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La vita è altrove

di Giuseppe lonatro
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Pubblicato il 05/08/2024 10:28:01

   Amare era un territorio incerto, un intervallo che poteva durare minuti, anni o una vita intera. Federico, con un sorriso paralitico, faceva sparire tutto ciò che lo circondava, ignaro che gli altri non se ne accorgessero, mentre i gatti giocavano con i gomitoli nella sua mente.

   Ogni passo era un sospiro, un’amnesia eterna, come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, privo di speranza e senza eccezioni. Non c'era nulla di straordinario nell'amare un fiore o nel rifiutarsi di dormire per continuare a mangiare, come idioti che si ostinavano a vivere di ricordi e speranze. La vita è sempre altrove.

   Le persone importanti si riconoscono; sono quelle che non si perdono facilmente, anche quando se ne vanno, come poesie per pochi che rimangono per sempre.

    L'amore non offre mai vie d'uscita, solo un labirinto che si disegna da sé, un profumo intenso privo di vera sincerità, e Federico lo sapeva bene.

Tutti possono commettere errori, ma lui ne fece uno ancora più grande: desiderare di crescere, di sentire, di respirare più a fondo la vita, ignorando il sorgere del sole a est, le opinioni altrui, l'arroganza di coloro che avevano smesso di giocare. Per lui, i legami non erano più esclusivi, ma riservati a pochi. Rifletteva sulla sua vita, una sequenza di donne perse e ritrovate, come onde che si infrangono sulla riva e poi si ritirano, lasciando solo una risacca di ricordi. Ogni incontro era stato un tentativo di sfuggire al silenzio che lo avvolgeva, un tentativo di dare un senso a quel vuoto incolmabile. Le sue giornate erano fatte di silenzi, di torte mai mangiate, di saluti forzati, di telefonate mai prese, di apparenze e case perfette, di vaffanculi mai detti, di sogni non sognati, di risvegli notturni, di frigo svuotato, di occhi di un colore che non vorrebbe, di maschere indossate per una società che si trascinava ai margini di un precipizio nichilista. Federico si era adattato a quel teatro dell'assurdo, recitando ruoli che non gli appartenevano, e gli venivano bene, sorridendo a persone che non conosceva, mentre dentro di lui si agitavano verità mai dette. La verità, pensava, era come una ferita che non guariva mai. Ogni parola non detta era un peso che cresceva, un masso che si accumulava nell'anima. Voleva urlare la sua verità, voleva liberarsi di quelle catene invisibili, di quei preconcetti, di tutte le falsità e idiozie che sentiva, ma ogni volta si tratteneva, imprigionato dalla società. La vita sta sempre altrove, come un miraggio che si allontana ogni volta che si tenta di raggiungerlo.

   Era tentato di farla finita, di chiudere quel capitolo di sofferenza e disillusione, ma poi un pensiero lo tratteneva: prendere un treno e andare lontano, lontano da tutto, verso un luogo dove nessuno lo conoscesse, dove potesse essere finalmente se stesso, senza maschere, senza finzioni.

Federico guardava il cielo e si chiedeva se fosse possibile rinascere, ricominciare, se ci fosse un posto in questo mondo dove la verità potesse essere detta senza timore. Sentiva che la vita era altrove, in un luogo che non aveva ancora trovato, in un tempo che non aveva ancora vissuto. “Ma esiste quel posto?” pensava.  Dove l'amore non era un labirinto e dove le parole potevano finalmente essere dette per quello che sono veramente.


 -        2024 -


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