Deridi la mia diversità:
impasto di rari sentimenti…
intensa sincerità.
Affili gli insulti
per straziarmi l’anima
non sapendo
che in ogni sezione del cuore
molecole d’amore uccidi…
mai più la vita te le restituirà.
Rivesti di superbia
la colonna dell’ego maschile
prendendo in giro
franchezza variopinta.
D’ogni sfumatura
il colore l’astratto ne assorbe:
femmina è la natura,
non sceglie i sessi…
li cesella di preziosità indistinta.
Colpa non s’ha
d’essere nati assai differenti.
Delicata riluttanza
crollerà dinanzi alla scoperta
di similitudini represse dai costumi
di ipocrite società spesso latenti.
Odiami pure
se renderti bello e felice
codesta libertà t’aiuta.
Il mistero che m’avvolge
saprà vendicarsi restituendoti
dura e pesante moneta
pregna di ignobile contributo
per avere schernito
gocce d’una essenza
custodite nel vaso
d’una particolarità che non fiuta.
Forse, predestinato disegno,
entrerò nella tua
dormiente disumanità…
flebile domanda:
chi detiene, ora,
tutta la forza della verità?
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