e sussurra all’orecchio: ’vieni, ti porto dall’altra parte del giorno.’ E io stanco di mille battaglie dolce le affido il cuore al riposo e al suo spirto eterno l’infinito mio.
Id: 57718 Data: 30/03/2020 01:30:01
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Scrivi sempre di notte
Scrivi sempre di notte, quando il buio alma consola. Intingi la penna nei sussurri dell’ombre che sole ristanno, alza il capo un istante alle stelle per rinforzar il desio non di lor possedere ma di goder di tanto brillare. Di notte ogni pensiero e’ emozione.
Id: 57714 Data: 30/03/2020 00:23:47
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Moonlight sonata
Non importa quanto possa essere lungo il giorno, e faticoso; lieve suonera’ la sera al chiaro di luna. E nel silenzio dolce che infin me prende, mi cullo nel ricordo del primo sorriso che ho sempre in mente perché non ne ho memoria, di eterne brume e fisse stelle e di qualcosa d’importante che ho perduto, mai avuto, eppur caro a me infinito. E mai dolore fu più dolce.
Id: 57691 Data: 28/03/2020 22:56:51
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Estia
Arde di ciascun mortale sacro fuoco nel pritaneo immortale, tempio di Vergine. Arduo sembra proteggere oggi la fiammella bizzosa che al vento s’offre e subito danza, vibra, a tratti si spegne ma poi si ravviva. Altre svaniscono tosto in un filo di fumo. Amor sembra uccidere al tocco di un bacio leggero, di una dolce carezza. E io qui muoio lontano per te di desio; a questo la mia torcia accendo che qui reco e custodisco, qui ove sorge il tempio di te, Dea vergine al mio tocco.
Id: 57687 Data: 28/03/2020 18:47:37
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γνῶθι σαυτόν
Scorron fluenti del sole i raggi tra le invitte colonne del tempio caro al dio che primo il drago trafisse con arco d’argento; scorrono argentine Le acque ridenti della Castalia ai piedi delle vette Brillanti. Ancor se gli occhi chiudo mi pare di veder silenti le schiere Di Peani salire il monte a offrir preci ad Apollo glorioso; e risuona qui, nel mio ritiro, mentre morbo imperversa tra grida furiose di Pan, silenzio e γνῶθι σαυτόν, divin consiglio. Di sole s’accende l’anima mia.
Id: 57683 Data: 28/03/2020 14:31:56
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Icaro
Nessuno spazio puo’ contenere l’anima mia quando s’invola. Ed è subito cielo.
Id: 57642 Data: 27/03/2020 09:22:51
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Eros e Thanatos
La notte è stata piena di lampi a squarciar del buio il velo; lame di stelle, azzurre montagne su nero sfondo e l’odoroso bosco di pini e ginepri. Torna a casa un uomo, nel petto risuonan già le risa dei bimbi e della moglie all’uscio il sorriso. Porta buone novelle e un fiasco rosso di vino. Thanathos e’ con lui e ovunque fischia all’intorno vento, altre foglie ghermisce. Accende in lui di casa il desio, degli amorosi abbracci e degli sguardi fidati. Eros guida i suoi passi.
Id: 57628 Data: 26/03/2020 10:23:41
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Ode a Giosuè Carducci, Grande Vecchio
Ode a Carducci
Or che di questa nostra casa Morbo fece vascello Navighiamo a vista in attesa che sorga nuovo un Risorgimento; mai così lontani i tramonti dalle albe sembrano e di lancette sui quadranti son vuote le ore.
A te il mio pensiero va Come nebbia agli irti colli, Grande Vecchio cresciuto All’ombra di una civetta, un lupo e un falco, brandente simile a flagello penna per voce dar a straordinarie visioni inquiete, forza d’Amor e spasimo di Psiche.
E quando sospinto fosti Come foglia al vento Da Firenze al Monte Amiata ove Elvira amata viva il tuo compianto Scrisse, amor di Patria T’ebbe così forte che armato Di Leopardi, Foscolo e Parini Fuggisti ratto dall’Arcadia.
All’ombra della torre che mai cade Di lauro classico Cingesti il fiero capo E l’umor sanguigno bagnando Al caffè Ebe brindavi Al nuovo Risorgimento intellettivo Fino a veder le torri di San Miniato.
‘Evviva me!’ Scrivesti allora fortunato; Dante, Virgilio e i grandi saggi Non Manzoni!, risuonavan gloria Per Valdarno e le tue Rime, da te scritte per te solo, Italia stupiron coi sonetti E le ballate.
Mai amor di donna ti ebbe Come il cuore accendea furor di Patria; la tua battaglia combattesti dal campo delle Muse e lottator aedo al Risorgimento voce desti, non braccia, e a Garibaldi, Mazzini e Cairoli il lustro di eterni canti; da Bologna infine giunsero Barbariche rime e per gli eroi inni di infinita gloria chè tutti gli uomini ad Achille simili son figli illustri della Grande storia sol se un bardo cieco al mondo di lor racconta.
Ed ecco quindi i Gracchi Accompagnarsi ai canti di Mameli e Par che giammai tempo sia trascorso Tra i marmi e i fasti di Roma immortali. Solo avanzavi avanti!, avanti! In sella al tuo ‘destrier de gl’inni alato’, Di ascrea musa in cerca e da lei ispirato. Eppure in cuor tuo ombroso ancora custodivi Della natia terra memoria dolce E delle serate allegre di vino coi baldi amici.
Risuonava ormai il tuo nome Tra le genti E con se recava le antiche grida; risvegliavan in loro furor di patria e di liberazione le Primavere Elleniche che sorsero su austriaci inverni e Nuove Poesie su genti inermi. Roma imperiale risorgea nei tuoi canti E l’alme eroiche di chi l’Italia Fece grande, a sprone e detrimento di chi serva la volea.
Novello Orfeo a furor di popolo Eletto fosti a rappresentar l’Italia, repubblicano fin nel midollo e rivoluzionario del primo giorno, tra i grandi Grande accolto e di altri Grandi vate e modello, insigne guida a generazioni di giovani menti.
Tra gli incanti dell’Alpe Si nutriva di bellezza la tua feconda ispirazione Ma già cedea il corpo, incapace di contener una tal alma; senator ti vollero e obbedendo alla voce che risuonava d’oltre la tomba e di riva al mare accettasti.
Opera omnia fu la vita tua e degna d’esser ammessa in tal Accademia che Omero e Dante vede passeggiar insieme con Foscolo, Petrarca e Verdi; e alle urla di chi ancora nol comprese rispondesti piccato: ‘è inutile gridiate abbasso, perché Natura in alto mi volle.’ Anteponesti sempre nell’arte e nella vita ‘L’esser al parere, il dovere al piacere’, sempre te ispirando e altri innalzando ‘più alla semplicità che non all’artifizio, alla grazia che non alla maniera, alla forza, alla verità e alla giustizia piuttosto che non alla gloria.’
Il sole calava infine Su tanta arte E di rime nuove, Odi e Ritmi Tingea tramonto il cielo di tal colore Fino in Svezia ove, di fronte a tanta bellezza, la letteratura volle onorarlo col Nobel; né si spense il poeta con la morte del core che il core del canto eterno accese.
Id: 57573 Data: 23/03/2020 17:30:46
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Chirone
Eraclea peste Imperversa e vittime miete Come falciatrice su un campo Di scacchi; la morte È per gli dei meno Di un ghigno fugace. Fuggono molti vigliacchi nel petto, restano i più, e resistono; insieme si stringono a se i cari. La paura mozza il respiro ed è come un soffio nel cuore. Canti di sirene costanti per via Ululano necessità di immediati soccorsi, riparo cercano e trovano i miseri esseri nelle cure dei molti chironi che infaticabili i corpi e gli animi assistono. Si ergono eroici Contro gli assalti Del male nascosto E molti strappano A lui, ma troppi ancora Tra le dita loro scivolano Via. E il dolore è una freccia Che scava nell’animo Di questi eroi che non si perdonano Di essere umani, un veleno Che non uccide ma Che molta disperazione Consegue. Ma immortale è L’arte loro, di Ippocrate i figli, padri degli uomini. A loro eterna va Gratitudine d’ogni uomo Che resta.
(dedicato con profondo rispetto a medici, infermieri, oss e a tutti coloro che lottano contro l'epidemia di Covid-19)
Id: 57532 Data: 21/03/2020 20:47:59
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Lacrimosa
Et
vi fu un tempo
in cui l'uomo mise
in mezzo al cielo un Dio
che lo rendesse signore
di tutte le cose,
a Napoleone simile che se
se stesso
fece imperator e non le mani del papa.
Da allora
rimasero mute a osservare
le forre e le selve,
i fiumi, i mari e i laghi,
i pesci d'argento e le grandi balene,
gli uccelli e gli animali tutti
mentre l'uomo ebbro di se
le distruggeva.
Qualcuno provò a parlare,
ma si scambiarono i Tiresia
per Cassandra.
Gli dei abbadonarono il mondo
ed egli fu solo.
Ben altra corona Natura
mise allora sul capo dell'uomo
ed egli si trovò barricato in casa,
nascosto da un nemico invisibile;
il re è nudo! Il re è nudo!
'L'uomo colpevole per essere giudicato
sorgerà dalle faville, piangete!
Piangete!'
Per le strade lattine ramate,
una scarpa,
fogli di giornale letti dal vento.
I giorni han smesso di contare le ore.
Ma adesso è tempo di riscoprire
le vecchie carezze, di stringersi un pò
intorno allo stesso fuoco;
delle risate dei bimbi,
troppo spesso zittite
da adulti nervosi, delle favole
al buio sotto un cielo di cartone.
Del pane spezzato e condiviso,
Di levar la polvere da quel posto rimasto
Vuoto; delle ombre che si allontanano
In silenzio.
E dello sguardo di lei,
che c'è e c'è stata
sempre.
