Ricordi ancora le soffuse ore
Dei meriggi d’ottobre
Quando dalle finestre della classe aperte
Secco giungeva aspro di fumo
Fragrante l’afrore di legno bruciato
Dai contadini solerti sulle colline
All’intorno e non più la scuola vedevi
Ma i campi coltivati a piane
E i muretti di grigie pietre
Ove bello era ascoltare una zia
La sua nenia vociare
Nella lingua di Lighea la sirena.
Seguivi allora con lo sguardo curioso
Della snella cicala gli sbalzi
E dell’ape il ronzio del volo soave
Che tra i fiori s’allieta.
Sorgea tra il verde dell’erba
Un papavero rosso.
Ed era bello sentire le spighe
Carezzare le gambe e arrossare la pelle
Nella corsa sfrenata di bimbo sicuro
Che’ sa che
Per quanto lontano lui vada
Ritorna.
Ma adesso volgi lo sguardo
Sulla pietra grigia e severa
Decorata da stemmi e volti d’eroi;
Non la scuola ma la vita
Ha guidato i tuoi passi
Tra le colonne che ornano
Dei Mercanti la Piazza.
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