rosso
sorge il sole
su un cielo di panno
Di un altro giorno senza
l’uomo.
Una brezza leggera
accarezza le foglie dei platani,
frizzante. Condensa ancora
il respiro.
Qualcosa si muove ai piedi
del Duomo tra la bruma,
un branco di cervi reali;
bramisce alla piazza deserta
levando in alto
I fieri palchi un maschio,
desideroso di lotta;
leggere danzano intorno
le femmine, fendono
l’aria le code veloci.
Un grido poi un altro
risuona per l’aria,
falchi rapaci saettano
tra le guglie e il cielo
E oltre, dove sguardo
si perde.
Alto è già il sole
e riscalda il Naviglio
argentino,
cala un nibbio
simile a freccia e squarcia
il pelo dell’acqua,
un tocco appena e risale
verso il cielo granito
con un pesce tra molti sinuoso
nel becco.
Osserva saggio
un airone,
immobile nella corrente e
Gracidano pappagalli
queruli tra i tetti delle case;
salutano il mattino
Giocando tra loro
Cuccioli di lupo
Nel bosco che si è ripreso
Il Sempione.
Attenta osserva la madre
E attende che tornino gli altri
Dalla caccia feroce.
E la’,
Di tra le forre e le rocce
Del parco in Porta Venezia
Risuona un urlo selvaggio,
Pan non è morto,
Pan il divino è tornato.
Simile a Dio
L’uomo se stesso credea
Eterno; ma dura lezione
È quella di vedere la fine
Dell’umano ma non
Quella del mondo.