Che cosa conta adesso?
Per cosa vivere? Oh, è tempo
di riscoprire ciò che sei,
uomo,
e per chi combatti la tua battaglia.
E' il primo giorno
di primavera.
Lacrimosa.
Id: 57528 Data: 21/03/2020 00:37:49
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Pan non è morto
Tuorlo d’uovo rosso sorge il sole su un cielo di panno Di un altro giorno senza l’uomo. Una brezza leggera accarezza le foglie dei platani, frizzante. Condensa ancora il respiro. Qualcosa si muove ai piedi del Duomo tra la bruma, un branco di cervi reali; bramisce alla piazza deserta levando in alto I fieri palchi un maschio, desideroso di lotta; leggere danzano intorno le femmine, fendono l’aria le code veloci. Un grido poi un altro risuona per l’aria, falchi rapaci saettano tra le guglie e il cielo E oltre, dove sguardo si perde. Alto è già il sole e riscalda il Naviglio argentino, cala un nibbio simile a freccia e squarcia il pelo dell’acqua, un tocco appena e risale verso il cielo granito con un pesce tra molti sinuoso nel becco. Osserva saggio un airone, immobile nella corrente e Gracidano pappagalli queruli tra i tetti delle case; salutano il mattino Giocando tra loro Cuccioli di lupo Nel bosco che si è ripreso Il Sempione. Attenta osserva la madre E attende che tornino gli altri Dalla caccia feroce. E la’, Di tra le forre e le rocce Del parco in Porta Venezia Risuona un urlo selvaggio, Pan non è morto, Pan il divino è tornato. Simile a Dio L’uomo se stesso credea Eterno; ma dura lezione È quella di vedere la fine Dell’umano ma non Quella del mondo.
Id: 57515 Data: 20/03/2020 09:14:16
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Il canto del cigno
Si trascinan tra loro i giorni A loro simili ora che nessun sole sorge più a far luce a nivea luna. Divisi ci volle non solo il dio Che d’amore me Colpì folle, non te; anche l’uomo. E come aria respiro L’immagine che di te ho In mente Adesso che gli occhi non possono averti. Ma lasciami credere per un attimo Che questo sia reale: di ali la mente le braccia mie ricopre e di nivee penne leggere. Desiderio d’amore fa vento Al mio volo E mi elevo supremo Sopra le case e gli affanni degli uomini In casa rinchiusi; la città è assente a se stessa. Oh, batte il cuore il tempo del volo! Solo te sola desidero, sola te voglio mirarti in questo mio sogno d’aliante. Più veloce del vento È la mente che già accarezza La tua pelle di miele, vibra al suo tocco, un pensiero sfiora appena le labbra e mentre nel sogno il tuo sonno riposi sorridi. Apri gli occhi e guardami, guardami che dio per te cigno si è fatto e illumina il mondo col tuo primo sospiro. Non senti? Ambrosia è per noi L’aria all’intorno. Inebriati, Tu che di bellezza Venere a sé simile t’ha voluta E lascia che la tua estasi Diventi la mia. Celebra. Il tuo corpo è il mio tempio. S’intrecciano tra i tuoi capelli Neri Le mie bianche piume; noi siamo divini. Vivi. Vivi. Vivi ancora. Fa di me la coppa delle tue lacrime, lo specchio di ogni tuo sorriso, noi siamo divini. In questo tempo di miseria E lacrime, amore sarà per noi l’oblio. Oblio scelgo E il sogno severo Se tu ci sei; io sarò il dio che cielo per te fa la terra solo per poter insieme volare. Preferisco per sempre Perdermi in un questo eterno istante D'immaginazione divina Che in qualsiasi realtà. Sarai il mio canto Del cigno.
Id: 57507 Data: 19/03/2020 19:43:25
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Volevo solo nascondermi
Volevo solo nascondermi
e non esser più;
io,
figlio del Genio
e di una folle Musa
che ha per verbo immagini
e tesse di parole strofe;
io,
poeta, vagabondo, schivo
che di eremi boschivi
ho fatto dimora;
a me matto diceva la gente
ma io vedevo, sola mia colpa.
Io vedevo. Non ho più paura adesso.
Di carnale passione mi riempie
la tela vuota da quando di me ho memoria,
perché io conosco il linguaggio del sole
al tramonto
e quello che dice la luna alle stelle,
oh!, quanto dolore fa la sera che arriva!
E la bellezza del bosco
Che con le foglie sussurra al mio orecchio
Demente, demente dicono loro!
Quanto è bello piangere di pienezza
Come vaso ricolmo tracima!
Ma io vedo e già vedo Lei oltre,
già traccio con colore forme
che la mia mente veloce
disegna con dita sottili
e faccio appena in tempo a dare
ai pensieri forma,
alle immagini sostanza che già non son più
ma eccole lì, arte per sempre
fissate ai miei occhi.
Per questo vivo e soffro
e lotto da quando di me ho memoria.
Solo io so quanto fa male essere
Un genio e saperlo.
Volevo solo nascondermi
ma grazie a Follia
celando me stesso
me stesso al mondo
ho mostrato.
Solo per Lei.
Chino sul rivo argentino di un fiume
attendo poi che scenda la sera,
un vecchio scialle sul capo
come nuvola leggera
a salutar il giorno che va.
(Ad Antonio Ligabue)
Id: 57472 Data: 17/03/2020 22:11:29
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Tebe
Silente Tebe si stringe ai suoi figli; tragedia senza coro che narri son le strade vuote che collegano le piazze deserte di un mondo senza gente, fioriscono gli alberi tra semafori ammiccanti di luci: Mi chiedo per chi. Granelli di sabbia si fanno i pensieri sul fondo del tempo perduto. Attende Telemaco Sulla riva del Naviglio Un padre, forse nessuno, Un segno; È forte in lui Il bisogno di aspettare. Con occhio vigile scruta verso l’orizzonte di significato. Ma una nivea farfalla si tuffa nel volo a sfidar l’immenso, sola fa vela nel blu infinito; e io con lei. Aedo bardo si risveglia Che in me cieco Dimora.
Id: 57458 Data: 17/03/2020 10:39:09
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Potessi io in un fremito d’ali quel bacio..
Potessi io in un fremito d’ali Quel bacio aver Che per divin castigo In volo alle mie braccia Hai negato. Un sogno ho fatto questa notte che da te son diviso e la sorte a me nega il conforto sublime del tuo viso gentile, quando nel meriggio appariva e mi bastava guardarlo per sentirmi felice. Né più mai avrei osato di te possedere se non una parola appena, uno sguardo veloce dai tuoi occhi di mandorla. Ma questa notte nel sogno Appariva una rupe alta e scoscesa Sotto un cielo di stelle e di luna; da lì una brezza leggera Il mio corpo prendeva E me sollevava Simile a foglia, Sogno di un’ombra Che si diletta in quel suo volteggiare, Fino a depormi davanti a una casa degna di un dio, a sua immagine speco dell’anima mia. Bellezza aveva costruito quella dimora E Bellezza ispirato ogni stanza, Bellezza respiravo in ogni dipinta parete E voci soavi di canto laudi levavano In coro; non mai gli dei così vicina la mano aveano proteso a quella dell’uomo E Io ero là col cuore di entusiasmo pieno, quanta Bellezza può contenere un’anima umana? Gioia e passione in me ardeano sbocciare E io ero il fiore e l’ape divina. Mai notte scese che fu più ardentemente Attesa. Lei sarebbe stata là e nel buio sublime Mi avrebbe amato, nel buio protetti saremmo stati e invisibili al mondo nessuna luce a pupilla umana avrebbe fatto di noi l’immagine scintilla. Ed ecco finalmente involarsi l’amata Nel buio, occhi non vedono quanto possono le mani di amante su amata, sospiri profondi di un’ombra più scura che si fa carne morbida e calda traccian le dita e onde sinuose percorrono il corpo dal piacere pervaso, Solus ad solam di due uno stanotte saremo, umano e divino, chè mortal divenire eterno presente fa Amore. Oh, la tua lingua è una fiamma E di un fuoco m’accende Che voglio arda per sempre, non svegliatemi più, lasciate ch’io bruci Ade al di là di ogni tempo. Una voce si alza dopo l’amore Dall’ombra che amo, canta ‘se teco vivere Mi sia d'amor concesso, Per antri e lande inospiti Ti seguirà il mio piè. Un Eden di delizia Saran quegli antri a me..’ Poi scese il silenzio e Morfeo Soave gli occhi tuoi dolcemente Richiuse, non i miei. Potessi vedere il tuo volto, mostrami il tuo volto una volta sola per sempre, il tuo volto meraviglia sublime. Così hybris accendea in me torce di desiderio dove curiosità pensieri tesseva che presero corpo in un gesto; e un pugnale di luce il buio squarciò nell’alcova. Bellezza è un lampo nel cielo d’autunno, la spuma dell’onde che giocan tra loro, luce di un istante che nessuno vede. Così per me fu il tuo volto. E Amor all’amata vincolò l’amato Ma fu solo per un attimo e già Non eri più, il giorno batteva alle finestre della mia stanza e mi ritrovai solo nel mattino. Nel mio cuore però Ancora stringevo nel pugno serrato L’immagine di te sorpresa In un unico momento di luce.
