Le bianche cappelle del cielo
Si lacera il velo,
le bianche cappelle del cielo
compongono il velo,
con ampie volute a spirale
scalfite d’azzurro
accolgono il vento, lo scroscio, il lamento,
il canto irruento,
carovane di nubi in fuga.
Costretti alla terra,
sostiamo in attesa, docili ai segni,
assorti alle mansioni del giorno,
attenti al ritorno dell’eterno
in tracce minuscole,
un vuoto nella radura,
la luce che ci cattura
dalle persiane socchiuse.
Del campo a maggese non ci curiamo,
il rigoglio di erbe e di loglio
promette prosperità.
Alle asperità maligne non ci arrendiamo.
Asprigne, le mele amaranto
sul desco,
il vaporoso agapanto,
il pane bianco odoroso,
il lardo nella stagnola.
Fanno la spola pettirossi impettiti
nel canto della sera.
Da fuori la casa è uno scrigno,
di bruno legno sanguigno,
si sgrana un’orchestra di stelle
dal viola della finestra
e cola dalla fessura
la fioca mistura di luce,
oro e miele.
La notte conduce al silenzio.
Non sono più bianche
le bianche cappelle del cielo,
lo splendido velo di nero
ammanta la terra, preserva il mistero.
Le bacche di pyracantha
brillano sul sentiero lunare.
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