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Del dio delle donne insaziabili e della pazzia

di Giovanni Rossato
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Pubblicato il 03/03/2020 10:38:14

 

 

Ci ha guidati il vino,

per un tratto di strada

 

ridevamo allora,

cantavamo,

insulti e botte (a volte)

e non era un gioco;

si moriva con qualcuno accanto

ed era silenzio senza rimpianto

per giorni,

 

ci fermavamo,

 

con il bicchiere in mano (le ombre o le tazzette delle osterie)

odorava acre quando si versava

scendeva nella gola vivo e sporco

come l’umana natura

che ricorda l’essere nati per marcire

e rinascere poi

per un attimo di splendore

sotto e nel sole di luglio

nella nebbia di novembre

nel gelo di gennaio

e nel vento di marzo.

 

Maturava in noi come il bisogno di lavorare,

fottere e amare

anche quello di riposare

poi,

come ogni cosa che deve essere per stare,

come il vino riposa nella botte.

 

Poi Lysios ci ha lasciati,

è salpata la sua nave,

non può abitare nei limpidi calici

che feriscono senza guarire,

 

ora,

 

questo mondo non conosce il riposo

dell’aver vissuto;

si muove,

come una giostra inceppata

che nessuno vuol riparare.

 

Nessun uomo sulla terra.


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