Id: 57405 Data: 14/03/2020 15:30:45
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Alhambra
Ti ho inseguita fin dove il marmo si fa tempo, Qui dove son secoli le curve della pietra rossa che divien colonne e ogive a sorreggere cieli di stelle eterne. La’ ho inseguito il tuo canto e il mio respiro tracciava parole e versi nella roccia nuda e viva finché non era che un immensa laude Alhambra, giardino segreto dove in piscine infinite si specchiava Bellezza. Inseguivo te e l’assoluto, assetato d’infinito ignoto perche’ da tutta la vita cerco il segreto della notte. Tu puoi dirmelo? Gia’ antica musica risuona al cospetto dei Nazari ove dei due mondi il Sovrano d’amore scelse per se dimora quando Alhambra il cor gli prese. Eccomi qui, o Musa: ancora risuona l’eco del tuo canto tra le colonne e il marmo ma già non sei piu’ qui, ne io; amore eternamente insoddisfatto e dolce riserva Bellezza a chi di arte fa vita. Canta ancora per me, più dolce delle sirene; di nuovo me vedrai in estasi nel folle viaggio. Per stanotte resto qui, col corpo a Milano e la mente in Andalusia indocile, dalla tua voce cullata che Alhambra diventa. Inviato da Libero Mail per iOS
Id: 57399 Data: 14/03/2020 11:00:51
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Per Amico Lu e Jessica
Di quanti orizzonti vi sono debitore, amici? Di quante albe gloriose sotto inediti cieli, tra risate e insegnamenti preziosi, di ogni sorso di strada libata insieme che più che spegner ne eccitava la sete? Sognatori temerari di viaggi infiniti, torneremo insieme a solcare le valli feconde e la vasta terra e a bagnarci nei laghi tra i monti o nello speco blu dell'oceano mare. Presto, amici, brinderemo agli dei sotto un cielo di stelle avvolti da mille notti di tenda. La lontananza non fa che eccitare il desiderio vagabondo di noi quando l'auto sembra volare e già la mente pregusta l'arrivo solo perchè è tappa di un nuovo viaggiare, memento movere semper, è con voi che ho imparato. Tutto andrà bene, amici, e di nuovo saremo felici nel nostro vagare. Fate i bravi.
Id: 57389 Data: 13/03/2020 20:08:23
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Atalea
Te che di bellezza accendi il mondo
ardi come fuoco
in me che sole mi faccio
per accarezzarti di luce;
ma ecco che con un sorriso sul viso
mi sfuggi
e i miei pensieri come raggi
non possono averti.
Gia’ sei corsa via,
veloce lungo il rivo naviglio
al calar della sera,
dove ondine di luce
riflette il sole dal pelo dell’acqua
sul muro di mattoni rossi
di una casa che affaccia.
Mi aspetti a un vecchio tronco d’ulivo adesa
e mi chiami,
desiderosa più che di fuggire d’essere presa
e al tuo capo fan corona verdi foglie,
si schiudono alla mia luce le tue labbra di rosa
che dicono ‘vieni, vieni prima
che l’incanto finisca e la terra mi abbia’.
E un’incantesimo sembra che un dio spanda
Sugli occhi se vedo che
D’erba si fanno i tuoi capelli sparsi
quando ti sdrai,
di terra le dita che affondi
quando la bocca per il desio
dischiudi; son gemme nivee
i candidi denti tra petali di labbra,
la lingua una primula rossa
e non donna ma Musa te
ninfa dei boschi trasforma.
E mentre tra le braccia ti stringo
sento che parte di noi
nel tutto si perde,
si fonde
con l’aere il respiro tra i gemiti,
Bellezza si spande
a rivestir il mondo silvestre
e linfa divien la nostra vita
che scorre.
Innalza piacer il nostro canto.
Ma radici Alike non metterai,
non metteremo.
Atalea.
Adesso alzati e corri con me,
una verde foglia tra i capelli neri
a ricordarci l’amore
mentre il giorno scolora
e di lauro trionfale
il tramonto con luci
incorona il tuo capo.
Noi siamo divini.
Id: 57347 Data: 11/03/2020 15:47:27
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A riveder le stelle
E insieme sfiderem l’eterno, a passi di danza divini. Non temere, non insieme. Fissa i tuoi occhi nei miei, prendi la mia mano e ascolta: usciremo a riveder le stelle.
Id: 57340 Data: 11/03/2020 12:05:19
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Bellezza
Vivere per amore Amare vivere. Quanta bellezza, meraviglia, stupore. Quanto dolore. Amore è carne e occhi e viso straniero Terre d’oriente, voci dalla strada, di che colore è la tua pelle? Quanta bellezza può contenere un’anima? Riempila per me, tu bruci di una fiamma che dice prendimi, accendimi, non toccarmi. Io non altro che il canto Degli usignoli al mattino Del sole al tramonto Del vento della sera Potrò dedicarti. Odore di mare. Rami di ulivo. L’aroma del caffè. Il desiderio di un bacio, del contatto con le tue dita sottili. Del suono della tua voce. Vivere per amore è Non possedere. E’ arte. Bellezza. Bellezza. Bellezza.
Id: 57293 Data: 09/03/2020 12:13:39
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Nigredo
Chino sugli avanzi del giorno, tramonta il sole nel mio piatto di minestra scura come solo i pensieri migliori. Rimescolo un pò la broda densa del mio cervello col cucchiaio di legno, separo il grano dalla pula ma del tutto non riesco. Sono giorni di gloria in un tempo sospeso; batte il cuore nello stomaco nero. Vorrei saper essere solo per un pò come il ghiaccio nel bicchiere ma inerme come il giorno che muore attendo la notte sull'anima. Nigredo.
Id: 57280 Data: 08/03/2020 23:00:44
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Adda passa’ a nuttata
Un lungo sorso di caffè nero notte, per metà ancora la mente nel sonno. Dicono che la realtà è Zona Rossa. Sorge il sole sul mio essere e il nulla, immote son le foglie oltre la finestra in cucina verdi e brunite, rosse alcune. Dicono che la gente è fuggita, ieri assaltava il bancone, oggi il vagone; gente d’assalto. La luce del mattino Silenzio ha portato con se Sulle strade deserte, Horror vacui. Penso che un vetro Sempre si rompe dove È più naturale, Chissà perché. Nuotano i pesci nell’acquario, un libro e il gioco dei bimbi. Adda passa’ a nuttata.
Id: 57270 Data: 08/03/2020 10:45:49
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Della bellezza dei marmi
Te che la bellezza dei marmi possiedi Io Fidia scolpisco con parole d’eterno e sulla tua meridiana fisso lo zenit del mio mezzogiorno. Nessun’ombra Più trascinerà il tempo sulla tua pelle e viso incorrotto su occhi sempre aperti di Bellezza eterea brillerà il mondo. A te dono faccio di luce perpetua, Alike.
Id: 57258 Data: 07/03/2020 20:10:02
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Essere in divenire
Hai mai sentito I campanacci delle capre Risuonare alla sera Mentre in gruppo rientrano Insieme, il diffuso belare? Hai mai visto il sole farsi basso Fino a tingere di cielo Le punte dei frassini allineati? Crini di pennello sottile Sono i fili d’erba, terra battuta e soda consola il piede che si fa incerto al calare del buio. Respiro a pieni polmoni I colori del giorno che parte Per dare un po' di ossigeno al cuore. Una nuova vita si affaccia sul mondo; sono mai stato pronto? Di certo non a vivere, forse nemmeno a diventare. Mi fermo dove biforca il sentiero Nel campo di grano, la campagna m’inonda di sensazioni piene che non potrei trattenere e come il vento tra le pannocchie mature lascio fluire. Mi passo le mani tra la barba vecchia di giorni Per ricordarmi chi ero, né mi sovviene del tutto; non certo il mio nome mi spiega ma non ci sono parole. Svaniscono i contorni delle cose, s’intensificano i colori e li sento dentro, non più li vedo mentre li piango dagli occhi. Si fa cielo la mente e tramonto in un tripudio di luci; Si attenua il dolore, non si placa la sete. Oh si, spaventa ma è dolce questo essere in divenire.
Id: 57245 Data: 06/03/2020 20:38:12
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Riflessi a Milano Tre
Non le tue mani, non i tuoi occhi sono quello che credo ma riflesso d’imago a me fanno eco. Siedi con me. Guarda come si protende Il ramo di ciliegio di rosa fiorito E oltre, la superficie del lago che fa da tavolozza dove il cielo per sè pesca i colori. E nuvole vedi cangianti E uno spicchio di sole Poi ecco che un’anatra lascia la scia E si alza nel volo. Luce si dipana leggera Tra le due dimensioni Né so più, né lo sai, quale sia riflesso e quale il vero. Nemmeno tra noi.
Id: 57237 Data: 06/03/2020 13:08:58
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rapsodia
tramonta d’angoscia un’altra notte, agli ultimi lembi di luce m’aggrappo ma nulla tra le dita mi resta e già s’accendon le luci per strada. Nessun passo ancora su per le scale, dove sei? Lenivo un tempo il dolore con rosse bottiglie che poi nere ghignavano vuote dal tavolo ed era mio il teschio che tra le dita stringevo, interrogavo, ma ghignando silenzio non rispondeva. Ne’ volean le stelle che con luci sfavillanti taceano se ebbro chiedevo loro ’chi Sono?’ Incombeva su di me cupo il cielo. Poi Lei ha iniziato a cantare e a dare voce al dolore, a rendere normale vedere e sentire sempre un passo oltre quello che agli altri era dato capire e scrittore di nulla e di tutto m‘ha fatto: così ho dato parole al mio canto. A me si è mostrata una sera nel cuore del suo giardino segreto; seduta al centro di un chiostro rosato un’arpa tra le mani teneva e con dita di seta suonava nella brezza leggera. Occhi tagliati su labbra di rosa, lunghi capelli neri ossidiana a me sorrideva la Musa vestale. Da allora mai più mi ha lasciato e ogni volta che cala la sera e melancolia sale faccio di carta una vela e con la penna timone per creare un mondo dove viaggiare, con Lei come vento Dell’immaginazione. Rapsodia.
