Pubblicato il 20/02/2020 16:53:00
Cala plumbeo il cielo sulla città
che a un tratto si fa silente. Ogni suono
s'ottunde in piazzale Loreto.
Fai piano, anche una brezza leggera
può fare rumore.
Cammina piano,
la bellezza di ogni tuo passo
fa male se non posso
averlo.
Esistevi prima che io ti volessi,
Figlia del Tempo,
eppure ti desidero da prima
che fosse fatta luce,
tu, unica testimone della creazione divina,
a sua immagine ogni cuore richiami.
Mi danzi intorno
in mille occhi di mandorla,
nei volti di porcellana
vestiti di capelli come ossidiana.
Sono tempesta mentre
mi vivi intorno,
respiri, parli e ti muovi
come se non ci fossi che te,
non io,
e l'anima mia si fa mostruosa
mentre tu ti espandi
e io svanisco.
Vajrayana.
Potessi, come aria, respirarti.
Potessi, come pioggia,
scivolare sulla curva dolce del tuo naso
fino alle labbra che simili a rosa
si schiudono.
Respirami.
Ma tu non mi vedi nemmeno,
distratta allontani con una mano
una ciocca bruna di capelli,
li sciogli e simili a cascata
scivolano sulle spalle sottili,
passa nei tuoi occhi distratto un pensiero
che non mi riguarda.
Aspetta.
Sulla veranda simile a tastiera
suona il cielo con le prime gocce.
L'aria sa di terra bagnata e di asfalto
mentre ancora ti guardo,
mentre fuori il mondo piove
e tutto ritorna nelle cuffie nere
come il tuo vestito che leggero
ti nasconde allo sguardo
e ti esalta alla mente,
è ambra e miele la tua pelle.
Potessi assaggiarla.
Ti muovi leggera nelle tue scarpe sportive,
lento e pesante il mio sguardo
dietro la barba di giorni.
Mossa imprevedibile, mossa magnifica.
Scacco al Re di una Regina inarrivabile.
A che serve essere sole
Se potessimo piovere insieme?
Disseto di parole
La mia sete di movimento
Ma non mi resta che la pioggia
per confonderci le lacrime
e il canto di te,
nascosto dal tuono
che di qualche Dio riporta
il colpo di martello supremo.
Potessi essere folgore,
risplendere in un attimo
di eterno splendore e abbagliarti,
anche solo per un istante.
Io sono tempesta.
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