L’insidia dell’estate
In sentieri oppressi di malessere
s’insinua l’insidia dell’estate.
Un po’ di vita muore.
Il cardellino, maestro solitario delle aurore,
smorza il suo trillo,
s’apparta sui rami bassi di faggi raccolti,
e l’orizzonte di carta
svela il biancore pallido
di valli intrise di torpore.
Si accartoccia in fiore
il bocciolo di geranio
prima di sbocciare
e il manto di velluto
color sangue dell’amaranto
è un filo ossuto di spago esangue.
Langue nell’argilla l’ulivo.
S’insinua l’insidia dell’estate,
lo sapevo,
con fastidi impercettibili,
sibili, strida, ronzii di vespe e cicale,
falene crespe e nere rodono i vetri,
spettri di sogni non trovano la strada di casa,
invasa è l’anima di clamori importuni,
di cicalecci immuni al silenzio.
Sui pruni al calar della sera,
canta il grillo alle stelle,
il suo sommesso pianto, melodia o incanto,
contro l’insidia dell’estate
nel suo manto di agguati e lusinghe,
che si aggira nei prati.
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