Id: 57228 Data: 05/03/2020 21:50:44
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Immortale splendere
Il capo reclinasti al grande viaggio. Non amore di sposa Né potere di regno Poterono nulla a trattenere L’anima grandiosa, morte non attende e non ha caro il conto degli anni. Scendea la notte sulla fertile valle cara agli dei, luccicavano miriadi di schegge d’oro sulla superficie semovente del limo fiume Nilo. E chiusi gli occhi al mondo Tramontò lo sguardo sulle cose dell’uomo Ma alba sorse al di là, Ove posasti lo sguardo radioso Sul piccolo legno che attendeva nell'acqua scura sotto un tempio di stelle radiose. Immagine vivente di Amon attendeva Ra solerte che tutto vede sulla barca della notte. Brillava il sole nel viaggio notturno Dell’imperatore bambino, reciso fiore anzitempo da sorte avversa in vita per immortale splendere con volto d’oro sulle genti di tutti i secoli. Salisti a bordo Ed eri già un dio Mentre rollava la barca e staccava la riva Verso le braccia di Nut, lussuriosa notte madre di eroi al termine della quale sorge l’alba di nuova vita ed eterna gloria. Lontano si tenne Anopi il serpente da Ra testa d'ariete Guidato da percezione, comando e magia e vittorioso tornasti a splendere oltre il duat emergendo dalle cosce della dea, porte del mondo. Saliva intanto di fuoco il sole Sul regno, e tu con lui, Libero da ogni dolore mortale. Mani amorose ti avevano deposto Nel silenzioso sepolcro e La terra su di te Si era chiusa con abbraccio di madre Per consegnarti al segreto e all’oblio; Mani sapienti di uomini audaci Ruppero invece il sigillo e morte sfidarono Per riportare l’uomo alla luce E consegnare il Faraone alla leggenda. Fissa ora la tua maschera d’oro Dall’eterno ogni uomo e sembra dirgli Di non avere paura, l’immortalità E’ solo questione di tempo Ma è di ciascuno splendere L’imperativo immortale.
Id: 57226 Data: 05/03/2020 20:04:40
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Mihi, Musis et Parvulae Familiae
Mille e altre mille volte ancora Il cielo solcherò Fino al sole armato solo d’ali di cera perché Musa in me ispira d’Icaro gli infiniti voli. Come Dedalo ho costruito il mio labirinto Di vita complessa e articolata, potente illusione!, Finchè io stesso dentro non mi son perso E il desiderio ardito è sorto di fuggire. Ma non si può, dicono. L’uomo, che moderno si dice, non può più scappare né lottare e come un pesce nella rete finisce di annegare. No, non così, non io. Troppo ampio il cielo, troppa terra attende che io vi possa camminare, poca vita resta, un attimo ed è andata, per vivere volere potere e viaggiare. Non son venuto al mondo Per farmi incasellare, faccio da me, sindrome del cane sciolto mi voglio diagnosticare e non c’è cura a questo male se non andare, andare con Bellezza come vento alle mie vele e nuove strade sotto i piedi, altri cieli e sogni per una testa da riempire. E infiniti libri dove altri come me Io possa ritrovare e me stesso anche Dopo un altro viaggio vicino al sole. Mihi, Musis et Parvulae Familiae, a nessun altro è concesso di venire. Sussurra ancora in me la Musa occhi d'Oriente e labbra di rosa parole che non possono parlare, Arte saranno e grato sono a questo amore; di Lei infiammato Icaro è pronto di nuovo per volare.
Id: 57199 Data: 04/03/2020 18:11:23
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Colline di ulivi
Caldo sole alto sulle colline di uliveti ricche, si tendono i rami dalle foglie puntute in alto all'eterno saluto. Verdi son chiare nell'incavo gentile, più scure all'esterno sui rami pregiati. Poche nuvole lanciate nel cielo si muovono appena, l'azzurro diafano il bianco ne esalta. Da quanto tempo non piove? Tirano i contadini grandi reti d'arancio tra i venerabili tronchi, pescatori di terra in un mare bruno che presto sarà colmo d'olive piccole e nere di forma, aspre di succo. Pesca sarà abbondante, st'anno, se prima il ciel non la uccide di grandine e pioggia o geli improvvisi. Alza il volto cotto da mille giornate il contadino, solleva appena il cappello e si terge la fronte con un braccio nervoso poi stira la schiena dolente per il peso di generazioni di lavoro infinite, dai tira che c'è molto ancora da fare e le parole non fanno il lavoro da sole. Si ride poco e si parla anche meno dove domina la terra odorosa sull'uomo. Così è da sempre, vita dura richiede il privilegio di servire Natura. Pronte dovranno esser le reti a suo tempo, non dopo nè prima. Oltre la casa scende il sentier di pietre squadrate tra muretti e terrazze a olivo e vite coltivate. Lontano, immenso a ricordare all'uomo la differenza tra presente ed eterno, danza la sua onda il mare.
Id: 57195 Data: 04/03/2020 17:16:18
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Imago
Impresso a fuoco nella penombra il tuo profilo di tre quarti si staglia, nero notte sul negativo della luce bianca della finestra piena. Creatura notturna, giri appena il volto e da sopra la spalla sorridi. Non dici una parola, non ce n'è bisogno. La notte ha portato via con sè tutto ciò che non dovevamo dirci. Sarà custodito con cura. Imprimiti bene nei miei occhi, fotografia di un istante che non posso trattenere nè voglio; memoria eterna di ciò che incarni, godo di questa immagine di te riflessa tra la finestra e la mia retina. Un attimo e già non sei più. Ci sei davvero mai stata? Imago.
Id: 57171 Data: 03/03/2020 10:36:49
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Noogenia
A te che Nella neraluce della notte Non dormi, ma osservi lento dissolversi il falso essere esteriore mentre inizia a brillare numinosa perpetua l’essenza di ciò che sei. Substantia. A te che nel silenzio che scende Una musica odi, né altro la sente; a che pro domandare? Lei ti dorme accanto. Non potrebbe altrimenti dormire. A te che a passi lenti e misurati Accarezzi coi piedi Il parquet della casa Un respiro per metro quadro, e non saranno mai molti, perché il letto è un covile di pruni pensieri e i sogni non voglion venire. La senti questa musica? No, nessuno può, da quando eri bambino. Celtica. E giran nella mente eccitata Versi di strofe come vento tra foglie E immagini che sembran indicare più in là, sempre più in là; lascian appena intuire ciò che invero con forza intendon celare. E ti struggi in quel dolce tormento Di chi si mette per mare Senz’altra rotta che non sia il navigare Irrequieto. Ritto in mezza alla stanza, solo, senti frinire il fogliame notturno. Ha un suono il vento che passa tra le foglie di ulivo, un altro quello che accarezza i peschi o i rosei ciliegi, un altro ancora quello dell'erba o dei muretti secchi in mattone. E senti l’odore della terra che la notte esalta sopra ogni cosa e si mesce con quello del sale portato nell'aria dalla brezza del mare. La luna raggiunge il suo spleen. A occhi ben chiusi Vibra con le dita intensi colpi di colore, tratteggia linee e forme, danza. Sii musica. Ed ecco fiorire cimbali e viole Liuti e cicale Nella notte fredda che hai scelto di abitare, l’universo in concerto per un solo spettatore. Nessuno è invitato, nessuno escluso. Un antico canto Viene intonato da qualche parte del bosco Nel vecchio uliveto. Non si paleserà la Ninfa Voce di fata che intona una nenia E t’incanta. Noogenia. Strugge i men forti Il desiderio del tutto, che nome gli han dato melancolia. Ma dolce, dolce, dolce è abbandonarvisi e lasciarsi andare. Nessuno saprà se non te, ciò che vuol dire.
Id: 57162 Data: 02/03/2020 21:59:59
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Tempo di svegliarsi
Il giorno è stato gonfio di scrosci di pioggia, la notte cala senza nessun pomeriggio e come acqua ad acqua si mescola nella vasca del tempo e la riempie. Brilla di riflessi leggeri che tra le colonne emette e spande sino al soffitto delle terme romane l’incenso arabe fragranze. E ogni riflesso è l’illusione di un’ora che inebria me, essere del tempo e del tempo a un tempo me illude e me ne priva. Emergi dall’ombra anche tu, Alike, prima che tutto sia finito e si riveli al sognatore il turpe inganno e l’inconsistente condizione. Lasciami credere per un attimo a un Dio benevolo che abbia scelto tra le tante cave un masso vivo dove la tua figura già intuiva e abbia dato mani all’amorosa opra per dare forma a Bellezza gloriosa e porti infine qui, a me davanti, solo per concedermi un istante di stupore. Lascia che io creda veri i tuoi cocenti sguardi e le curve sublimi che dai seni discendon verso i fianchi Perche’ poi nulla, arriva il tempo di svegliarsi. A me tendi Alike La morbida mano E qualcosa dici senza muover labbra Ma gia’ pesanti mi si fan le palpebre Nel sogno E si chiudon gli occhi Per aprirsi di nuovo di là, Da qualche parte della follia Che vogliam reale ed ecco Il freddo torna e il buio E son solo. Ridatemi il sogno dell'illusione E non il sonno dell’illuso che vita dite. Inviato da Libero Mail per iOS
Id: 57158 Data: 02/03/2020 19:40:20
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Floki in via Tortona
Che ci faccio qui, vagando in via Tortona? Niente, perché dovrei? A me basta camminare. Nuove strade, volti grigi, pioggia che cade a scrosci. Algidi corpi dietro le vetrine ma non capisci se son commessi o manichini. Vite di plastica. E piovo anch’io a tratti ma infaticato procede il mio vagare. Un lampo illumina da una vetrina il volto mio antico; Floki mi sorride di riflesso e me sprona a continuare. Uno scherzo ben fatto è la vita e ha regole precise, solo chi gioca fino alla fine potrà vincere, mai arrivare, che’ ogni porto è sosta e mai un luogo per restare. Il mio respiro è l’onda e solo in questo continuo ricercare batte in petto audace il cuore di un navigator pugnace. A ogni alba un tramonto chiedo Sotto inedito cielo E la pelle di lei; felice sono solo nello spazio tra due luoghi. Memento Movere Semper.
Id: 57149 Data: 02/03/2020 14:42:18
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Inquietudine
Cupa rabbia esplode nel cuore, nubi profonde abbassano il cielo a toccare ogni cosa. Grida in tempesta il mare. La tua bocca rossa. Squarcia il fulmine l’oscura notte, ma dura un istante e si richiude potente il buio sull’onde. Inquietudine.
Id: 57112 Data: 01/03/2020 00:19:30
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Eroica
Da tutta la vita attendo che eroica la crepuscolare anima mia trovi il suo canto e non si franga simile a risacca contro gli scogli del giorno. Vorrei una voce. Ma invece celo sotto i panni dell’uomo sconfitto le vestigia del dio che tutto vuole, nulla stringe, odierno Superman che si nasconde da Clark Kent. Ma ho udito il dio gridare forte in Gae Aulenti e il poeta scrivere su carta ‘No, gente, Pan non è morto’ a conferma. L’ho visto scalare a forza i verticali boschi a caccia di modelle, ninfe di passerella che il mondo vagano e non fanno il nido che per pochi giorni. Il sole del mattino mi scaldava un poco ma il Dio mi bruciava il petto. Volevo una voce ma non gridai per tema del giudizio. Vidi Apollo sorridente in alto nelle torri del potere e Atena manager di Milano capitale scendere di tanto in tanto in Sempione con Diana per cacciare. Ma ancora non ero in grado di parlare. Scorreva veloce Hermes sul filo L’uomo un all’altro connettendo Ma mai qualcuno a se stesso Che ciascun di più l’ombra sua teme Che tutte quelle dell’intero Ade. Venere di notte la sua malia stendeva fuoco nelle vene e di ogni ragazza pelle di seta sete viva mi accendeva, una fiamma antica senza forma che del divino ha la sostanza. Per mesi mi aggirai ebbro di vita alla ricerca del tutto. Chiesi alle stelle urlando chi ero ma nemmeno si ritrassero per sdegno e solo il silenzio era eco al mio chiamare. S’accendea Piazza Castello di luci come un focolare, Zeus lanciava fulmini tra nubi plumbee dal Duomo verso Galleria Vittorio Emanuele. Poi una notte che il piacere dolore diveniva troppo forte una penna e un foglio di carta vennero in soccorso e non io, gli dei cominciarono a parlare. ‘Guarda l’uva che feconda nasce in autunno quando tutto muore e benedice i campi con dei chicchi bruni il lor turgore. Donne la raccolgono e insieme a bimbi e canti schiaccian via il succo prodigioso che nettare a me sacro acre botti empira’ nelle cantine odorose. Migliorera’ invecchiando, insegnamento e monito a ogni uomo. E cosi‘ tu, armato di divin strumento che entusiasmo dite, spirito insonne, guerriero d’arte, a te simili invia il tuo canto dalla tua stanza in Casoretto. Al timone di una barcaccia che sembra senza fondamento come l’Itacense assetato di esperienze, fa che sentano. Studenti, impiegati, donne di strada o imprenditrici, letterati e poeti, vagabondi e drograti non importa, dovranno sentire. Non gli opinionisti: a loro follia ha mangiato il cuore. A me dedica ogni strofa ma l’ispirazione oscena ricerca sempre dalla Musa. Lascia che ti accenda. Primavera d’inverno, Dell’alba tramonto, Homo novus Innalza il tuo canto! Che dei e uomini sentano. Non importa come sia, ma simile a giovane rapace lanciati nel vuoto e cadendo vincerai il cielo. Fa della tua vita la tua più grande opera: Eroica sia, niente di meno.’ Inviato da Libero Mail per iOS
Id: 57099 Data: 29/02/2020 13:05:14
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Carpe diem
A misurati passi Cinerino s’avanza l’airone E sembra che danzi, Poi ritto si ferma e immoto resta Sulle zampe che affonda Nell’acqua che scorre del fiume Di cui scrisse anche Dante. ‘Intra Siestri e Chiaveri S’adima una fiumana bella’ Ed eccolo qui a me avanti L’Entella che poderoso dai monti Reame dei Fieschi discende, Di pesci e uccelli fecondo. Son le rive verdeggianti Di foglie e bamboo e salici piangenti Tra cui maestosi crescon gli ulivi, Alberi santi forgiati dal tempo Ai quali mi accosto poeta devoto. Nuotano nell’acqua argentina sinuosi Neri pesci e rilucon bagliori di squame O bianche le pance a tratti tra l’onde. Osservano saggi i trampolieri maestosi, Gazzette d’Italia e gallinelle di mare Tra sgraziati gabbiani e germani reali. Cammino leggero Senza pensare ma ecco a un tratto Levarsi in volo l’airone. Trattengo il respiro davanti A quel maestoso vagare Lento Come se nell’aere potesse nuotare E va verso foce Dove il grande rivo conosce vasto Il mare che tra spuma e correnti A tratti lo accoglie A tratti respinge. Che poi forse non altro che questo È il senso del mio vagare Dalla sorgente arrivare alla foce E poi imparare a volare. Ma alta si staglia oltre il ponte Dei frati cappuccini la torre Campanaria a indicare Che tempus fugit, Oh uomo, E che tanta Bellezza Non deve aspettare. Carpe diem.
Id: 57063 Data: 27/02/2020 14:57:52
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pomeriggio destate
Senti ancora il suono fresco e chiaro Della campana che al meriggio chiamava Al riposo? E voce di madre che dalla cucina Diceva: ‘Ale, è ora di pranzo,vieni’? Abbandonavi quindi le giovanili letture E correvi a mangiare, pregustando non già quanto nel piatto vedevi ma le gioie delle ore a venire. Giallo arrivava dalla finestra aperta Il canto fragrante delle infinite cicale E l’aria calda e salmastra che Ai sensi eccitati portava Il gusto del mare. Netto nel cielo azzurro e infinito d’estate Si stagliava il sole. Due telefonate agli amici ed eri fuori Nell’afa cocente né la sentivi tu, Ebbro di vita bollente che traslucea sulla pelle come una scia di sudore sottile, ecco l’estate, ecco la vita, siam pronti a gioire! Ogni strada del paese era ricolma di sole. Sfrecciavi veloce con la bici Nel silenzio del giorno Che si ripara dal caldo, via Roma deserta e del Comune la piazza, strideva con forza per aria un alcione e al coro delle cicale si univa poi con un salto deciso pel cielo volava; ti giravi appena a mirarlo sorpreso per vedergli sorvolare alto le grandi colline di ulivi e mediterranea macchia vestite e le mille sfumature di verde dal sole esaltate; ma tempo era di recarsi al mare, il grande mare che di noi tutti sua gente è un’infinita quarta parete che nulla allo sguardo preclude ma all’infinito sembra ispirare. Ed ecco gli amici già pronti sulla rena brunita E le ragazze già calde dalla pelle di miele, grida felice qua e là un bambino. Suonano piccole radio Con voce elettronica I pezzi dell’anno. Ti svestivi veloce dai pochi indumenti ed eri già in acqua tra mille schizzi. E poi c’era lei, la sola tra tante, e ogni cosa aveva il suo senso se dai suoi occhi di mandorla nera guardavi il tuo mondo. Brillava la sua pelle Di piccoli diamanti d’acqua, spessi e bagnati i capelli incorniciavano il volto come il sottile costume ne nascondeva le forme che esaltava a un tempo. E la fantasia correva E accellerava del cuore il suo battito, un bacio leggero di labbra salate, una stretta di mano poi: ‘Che dici, giochiamo?’ Si irradiava il suo sorriso sul mondo. Sentivi forte la vita E la sabbia, il mare, il cielo e gli amici Erano parte di te illimitato; Niente sarebbe stato diverso Da quello che avresti voluto. Bastava tendere la mano Per rendere di potenza volontà Possibile, più simile agli dei che non all’uomo è un ragazzo di fuoco sulla riva ligure di un paese nel cuore dell’estate. Così ci sorprendeva quindi il tramonto mai atteso, di rosso il cielo il mare infuocava e le case pastello al di là del treno che via ti avrebbe portata, a casa, almeno fino a sera. Un ultimo bacio, uno ancora e ti guardavo salire e poi andare. Selvaggi del giorno rincasavamo felici, mai stanchi, in attesa di ciò che la notte avrebbe portato. Che la luna non si presentasse nemmeno, che nessuna stella brillasse nel cielo se la notte noi non avesse cullato e i nostri baci audaci custodito, un gelato veloce di mango e limone e poi di nuovo in spiaggia sulla sabbia appena bagnata a imparare l'amore maestri di vita.
Id: 57057 Data: 27/02/2020 12:09:36
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sogno di unombra è luomo
Il giorno è stato pieno di vento
ma adesso nella casa è sceso il riposo.
Dormono i bimbi di risate esausti
dopo un altro giorno di forzata clausura,
dorme lei col volto tirato
in attesa che presto il mondo
torni com'era.
Ma io non posso prendere sonno.
Scende fragrante nella tazza
acqua bollente
che del verde thè il colore apprende,
dalla menta l'aroma frescante
e mi siedo lì,
sul grande divano,
in attesa del niente.
Sogno di un'ombra è l'uomo
ma questo non basta,
alzarsi al mattino aspettando il tramonto
e dormire sperando di vedere l'alba al risveglio.
Si levasse almeno ancora il vento
a battere con forza sulle nostre finestre
ispirando antichi canti di guerrieri e foreste
ma nulla, solo il silenzio mi accoglie
e vorrei svegliare lei ma a che servirebbe?
Non capirebbe.
Sorseggio il mio thè e assaporo la menta.
Un uomo è solo davanti a sè stesso,
Liquido è il futuro senza un presente.
Gli dei non parlano con noi da troppo tempo
nè ci inviano più miti e leggende.
Ma a che servirebbe..
Sogno di un'ombra è l'uomo.
Solo un pò di rifugio ritrovo
nelle serenate di Mozart che passano in radio,
adagio andante è la mia melanconia
ma dura un'istante.
Eppure, dei, che inganno
Al mio tempo che finito mi vuole
Mentre infinito il mio intelletto
Immagina immenso!
Finisco il mio thè
e inghiotto quanto resta
di ciò che penso,
lavo la tazza e penso che
comunque vada
domani arriverà lo stesso.
Nel buio la notte attendo
e sorrido.
Id: 57050 Data: 27/02/2020 01:51:47
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beata solitudo
Ma se di me Il dol solo conosco E me stesso me Soltanto vedo, Non altri per come io sono, Non ridere ancora, Dolcissima signora, Pria che il pensier Volga a compimento; Se ciascun di se‘ dicevo Unico al mondo Il mistero sape E il nome, Non labbra su cui pronunciarlo Ne’ un petto morbido Sul quale piangersi, Che resta allora? Menti concave e pensieri convessi Scavano solchi su corpi complessi, Dimagra l’alma in tempi duri Di uomini di paglia. Non io, Alike, Non noi finirem così Ma sull’afflato denso Di un unico sospiro Ognun per se’ Ci troveremo insieme Al di là di ciò che sembra Per significare ciò che è. Bello, certo, Ma non reale. A me poeta Ascrea musa predisse Illacrimata vita In solitudo.
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Id: 57044 Data: 26/02/2020 16:16:17
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La febbre oltre il pineto
Vaga la mente Tra le note della vita Del Vate poeta, Pesante in testa Piacere s’effonde, Ne’ lucidità ottunde. E allora che cosa.. Sarà la febbre Che in questa città esala, Fiera non china Il capo a corona Che il virus depone Ma vibra e vive E lotta tuttora. E allora che cosa.. Sarà che piove nel pineto ancora E sulla terra di frassini antica. O forse è Mozart Che con tanta dolcezza Il cor mi spaura? Poter volere, Inconoscibile resta il mistero di Iside nel monte di Venere. Sarà forse che sei lontana, Alike, Da queste strofe Di crocifissa rosa. Amor ch’a nullo amato A te perdona non amare Come io t’amo E giaccio qui tra le coperte Di sudore e febbre esauste, Un libro ancora e sarà notte. Ma non c’è trionfo A questo fuoco. Innocente, A te invio parola nuova Che oggi m’illude, Domani t’illuda. Aspetto che stanotte piova, Alike.
Id: 57025 Data: 25/02/2020 22:10:59
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Imaginifico Sublime
Vieni con me. Questa notte ti porto Pel paese mio che come gatto acciottolato siede a’ piedi di collina di torti ulivi abbellita e si speca narciso nel Tigullio mar, santuario de cetacei. Silenti son le vie del centro Dai medievali ciottoli Di risonante pietra, via Roma di case stretta che come un rivo procede diritta e a un tratto s’assurge di Santo Stefano alla gloria perpetua. Non suonerà per noi stanotte la campana, ma aspetta; alta è ancora la luna con le sideree stelle. Corri con me tra i portici antichi color de Fieschi, asconditi e svelati come Siringa con Pan gagliardo e aitante che più desiderosa d’esser trovata che non di fuggire a un tratto in flauto si è tramutata per esser presa e musica divenire. Già dagli operosi forni s’espande fragranza di focaccia e marinare forme che innumerevoli Vulcano nel cuore della notte bianchi di farina al loro pane danno. A casa i bimbi loro dormono e le mogli; scambieranno al far del giorno posto nei giacigli ma ancora nostra è questa notte, prendi la mia mano e andiam là verso dove il mare scuro imbibisce l’orizzonte. Si apre tra le case piazza del Comune Da malnata gente comandato: Ma quanto è bello nel sublime Imaginifico silenzio Di un notturno cielo stellato? Separa ferrovia la terra e il mare Ma bastan poche scale Ed ecco stagliarsi scura sul litorale La statua imponente dell’ammiraglio In tutto il mondo noto pel suo navigare. Sublime imaginifico è dell’uomo il suo sognare Ardito e l’incondizionato osare Chè alcun limite conosce Se non ciò che riesce a immaginare. E così noi, creatura figlia del tempo che con me hai scelto sulla notte di trionfare. Rugge il mare su la scogliera E sbuffa, Sciaborda tra le pietre scintille bianche di sale grevi innalza ancora e ancora nel suo eterno tentennare. Asciuga la sabbia umida l’onda lasciva Che nuova torna dopo l’antica A bagnare i piedi di te Che quasi nuda corri ed eccitata ridi Nella notte immensa che intorno a noi S’adima. Lascia che su di noi si chiuda E al mondo nasconda I nostri d’amor sospiri E le carezze immense E i baci profondi e pieni Dell’imaginifico sublime Di un amore senza psiche. Non a caso tu hai nome Alike, o creatura del mare oceano e non ricordo più se in esso ti sei tuffata per divertirti ancora o dall’onda sei emersa come Venere signora e mi abbagli col tuo primo sorriso, e mi confondi ogn’ora chè tanta bellezza non è data per occhio mortale esser compresa. Nereide Alike di spuma adorna dall’occhio scuro che di mandorla ha la forma stringimi forte perché paura più non abbia del tempo che fugge e dell’alba che presto farà impallidire le ore tarde del nostro vivere sublime. Ma tu già non più ascolti parole che io non posso dire e adagi sulla rena il giovane corpo ambrato in attesa della danza che entrambi da tempo abbiamo atteso. Da qualche parte sulla passeggiata un gabbiano stride Mentre si accende in me la torcia da portare In te, tempio di Ebe; e le labbra schiudi sul dolce volto e la schiena inarchi in questo tutto nostro divenire; qui ci darem la mano, Alike, che la vita adesso è solo un sogno da non sprecare. Questa notte io e te siamo imaginifico sublime.
Id: 57009 Data: 24/02/2020 23:33:13
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Diastema
A te che della fatal musa Sei l’imago Questa sera rendo omaggio, Diastema. Sorgendo dall’acqua Ad Afrodite di spuma simile Incanti i miei sensi, Nè mi guardi, Di un anonimo Dante Inconsapevole Beatrice. Tanto bellezza aumenta Quanto da lungi è mirata E desiderio di te me incendia, Sacra fiamma illibata, Ma non la mia torcia Accenderà il tuo braciere E arde passione di fatuo fuoco Ispirato. Sei arte e Incanto E infiniti versi, Che’ simile a Musa Come Musa opri E incanti. Due occhi bastano Come i tuoi e comprendo Come di Ulisse Calypso Per dieci anni ha sospeso il tempo.
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Id: 57006 Data: 24/02/2020 17:17:53
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Amore ai tempi del corona
Si svuota Milano Mentre Pan di grida infuria per via E risuona l’urlo panico Tra gli scaffali vuoti dei negozi D’assalto presi da torme di gente Spaurita. La civiltà getta la sua maschera Di educata convenienza Sull’altare della lotta per la sopravvivenza. Poco importa Che l’allarme esista o meno, l’ha detto la tv e persino facebook. Deve essere vero. I porti il cuore ha chiuso Già ai tempi del dragone, anafilattica crisi arde or la mente mentre corona il virus depone sul capo di chi tra noi seleziona. Né diventiam più umani, né men bestie. Ciascun per sé A sé pensa. Adesso gli altri siamo noi. Ma non c’è cura per chi Untore dannata ignoranza diffonde Perché se ancora vaccino non esiste alcuno Al male Ciascun di noi a sé prescriva Amore ai tempi del corona. Spaventa più la paura Che la sua causa, l’unico vaccino è la conoscenza. Tanto basta. Restiamo umani.
Id: 56981 Data: 23/02/2020 17:12:56
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Piazza dei Mercanti
Ricordi ancora le soffuse ore Dei meriggi d’ottobre Quando dalle finestre della classe aperte Secco giungeva aspro di fumo Fragrante l’afrore di legno bruciato Dai contadini solerti sulle colline All’intorno e non più la scuola vedevi Ma i campi coltivati a piane E i muretti di grigie pietre Ove bello era ascoltare una zia La sua nenia vociare Nella lingua di Lighea la sirena. Seguivi allora con lo sguardo curioso Della snella cicala gli sbalzi E dell’ape il ronzio del volo soave Che tra i fiori s’allieta. Sorgea tra il verde dell’erba Un papavero rosso. Ed era bello sentire le spighe Carezzare le gambe e arrossare la pelle Nella corsa sfrenata di bimbo sicuro Che’ sa che Per quanto lontano lui vada Ritorna. Ma adesso volgi lo sguardo Sulla pietra grigia e severa Decorata da stemmi e volti d’eroi; Non la scuola ma la vita Ha guidato i tuoi passi Tra le colonne che ornano Dei Mercanti la Piazza.
Id: 56962 Data: 22/02/2020 16:53:32
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Notturno
Lento si stacca il punico legno dalla banchina deserta, sciabordano nella notte oscura ove cielo e mare si fondono le onde nerastre contro la prua simili a carezze di mani lascive; non una stella, nè la siderea luna han cuore d’assistere alla tua dipartita e nascoste si sono dietro un manto di nubi. Notturno. Scricchiola il ponte e battono secchi Sull’acqua i remi sonori Mentre tu ritto ti ergi e Non ti volgi indietro a guardare là oltre la poppa , ove lontana si fa la terra che un tempo tua dicevi e che portasti in alto sul podio della gloria ma ora già si arrende al nemico Carthago la Bella, Carthago la madre profana che il figlio più amato ha venduto affinchè piccoli uomini di sé indegni sé stessi fan servi e il collo presto servono al giogo del romano padrone. A fatica trattieni di sdegno una lacrima dall’occhio sano che lontano scruta nel buio e guarda l’altro dentro di te e ogni cosa conosce e ti svela. Aletheia regna sovrana nello spazio del giusto. Si volge allora l’animo all’invitto cuore e si fanno saldi insieme rimembrando l’antico giuramento eterno di odio perpetuo ai figli di Roma che bollente scorre nelle vene simile a fiume di lava e risveglia alla mente purpureo l’impegno solenne. Lasci alle spalle Carthago la Bella e punti la prua su Tiro fenicia che là, salda oltre il buio, attende che torni il più glorioso padre tra i figli. Né più mai vedrai le sacre natali sponde e le vie per le quali bambino correvi giocando alla guerra, le piazze familiari, crocevia dei popoli, il richiamo alla preghiera nella casa degli avi. Soffia sul mare una brezza leggera. Si china appena il capo di ricordi pesante sul petto e già gli occhi si fan pieni d’immagini di tempi che furono quando, giovane condottiero, stupisti il mondo e scrivesti il tuo nome col fuoco sulla schiena di Atlante reggitore del globo che si era fatto pesante dopo il passaggio sulle Alpi dei poderosi elefanti. Non l’inverno pungente di titanica neve nè le imboscate di celti furenti tra i picchi ghiacciati poterono niente contro la forza del sogno ed ecco che, oltre le montagne, si apriva ai tuoi piedi lasciva l’italica piana. Nulla aveva potuto a fermarti nemmeno d’Imilce l’amore, non la gemella progenie. Suonava cupa per Roma l’ora più triste. ‘Generale, generale, che fai non dormi? Solo l’alba alzerà il velo per noi sopra Tiro fenicia, fonda è la notte per chi nella notte cerca consiglio.’ Apri l’occhio buono e non c’è più la fertile terra d’Italia ma cupo e profondo mare che risacca e mormora di piccole onde lungo lo scafo veloce. Non mai una notte intera hai dormito in tempo di guerra né in quello di pace ma simile a un lupo strappavi un po' di sonno al tempo quando appena potevi, né mai lo volevi. Tempo per dormire ce ne sarà a iosa al di là della vita, hai sempre pensato. Difficile sembra orientare la nave nella notte che avanza come nella vita nessun vento è opportuno per chi non ha direzione ma tu hai fatto di te un astro nascente per illuminare la via e del tuo sogno ali al folle volo che ti ha portato lontano. Immensa è adesso la notte sul piccolo legno. Chiudi ancora gli occhi e con le mani ratte nell’aere disponi truppe e ai lati numidi cavalli e gli elefanti a tutti davanti per paura e stupore, tremi il nemico avanzando la piena potenza di Annibale il Grande! Gli dei non amano i tiepidi. Cala il terrore sulle genti d’Italia. In te rivive la gloria di Alessandro il Macedone e il furor guerriero di Achille uccisore di eroi, ma sei anche Ettore il misericordioso principe degli uomini e Agamennone generale di eserciti vittoriosi. Si alza la tua falce sulla pianura padana e tinge il Trebbia di rosso il sangue romano mentre mieti con forza e mano istruita alme di uomini come spighe di grano. Benedetto dagli dei, avanzi veloce e muti la sorte che pareva di Roma sul mondo aver fatto regina. E già sul Trasimeno fugace essi spandevano fumi di nebbia che di Flaminio agli occhi nascosero l’esercito audace. Simili a ciechi si moveano i Romani nell’algida alba che avrebbe fatto loro da tomba quando tu della battaglia desti il segnale; al tramonto oscurarono il cielo di fumo i fuochi di centinaia di pire né la sera ebbe cuore a tardare. Ogni cosa sembrò allora possibile e la libertà delle genti a un palmo di mano. Ma un nuovo astro faceva allora il suo ingresso nel cielo di Roma e desiderava guidarne le sorti né vollero gli dei svelarlo anzi tempo. A malapena da Canne un ragazzo portò a casa salva la pelle e a lungo pianse la morte dell’inclito padre, che come lui Scipione faceva di nome. Un mare di corpi copriva la terra d’Apulia ovunque l’occhio potesse guardare perchè migliaia di figli quel giorno vennero strappati dal cuore di madre della città fondata da uno dei gemelli di Rea antica vestale. La vendetta di Annibale contro l’arroganza di Roma accese nel cuore del giovane simile a fiamma la voglia orgogliosa di una divina rivalsa. Sorge l’eroe paladino nell’ora dove la notte è più buia simile al sole a peso portato sul carro dagli alati cavalli d’Apollo. E sempre l’alba sorprende chi con sé Morfeo non ha tratto. Un’ombra di sonno passa leggera dietro le tue palpebre chiuse, rolla e beccheggia la barca ma alcuna terra il buio profila. Tempo c’è ancora di ricordi e sospiri Perché quando la vittoria sembra ormai giunta Tosto s’allontana come Nike con un colpo di ali. Ed ecco che Capua ti costa una guerra e anni di fatiche e tormenti e vite di giovani eroi rimasti a morire in terra straniera. E’ davvero brutto lasciare le ossa lontane da casa. Non le lacrime amare dell’amata sposa né la cura di un figlio ne avranno memoria, non i dolori degli anziani genitori potranno lenire. Tombe senza un nome come il mare profondo si sono chiuse ormai su quei corpi da tempo e nemmeno il nome è loro sopravvissuto a futura memoria. Ma tu ancora vivi e batte il cuore caldo che di luce risplende nella notte sul mare. Morire da solo è l’eroico destino. Guarda. Che cos’è quella striscia sottile che aleggia biancastra sull’acqua e la rende più nera? No, non si sbaglia chi come te l’ha attesa per ore nelle innumerevoli guardie e tutto il mondo intorno sembrava dormire. Ecco!, si fa incontro veloce alla nave l’alba, vicino è il mattino e l’approdo di Tiro. Più fresca è l’aria all’intorno nell’ultima ora del buio. Ma un’ultima battaglia va ricordata prima del giorno e si apre davanti a te l’infuocata piana di Zama, simile a falco dall’occhio rapace ti libri alto nel cielo furente. L’umanità intera è schierata a battaglia. E tu vedi te stesso condottiero d’esercito lanciare feroce uomo contro uomo nello scontro finale ma già gli elefanti hanno esaurito lo slancio e imbizzarriti portano il caos tra i tuoi stessi soldati. Una nuova regia è in essere allora, gli dei hanno ormai scelto un nuovo Mercurio per parlare con l’uomo ed è un ragazzo che un dì chiameranno le genti e la Storia Africano. Ma ancora non sa che nel suo destino eterno c’è il nome che quel giorno scrisse nella sabbia di Zama. Oh, com’è amaro il gusto della sconfitta dopo aver libato per anni con calici gonfi di vittorie sublimi! Quanto pesa all’uomo riscoprirsi umano quando ormai era a un passo dal cielo. Ma già si chiudono le divine soglie davanti all’hybris del generale un tempo invitto. Niente è più bello di ciò che non è stato ottenuto. Crollano le file degli uomini una dopo l’altra, nulla di ciò che andava fatto era rimasto da fare. Mantengono la posizione i punici audaci e durano fatica gli astati romani ad averne ragione ma arriva di princeps e triari la linfa nova che vigore restituisce alla pugna offensiva. Accerchiato è l’esercito di Carthago la Bella che come novella Andromaca attende ormai dalla cima delle porte Scee la fine impietosa del suo divino Ettore domatore di cavalli. Calava così in terra d’Africa il sipario su Annibale il Grande e sul suo sogno di gloria, Roma imponeva allora il suo imperium a sigillo d’eterno comando. Si scuote l’eroe e si ritrova adagiato sul ponte, appena appoggiata la schiena. Già il sole è alto nel cielo e come lui tosto si leva e getta lo sguardo oltre la nave, giusto in tempo per vedere che nuova terra viene incontro e già Tiro sembra proporre al generale la solenne promessa di rinnovata vita. Il generale è l’ultimo ad abbandonare la nave.
Id: 56953 Data: 22/02/2020 10:37:18
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Imaginifico
Imaginifico è il cielo quando d’ombretto al tramonto s’arrosa leggero. E lente pasciono come armenti divini le bianche nubi a consigliar riposo, e di cessare meditazioni sulle cose del mondo per lasciarle andare come i rami le foglie di bronzo. Richiama la campana al vespro. Imaginifico e’ il pensiero che allora mi prende e di fronte a tanto immenso un po’ mi perdo, e una sottile angoscia simile a sera nel cor mi sorprende. Non cerca parole ma porta con se il desio di uno sguardo silente, di un mirar lontano nel grande mistero che il cielo sussurra ma Sfinge non svela. Ed ecco che allora una rapida rondine sfreccia nel rosa e nel viola e sibila forte un augusto richiamo, come a dire a noi mortali di terra pesanti siete nei corpi, ma lasciate che la mente vi voli. Guarda come vola leggera verso il far della sera E lascia che l’anima segua. Imaginifico.
Id: 56912 Data: 20/02/2020 18:53:23
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io sono tempesta
Cala plumbeo il cielo sulla città
che a un tratto si fa silente. Ogni suono
s'ottunde in piazzale Loreto.
Fai piano, anche una brezza leggera
può fare rumore.
Cammina piano,
la bellezza di ogni tuo passo
fa male se non posso
averlo.
Esistevi prima che io ti volessi,
Figlia del Tempo,
eppure ti desidero da prima
che fosse fatta luce,
tu, unica testimone della creazione divina,
a sua immagine ogni cuore richiami.
Mi danzi intorno
in mille occhi di mandorla,
nei volti di porcellana
vestiti di capelli come ossidiana.
Sono tempesta mentre
mi vivi intorno,
respiri, parli e ti muovi
come se non ci fossi che te,
non io,
e l'anima mia si fa mostruosa
mentre tu ti espandi
e io svanisco.
Vajrayana.
Potessi, come aria, respirarti.
Potessi, come pioggia,
scivolare sulla curva dolce del tuo naso
fino alle labbra che simili a rosa
si schiudono.
Respirami.
Ma tu non mi vedi nemmeno,
distratta allontani con una mano
una ciocca bruna di capelli,
li sciogli e simili a cascata
scivolano sulle spalle sottili,
passa nei tuoi occhi distratto un pensiero
che non mi riguarda.
Aspetta.
Sulla veranda simile a tastiera
suona il cielo con le prime gocce.
L'aria sa di terra bagnata e di asfalto
mentre ancora ti guardo,
mentre fuori il mondo piove
e tutto ritorna nelle cuffie nere
come il tuo vestito che leggero
ti nasconde allo sguardo
e ti esalta alla mente,
è ambra e miele la tua pelle.
Potessi assaggiarla.
Ti muovi leggera nelle tue scarpe sportive,
lento e pesante il mio sguardo
dietro la barba di giorni.
Mossa imprevedibile, mossa magnifica.
Scacco al Re di una Regina inarrivabile.
A che serve essere sole
Se potessimo piovere insieme?
Disseto di parole
La mia sete di movimento
Ma non mi resta che la pioggia
per confonderci le lacrime
e il canto di te,
nascosto dal tuono
che di qualche Dio riporta
il colpo di martello supremo.
Potessi essere folgore,
risplendere in un attimo
di eterno splendore e abbagliarti,
anche solo per un istante.
Io sono tempesta.
Id: 56908 Data: 20/02/2020 16:53:00
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Strada panoramica
O strada della mia giovinezza Ove il mio corpo fanciullo corse Di tra gli ulivi ritorti, Alta via che sinuosa, simile a fiume, Tra muretti in pietra raccolta t’adimi per il colle sontuosamente D’alberi adorno ecco il tuo canto; Ricordo ancora il suono dei passi Che al canto delle cicale festose si mesce, Il sole caldo sulla pelle che sa di sale E nell’aria il profumo di carne alla brace; Qualcuno, sulle piane, festeggia l’estate Che arriva mentre viene incontro la sera. E la’, in perpetuo moto sullo sfondo immoto, Giganteggia il mare turchese di luce acceso e incontra la’, oltre il luogo ove lo sguardo puo’ vedere, Il cielo immenso che in esso si specchia fedele. Ancora corro e respiro e son vivo E si fa appresso una cappella di pietra Al limitare del bosco di ulivi, Tempo di una breve preghiera a Ebe, Dea di giovinezza, A Nettuno, del mare profondo e gagliardo E a Dioniso che porti con se, Insieme alla notte, Le labbra di una viaggiatrice straniera. Quanto è profondo il cielo, Visto da qui. Sono tutto spazio. Il cuore già pulsa nei muscoli tesi, La testa leggera intona un canto Sul far della sera.
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Id: 56862 Data: 17/02/2020 21:58:38
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Novara
Si svela piano al visitar curioso Novara, maestra di luce, come timida vestale di colonne adorna. Sono vicoli e strade nascoste i tuoi veli, arrossa le virginali gote il tramonto acceso sul castello e si riflette di trucco ostinato sul pastello dei palazzi gentili. Ma già cala la sera, S’accende d’avorio La tornita torre che Su tutti s’eleva e l’altra di riflesso S’oscura. Rincasa la gente dal corso, alcuno s’attarda all’ultimo caffe’ e gia’ la serranda sbadiglia, un’ultima risata tra amici poi si va, ognuno per la sua via. Inviato da Libero Mail per iOS
Id: 56840 Data: 16/02/2020 21:45:34
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Alzaia Naviglio Grande
In duemila anni Non un solo nuovo dio. Hanno cessato di parlarci le forre selvagge E i ruscelli gentili, Le bocche chiuse di inquinamento sottile E metalli pesanti. Né sussurrano più gli dei Con brezze leggere E torrenti di pioggia, Non tuona alcun dio Prima del lampo sonoro. Invano attendi che di sorriso feconda Nasca una Venere dalla spuma del mare Ma basta un tramonto Che l’anima tutta s’asconde E si sorprende E socchiude gli occhi a Mirar lontano Che da qualche parte ancora Non risuoni di Pan Flauto sonoro, Rincorrendo veloce occhi d’Oriente. Vi attendo qui, o Dei, A Dioniso simile, Mollemente adagiato sul ponte Sul Grande Naviglio.
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Id: 56812 Data: 16/02/2020 10:20:04
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Duomo di Milano
Tacciano i poeti Le lire strofe Le algide rime Le silvane atmosfere da boschi fasulli E i priapici versi per imenee muse di carta. Tacciano i poeti. Depongano carte e penna E tocchino con mano la pietra fredda Del Duomo, si spauriscano i pensieri Tra le guglie che acchiappano nuvole, Vaghi la fantasia tra le mille e una statua. Guarda, vittoriosa c’è una Nike su tutte dorata. Prendimi la mano, intreccia le tue dita alle mie. Carne calda, sottile l’osso, Felice ossessione di occhi a mandorla E capelli di corvo. Di te scriverò ancora, non mai. Schiocca nell’aria una lattina di Monster, Gratta la gola, Accende la mente. Dalle ragazze di strada Arriverà il Canto Novo, Dai vagabondi di stelle Nativi digitali di indiane riserve. Prendo nota e compongo. Un po’ di caffeina, una penna E vi riscrivo il mondo. Tacciono i poeti. Ascoltano e già Tra loro ridono. Ma non sanno: Loro sono morti. Io sono vivo.
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Id: 56797 Data: 15/02/2020 14:46:50
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Sabato mattina
Risuona dolce una voce vicina all’orecchio, lontana nel sogno: ‘Amore, svegliati, vado.’ Luminosa una striscia di luce nella coscienza s’avanza, lotta Morfeo per mantenere il dominio che perde. Un bacio. Aspetta, ancora uno, ti prego. E ci sono. Appare il mondo agli occhi vacui di sonno. Già giocano i bimbi da qualche parte di là, bianche voci greche, alte sonore, risate, scalpiccio di piedi che danzano sul parquet. Ascolta. La campana del mattino già richiama i fedeli alla Missa Solemnis. Ma si chiude piano la porta e sei uscita già. Il letto invece non mi lascia partire dal suo morbido abbraccio di coltri. Calypso. ‘Papà, papà ci prepari il the? Vuoi il caffè?’ Bussa il giorno urgente di bimbi, gridano piccoli Pan di vita pieni. Chiudo gli occhi appena e torna la notte e il suo ricordo e di te che scivolata furtiva nel buio a me vicina mi hai sussurrato all’orecchio: ‘i bimbi dormono’. Scintillava il tuo bianco sorriso di piccoli denti precisi, morbide labbra si schiudono e mi cercano e trovano il mio respiro, fai piano, non sentiranno. Sorrido adesso anche io al giorno sileno, arriva il vigore, irrompe. Tempo di alzarsi. Accetto la lotta. Fischia di bianco vapore la rossa teiera sulla fiammella azzurra, già disposte le tazze, ‘Del the, presto!’ Brunita si colora d’ambra l’acqua bollente che diventa caffè e fragranza mentre strappo un minuto al tempo e afferro un libro del poeta Vate, ‘Ove il tuo nume, o Dioniso, e il tuo riso, e il tuo furore..’ ‘Papà, mandarini! Papà, trenino!’ Suona il telefono. ‘Amore, c’è da stendere.’ Si, è la vita che hai scelto e generosa richiede attenzione. È il tuo pezzo di cielo, in terra. Scegli ogni ciò che hai. È ciò che sei. Melancolia e sbalzi d’umore, come tramontana, arriveranno ancora. Ma oggi c’è il sole. ‘Eccomi’, dici mentre ti levi. È tutta vita.
Id: 56795 Data: 15/02/2020 12:43:21
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Albeggiare a Milano
Sbadiglia ancora l’ultima notte, pallida arriva la luce. Albeggia. Scuoti dal sonno le pesanti coltri, risveglia il corpo col primo sbadigli. Venere. Polvere bruna nella caffettiera algida, gorgoglia vapore fragrante sulla fiamma; illumina i primi pensieri. Aprono gli occhi le finestre luminose, sbadigliano le serrande fragore di tuono ed ecco!, già il tram sferraglia sulle rotaie lucide tra le pietre. La citta‘ si sveglia. Volti tirati emergono dai palazzi e svaniscono nelle auto, giù in metro, sugli autobus; stomaci tesi, sguardi bassi, la distanza tra realtà e sogno è spessa una palpebra. Ma quanto sono distanti alla prima luce del giorno che si dirama sulle chiese di mattoni rossi, tinge di viola il cielo, di rosa pastello il marmo del Duomo. Brilla la Madonnina il suo buongiorno. Sei uscita anche tu, tra gli altri; un secondo caffè nel bar già affollato con lo sguardo distratto che vaga tra le colonne di S. Lorenzo. Brinda alla luce maestoso Costantino il Grande. Perche‘ non hai voglia di affrontare il giorno? Da quando la vita ha fuggito il tempo? Nevrotici, veloci, disconnessi. Basterebbe un minuto sul prato davanti alla chiesa di Sant’Eustorgio, un buon libro sotto il cielo ormai chiaro. Un minuto in piu’. Sorseggiando il caffè con aria sognante scosti una ciocca di capelli dal viso con un gesto leggero della mano ed ecco, chiudi gli occhi a mandorla e si apre la via dove cammini veloce mentre si appressa l’Arco di Porta Ticinese, sulla destra la Darsena dove nell’acqua fresca si specchia alto il sole. Scivola una barca leggera. Non ti stupisce si alzi in volo un gabbiano? Ruzzolano numerose le auto per via, si fa pesante l‘aria. Cammini leggera lungo il corso del Naviglio Grande, entri in una libreria ombrosa che profuma di carta dove scricchiola il pavimento di legno che ricorda un antico non visssuto. E’ tempo di un terzo caffè seduta all’aperto, un libro di Knausgard da sfogliare e un respiro profondo. Poi torni a te stessa, paghi ed esci dal bar. Sei pronta alla sfida del giorno.
Id: 56736 Data: 13/02/2020 12:47:35
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